L’età degli utenti di ChatGPT si riflette in modo significativo sull’approccio con cui utilizzano il chatbot di intelligenza artificiale. Lo rivela l’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman, secondo cui boomer, millennial e zoomer percepiscono in modo diverso le funzionalità dello strumento AI, un aspetto che potrebbe influenzare il futuro modello di business dell’azienda.
Durante l’evento AI Ascent 2025, Altman ha condiviso alcune delle cose essenziali che ha imparato nell’ultimo anno. “C’è un grande divario nel modo in cui utilizziamo gli strumenti. Immaginate di parlare con un utente medio di 20 anni che usa ChatGPT e poi di parlare con un utente di 35 anni. La differenza è incredibile”, ha dichiarato.
Il divario generazionale nell’uso di ChatGPT
A quanto pare, la Gen Z utilizza il chatbot come un sistema operativo. Le persone nate tra la fine degli anni novanta e l’inizio del ventunesimo secolo utlizzano l’intelligenza artificiale in modi complessi, integrando file e utilizzando prompt avanzati che raccolgono da diverse fonti. Altman si è detto sorpreso dal fatto che le generazioni più giovani coinvolgano l’AI per prendere decisioni importanti. Al contrario, le persone con più di 50 anni sfruttano il chatbot principalmente a scopo di ricerca avanzata, per ottenere informazioni evitando i metodi tradizionali online.
“Con una semplificazione eccessiva, gli anziani usano ChatGPT come Google. Forse i ventenni e i trentenni lo usano come un life coach e gli universitari come un sistema operativo“, ha detto il numero uno di OpenAI.
Quanto usano l’AI le diverse generazioni
Secondo i dati raccolti da Statista dal 2024, il tasso di adozione dell’intelligenza artificiale varia a seconda della generazione. Gli zoomer sono i principali utilizzatori, con un tasso del 74%. Con il 67% seguono i millennial, che privilegiano le applicazioni lavorative e quello a scopo di intrattenimento. La tecnologia è poi usata dal 45% della generazione X, i cui membri cercono soprattutto consigli sulla produttività e modi per automatizzare le attività ripetitive. In fondo alla classifica ci sono i prevedibilmente i baby boomer con solo il 26%, che si rivolgono al chatbot per ottenere informazioni su problemi di salute e assistenza digitale.
All’IA Ascent, Altman ha paragonato l’uso dell’AI all’avvento dei primi smartphone. Anche nel caso dei telefoni di nuova generazione, sono state le generazioni più giovani a padroneggiare meglio i dispositivi, che nel giro di pochi anni sono poi diventati ampiamente diffusi.
Le affermazioni dell’ad di OpenAI sul rapporto tra ChatGPT e l’età coincidono con alcune lamentele per i bruschi cambiamenti nel suo comportamento. Ad aprile, un’ondata di utenti ha iniziato a notare che le risposte del chatbot tendevano all’adulazione, mentre il suo atteggiamento era sensibilmente “brillante”. Ad esempio, se si chiedono informazioni su una domanda complicata, ChatGPT probabilmente offrirà un rinforzo positivo, dicendo “Buona domanda!
OpenAI sta attualmente cercando di diventare un’azienda redditizia grazie a una nuova ondata di finanziamenti. Non ha nascosto che il suo modello di business sarà basato su servizi in abbonamento. Pertanto, la versione di base dello strumento è gratuita, ma i modelli linguistici più avanzati, che interagiscono con altre piattaforme, costano tra i 20 e i 200 dollari al mese.
Questo articolo è apparso originariamente su Wired en español.