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martedì, Dic 01

Chi è Ahsoka Tano, il personaggio interpretato da Rosario Dawson per The Mandalorian



Da Wired.it :

Ha debuttato nel film del 2008, subissata dalle critiche, ma nel tempo, grazie all’omonima serie animata e al suo carattere ribelle, è riuscita a guadagnarsi l’affetto del pubblico. Breve bio della padawan di Anakin Skywalker

Rosario Dawson ha letteralmente stregato il pubblico, come testimoniato dalle reazioni sui social, che sono stati sommersi da commenti entusiasti per come la 41enne attrice è riuscita ad interpretare uno dei personaggi più iconici e innovativi dell’universo creato a suo tempo da George Lucas: Ahsoka Tano.
E dire che all’inizio, quando apparve, la giovane aliena Togruta, non aveva convinto il pubblico. Anzi.

Nel 2008, in The Clone Wars, il primo film d’animazione della saga, il pubblico reagì negativamente, non piacque questa padawan, il cui design era strettamente connesso a San, la ragazza-lupo creata dal grande Miyazaki in La principessa Mononoke. George Lucas si era del resto preso un rischio non da nulla ma che andava affrontato, visto che il pubblico femminile adolescenziale era stato sostanzialmente quasi sempre ignorato dalla saga.

La principessa Leia era sicuramente un personaggio fantastico, ma già maturo, una giovane donna. Padmé Amidala non diventò mai particolarmente popolare, data la sua natura passiva e scontata.
Ahsoka invece era una studentessa, una ragazzina, la nuova responsabilità imposta dal maestro Yoda ad Anakin Skywalker, con la speranza che il talentuoso ma sovente immaturo “Prescelto” maturasse.

Tuttavia, nel film animato, apparve come superficiale, troppo carina, insomma un personaggio abbastanza piatto e con poche speranze di evolversi in qualcosa di significativo. Fu criticato il costume, definito troppo “osé”, che contribuiva a rendere la giovane, una sorta di spice-girl aliena, irritante, pedante, con la quale la serie riproponeva il vecchio cliché dell’adolescente pasticciona che doveva essere salvata da una figura paterna.

In molti espressero la speranza che il personaggio, non presente ne La vendetta dei Sith, sarebbe stato accantonato anche nella serie animata sulle Guerre dei Cloni, ma la produzione decise di insistere.
Ci volle pochissimo tempo perché tale scelta si rivelasse azzeccatissima.

Ahsoka Tano fin dall’inizio della serie, cominciò un percorso di profonda evoluzione, di base riuscì a conquistare il pubblico perché era in tutto e per tutto la versione femminile di ciò che Anakin era stato un tempo come padawan. Ahsoka era coraggiosa, intelligente, astuta, era di buon cuore ma anche avventata e cocciuta, animata da uno spirito profondamente anticonformista e indipendente.

Insomma, era tutto tranne che la brava ragazzina della classe, ed il suo rapporto con il maestro Skywalker (che la soprannominò furbetta), via via si fece sempre più complesso e profondo, tanto che si può dire che di puntata in puntata, la sua presenza risvegliò la parte più anticonformista e indipendente del carattere di Anakin.
In numerose occasioni, Ahsoka disobbedì agli ordini arrivati dal Consiglio degli Jedi o da Palpatine stesso quando lo riteneva necessario, coinvolgendo spesso proprio il suo Maestro in pericolose avventure.

Guerriera a dir poco eccezionale, in grado di tenere testa a nemici del calibro di un Grievous o una Asajj Ventress (con la quale ebbe un rapporto molto particolare), all’inizio aveva una spada normale come tutti gli altri. Tuttavia nel giro di poco tempo, a questa ne aggiungerà un’altra, dalla lama più corta e dal colore differente, impugnandole sovente al contrario. Non si tratta di qualcosa di casuale, quanto piuttosto connesso alla sua personalità, istrionica e originale, al suo essere sempre in bilico tra ribellione e conformità alle regole.

Ahsoka rimarrà poi vittima da un complotto ordito da un’altra padawan: Barriss Offee, che considerava un’amica. Accusata ingiustamente di tradimento e messa sotto processo, verrà salvata infine da Anakin, ma delusa dall’Ordine Jedi, deciderà di andarsene lo stesso.

Tale svolta, è ancora oggi indicata come uno dei momenti più scioccanti e decisivi della saga, perché proprio l’abbandono di Ahsoka, condizionò le future decisioni di Anakin, sicuramente ne favorì il suo passare al lato oscuro, in virtù una comune disillusione verso l’Ordine Jedi. Secondo molti, se fossero rimasti assieme, avrebbero riformato l’Ordine e sconfitto la congiura dei Sith.

Ad ogni modo, da quel momento, Ahsoka avrebbe intrapreso un percorso separato da quello di un jedi, eppure parallelo ad esso. Sarebbe ritornata nel finale, sopravvivendo all’Ordine 66, riuscendo a fuggire, per poi riapparire nella serie animata Rebels, ormai donna e una delle più importanti guerriere della ribellione.

Sempre in Rebels, avrebbe abbracciato la tragica verità: Darth Vader, il seminatore di morte e martello della Ribellione, altri non era che il suo ex maestro Anakin Skywalker. Il loro scontro finale, rimane uno dei momenti più iconici e leggendari dell’universo di Star Wars, avvolto da un simbolismo di enorme impatto.

A conti fatti, Ahsoka ha avuto l’incredibile successo che ha avuto, perché si collegava al concetto di ribellione all’autorità, nel senso più sano e genuino del termine.

Non è mai stata un’anarchica senza scopo o una ragazzina indocile e basta. Armata di una forte coscienza critica, negli anni oltre a crescere, misurarsi con le sue paure ed accettare i fallimenti, Ahsoka (pur così giovane e inesperta) vide sempre in modo chiaro quanto l’ordine Jedi si stesse trasformando in una fredda macchina bellica e burocratica, in cui empatia e senso dell’onore venivano sovente accantonati in nome della realpolitik.

La sua figura, oltre a dare all’universo femminile un modello ben più complesso e sfaccettato di una Leia, più eroico e dinamico di una Padmé, ci mostra infatti un costante processo di emancipazione, una forte volontà di cambiare il mondo e migliorarlo.

In molti vi hanno letto una grande connessione con la contestazione giovanile nella sue varie manifestazioni, dal ’68 a questi ultimi anni, in cui le nuove generazioni sono tornate in prima fila contro il “sistema”,  contro un mondo troppo iniquo, dove le élite sono sempre più distanti dalle persone reali.

Come loro, in fondo, alla fin fine non è riuscita a cambiare le cose, non dall’interno. Ma non per questo si è data per vinta, né ha rinunciato ad essere ciò che era: uno spirito libero. Il suo piegare le regole, la sua dignità e amor proprio, l’hanno sempre resa il simbolo di una coscienza critica, di una moralità nel senso più alto e nobile. Anche per questo, rivederla in The Mandalorian è stato bellissimo.

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[Fonte Wired.it]