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sabato, Giu 13

Che futuro hanno le edicole?



Da Wired.it :

Molte si sono riconvertite in sportelli per fare certificati o punti per ritirare i pacchi dell’ecommerce. Ma questa diversificazione non ripaga

edicola1Erano 40mila negli anni Duemila, oggi sono scese sotto quota 15mila su tutto il territorio nazionale (25mila se si contano anche i bar). Stiamo parlando delle edicole, fedelmente aperte durante il lockdown. La crisi dell’editoria le ha colpite profondamente e da anni si parla del loro stato di salute sempre più compromesso. Un dato su tutti: 18,77%, che è quanto trattengono dal prezzi di copertina su ogni copia che vendono, ma con i numeri in costante segno meno della quasi totalità di quotidiani e riviste, i margini si fanno sempre più risicati.

E così molte hanno deciso di reinventarsi in chioschi multiservizi. Che affiancano al tradizionale business legato all’editoria, una serie di servizi per il cittadino. Per esempio sono punti Sisal e Lottomatica, dove pagare bollette e multe, fare ricariche telefoniche. Hanno convenzioni con le aziende per il ritiro di pacchi (una sorta di portineria), o con le amministrazioni locali. L’importante, e questa è la regola principale, è che mantengano il 51% del proprio business legato alla vendita di giornali. Il restante è a discrezione del proprietario e infatti ci troviamo bibite, snack, gadget e articoli di cartoleria.

Ma l’edicola multiservizi funziona?  “No. È un inizio, un primo passo per far sì che le edicole diventino altro. In ogni caso i servizi non bastano a colmare il vuoto che si è creato nell’abbassamento della vendita di quotidiani e periodici”, spiega Carlo Monguzzi, vicepresidente del Sindacato autonomo dei giornalai (Snag). “Sono attrattori di clientela, questo sì. Ma per dare servizi servono investimenti: il macchinario di Sisal ha un costo di 100 euro al mese. Lottomatica altri 200 euro, e i nostri guadagni sono bassissimi”, prosegue. Sommando i proventi dei servizi con quelli di giornali e gadget, molti edicolanti sostengono di riuscire appena a racimolare uno stipendio.

Giungla di regole

Il rilancio passa attraverso un modello nuovo, dobbiamo rinnovarci. Ma lo Stato ci deve riconoscere come rete essenziale, a cui devono essere date tutte le opportunità per riqualificarsi. Agevolazioni in primis. Con il coronavirus abbiamo avuto un credito di imposta di 4mila euro, speriamo venga mantenuto”, dice Monguzzi. Poi ci sono le leggi regionali e comunali, e qui le regole sono tutte diverse. Esistono amministrazioni che fanno lo sconto sulla Cosap (canone per l’occupazione del suolo pubblico) come Milano, altre una riduzione dell’Imu (come Firenze, in cambio di servizi anagrafici).

Dovrebbe arrivare una legge nazionale che possa gettare basi univoche. Un esempio: in Liguria nelle edicole si possono vendere le bibite ma non a Genova, siccome le lattine sono considerate corpi contundenti”, spiega Monguzzi. E aggiunge: “Se lo Stato investe sull’editoria, gli editori devono investire sui punti vendita. Ci devono aumentare le percentuali, salendo dall’attuale 18,77% di margine. Non solo loro: Amazon per esempio paga 20 centesimi a pacco alle edicole che fanno servizio di deposito per i clienti. È troppo poco”.

Le amministrazioni

Da pochi giorni a Milano le edicole sono diventate sportelli di quartiere. Possono emettere certificati anagrafici (nascita, residenza, stato di famiglia, matrimonio o unione civile) grazie a una convenzione tra Comune e Snag. Sono 15 le quelle abilitate a farlo, altre 20 si uniranno a breve su 372 presenti sul territorio (erano 900 nel Duemila). Per ogni certificato emesso, il cittadino paga 2 euro all’edicolante.

Da anni questa opportunità è stata data alle edicole di diverse città italiane. Ma non tutte sono propense a farlo. Tra gli svantaggi: fare certificati non porta clientela nuova, cioè chi arriva non acquista altro, e pochi utenti percepiscono l’edicola come un riferimento per altre attività. “Assistiamo anche al fenomeno inverso: esistono edicole forti che ne stanno facendo troppi, drenano vendite al prodotto editoriale”, dice Alessandro Rosa, presidente di Snag Milano.

Editoria pura

D’altra parte esempi di edicolanti-imprenditori che con successo hanno puntato tutto parte editoriale ci sono. L’edicola Quisco di via Plinio a Milano è diventata un caso. Andrea Carvini l’ha rilevata nell’autunno 2019 e ora è tra le prime tre edicole milanesi. La formula che l’ha resa vincente è stata quella di unire al chiosco un’Ape che vende i giornali nelle zone di Milano dove non ci sono più edicole.

Alla base c’è la scelta di non vendere niente altro rispetto a giornali e quotidiani. Non abbiamo nemmeno il registratore di cassa, non crediamo che la carta sia in declino. Ho investito sulla poliedricità dei canali di un business che negli anni non ha più ripensato a se stesso”, spiega Carvini. Quisco è multiservizi, da subito con Sisal e ora anche con le certificazioni del comune. “La nostra forza sono l’edicola fissa, che fa i due terzi del fatturato, e l’edicola mobile. I certificati e i servizi sono la componente di un progetto”, ma se per assurdo dovessero cessare, “rimarremmo in piedi lo stesso”, conclude. Il format funziona e ci sono piani di espansione sul breve.

Nuove idee

Servono idee nuove per reinventarsi. E qualcosa inizia a muoversi nel settore. C’è il servizio che ha messo in campo Primaedicola: consente a clienti Amazon, Nespresso, Ibs, Panini e Tigotà di scegliere in quale edicola – 13mila in tutta Italia – ritirare il pacco ordinato online.

E poi esistono progetti di edicole smart. A Milano i monitor di Rotopubblicità – 150 in città – generano nuove modalità d’ingaggio del consumatore. Chi passa vede sullo schermo una rivista, se ne interessa e la acquista in formato digitale tramite qr code. Una percentuale va all’edicolante. “Sono strumenti dotati di wifi, bluetooth, pagamento nfc, due telecamere, un sistema audio e tanto altro”, precisa Rosa: “Si trovano vicino all’edicola e sono di supporto. Hanno trasmesso la Prima diffusa della Scala, interagiscono con il cliente e lo coinvolgono in esperienze ed eventi. Prossimamente potranno creare nuove attività di vendita su strada”.

L’esperienza ci mostra come l’edicolante che innova,  fa progetti sul lungo periodo e aggiunge prodotti, migliora”, conclude Rosa. “Tra i nostri obiettivi c’è la volontà di rimodulare il percepito delle edicole da parte del cliente. Nuovi servizi e un nuovo modello possono restituire alla città un nuovo soggetto commerciale. Per trasformarci da edicolanti a pmi”.

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[Fonte Wired.it]