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venerdì, Mar 01

Centrali idroelettriche, come usarle come batterie



Da Wired.it :

La Commissione europea ha raccomandato un drastico taglio del 90% delle emissioni entro il 2040, ribadendo l’importanza centrale in questo processo delle fonti rinnovabili. Tuttavia, un mix energetico incentrato su eolico e solare è troppo instabile a causa della dipendenza dalle condizioni meteorologiche. Durante periodi di sovrapproduzione, l’eccesso di energia dovrebbe essere immagazzinato da qualche parte per evitare sprechi, poiché la rete elettrica non è in grado di assorbile il surplus. Allo stesso modo, durante periodi di produzione insufficiente bisogna disporre di una fonte esterna di energia per soddisfare la domanda e prevenire interruzioni di corrente.

Le rinnovabili, insomma, hanno bisogno di essere affiancate da sistemi di stoccaggio. Il dispositivo più popolare è la batteria, che però non riesce a conservare l’energia per più di qualche ora: può essere una buona soluzione per lo stoccaggio giornaliero, ma non per quello stagionale (dall’autunno all’inverno, poniamo). Secondo molti, la risposta migliore ai limiti dei dispositivi elettrochimici, oltre alla diversificazione della tecnologia, è il pompaggio idroelettrico. Una tecnologia di accumulo particolarmente efficace – nota da tempo in verità –, ma che sta venendo “riscoperta” grazie alla transizione ecologica.

Come funziona il pompaggio idroelettrico

Un impianto di pompaggio è un tipo di centrale idroelettrica che funziona in due direzioni (dall’alto verso il basso, e viceversa) e che possiede due bacini d’acqua (detti invasi), posizionati uno a valle e uno a monte. Di norma, una centrale idroelettrica produce elettricità pulita sfruttando la discesa dell’acqua da un bacino a monte che, durante il flusso, aziona delle turbine. In una centrale a pompaggio, invece, le turbine fungono anche da pompe. Utilizzando il surplus energetico di un parco eolico o fotovoltaico, poniamo, l’acqua viene spinta dal basso verso l’alto, riempiendo il bacino a monte, dove viene conservata come fosse una batteria. Al momento del bisogno, l’acqua viene fatta riscendere a valle, azionando le turbine e generando elettricità. L’intero ciclo, ripetibile, è a emissioni zero e lo stoccaggio può durare per settimane o mesi.

Questi impianti consentono sia di evitare lo spreco del surplus di rinnovabile, sia di bilanciare la variabilità di eolico e solare, ma offrono anche altri vantaggi: permettono di accumulare grandi quantità di energia, hanno una lunga vita operativa e non dipendono da metalli estratti e raffinati in paesi poco affidabili. Le principali criticità sono invece i costi elevati, i percorsi autorizzativi spesso complicati per via dell’impatto ambientale e i lunghi tempi di costruzione.

Il grande progetto di Tâmega

La speranza degli operatori del settore è che la transizione ecologica abbia migliorato le prospettive economiche del pompaggio idroelettrico, considerato che al crescere della produzione di energia rinnovabile aumenterà anche la necessità di sistemi di stoccaggio su larga scala. Il progetto europeo più promettente è quello di Tâmega, nel nord del Portogallo. Si tratta di tre dighe, tre centrali elettriche da 1158 megawatt e due parchi eolici da 300 megawatt che forniranno l’energia per pompare l’acqua a monte: la capacità di accumulo degli invasi sarà di 40 milioni di chilowattora, quanto basta a coprire il fabbisogno domestico giornaliero di undici milioni di persone. Sviluppato dalla società spagnola Iberdrola, Tâmega richiede un investimento di oltre 1,5 miliardi di euro, che sarà sostenuto anche dalla banca dell’Unione europea con un finanziamento di 650 milioni. L’intero complesso dovrebbe entrare in funzione nella primavera del 2024.

La situazione in Italia

Iberdrola ha in programma di realizzare nuove centrali a pompaggio in Portogallo e Spagna per 170 gigawattora di capacità. Ma anche in Italia esistono delle possibilità di sviluppo per questa tecnologia, vista la presenza di una filiera nazionale per l’idroelettrico. Uno studio di The european house Ambrosetti stima che un investimento da 10,5 miliardi di euro nei pompaggi al 2030 genererebbe un ritorno economico di 31 miliardi.



[Fonte Wired.it]