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domenica, Feb 09

Chi è Diodato, il vincitore di Sanremo 2020



Da Wired :

Ha fatto rumore. E ha conquistato il Festival. Anzi, si è portato a casa tutto: il gradino più alto del podio, il premio della critica Mia Martini e quello della sala stampa dedicato a Lucio Dalla. Ritratto di un vincente

(Foto: Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images )

Antonio Diodato, anzi, semplicemente Diodato, è sempre stato quello bravo. O meglio, quello bravo che fa cose belle, “ma l’italiano medio non capisce quelli come lui”. Diodato, per intenderci, è il classico cantautore che piace alla critica, ma arranca con la casalinga di Voghera (tanto per rimanere in Liguria). Classe 1981, nato ad Aosta ma di origini pugliesi (Taranto) e romano d’adozione, ha iniziato a muovere i primi timidi passi nella fredda Stoccolma della musica lounge. Laurea al Dams in Cinema, televisione e nuovi media, il primo album E forse sono pazzo arriva nel 2013, un anno più tardi è tra le Nuove proposte di Sanremo con la canzone Babilonia. Arriva secondo dietro a Rocco Hunt, però si porta a casa il premio della giuria di qualità. Lo nota Fabio Fazio e lo vuole a Che tempo che fa. Per fare che cosa? Andare su e giù per l’Italia a reinterpretare brani della storia della musica italiana. Nel 2018 ritenta la carta di Sanremo (insieme a Roy Paci) presentando il pezzo Adesso.

(Foto: Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/Getty Images )

Quest’anno è tornato nella Città dei Fiori e si è portato a casa tutto: è salito sul gradino più alto del podio e ha ricevuto anche il premio della Critica “Mia Martini” e quello della sala stampa dedicato a Lucio Dalla. Il merito è di Fai rumore, bellissimo invito (in musica) ad accorciare le distanze. E le distanze le ha davvero accorciate, soprattutto quelle con il pubblico. Ora è quello bravo, ma anche quello che possono decifrare tutti. Certo, non ha l’immediatezza di Francesco Gabbani o dei Pinguini Tattici Nucleari, ma una cosa è certa: Diodato canta con il cuore e le emozioni non hanno filtri. Riescono a intrufolarsi anche in un tweet. E a quel punto non si può più tornare indietro.

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[Fonte Wired.it]