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ChatGPT e gli altri large language model si stanno mangiando internet

da | Mag 31, 2025 | Tecnologia


A pagare il prezzo più alto, infatti, non saranno i colossi di internet. Google e gli altri motori di ricerca, come detto, stanno reagendo all’avanzata di ChatGPT integrando il più rapidamente possibile la “AI search” al loro interno. Il calo delle visite alla versione web di Facebook, Instagram e gli altri social network ha invece un impatto economico ridotto, visto che il grosso degli introiti avviene tramite app. Perfino Wikipedia, che si sostiene attraverso le donazioni, potrebbe uscirne indenne, nonostante sia la piattaforma più penalizzata in termini di visite.

Molti grandi editori, che guadagnano anche tramite le visite e quindi sono alle prese con una seria minaccia, hanno trovato un modo per tamponare le perdite: stringere accordi con OpenAI e tutte le altre realtà che sfruttano i contenuti da loro prodotti per addestrare i vari large language model, affinché possano continuare a farlo senza temere cause legali per violazioni del copyright.

Sempre secondo quanto riporta il Brookings Institute, News Corp (editore del Wall Street Journal, del New York Post e di moltissimi altri) riceverà da OpenAI 250 milioni di dollari in cinque anni. Axel Springer (editore tedesco della Bild e di Politico) dovrebbe ricevere tra i 25 e i 30 milioni nell’arco di tre anni. Il Financial Times dovrebbe invece ottenere tra i 5 e i 10 milioni all’anno.

Simili accordi (ma per cifre molto variabili) sono stati presi da Vox Media, Le Monde, la spagnola Prisa Media, l’italiana Gedi. Gli introiti generati dalla concessione dei propri contenuti in licenza potrebbero ovviamente aumentare significativamente, qualora tutti gli altri produttori di large language model (Anthropic, Perplexity, Meta, Google e non solo) decidessero di seguire questa strada.

Due elementi consigliano però una certa cautela: in passato, sia Google sia Facebook hanno stretto accordi simili per placare l’ira dei gruppi editoriali, senza però nessuna garanzia di continuità (e infatti Facebook ha interrotto tutte le iniziative giornalistiche che avevano, di fatto, l’obiettivo di mantenere buoni rapporti con il mondo dell’informazione). Inoltre, il fiume di denaro riversato verso i principali gruppi editoriali si scontra con la realtà economica di OpenAI e gli altri, i cui bilanci sono caratterizzati da colossali perdite e la cui sostenibilità economica è ancora molto incerta.

La fine del web indipendente?

Ma se anche andasse tutto per il verso giusto, e i grandi gruppi editoriali trovassero una fonte economica in grado di compensare le previste perdite, che cosa ne sarà delle testate giornalistiche indipendenti (o in lingue meno appetibili per i colossi dell’intelligenza artificiale), che non hanno la forza per stringere accordi con OpenAI, ma che rischiano di vedere le visite ai loro siti decimate a causa dell’avanzata dei large language model?



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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