Blackout improvvisi, alluvioni, attacchi hacker: non li spaventa nulla. O forse sì, e proprio per questo si tengono in allerta. I prepper, persone pronte a navigare il caos con lucidità e strategia, sono sempre di più. Anche in Italia. Non è semplice paranoia apocalittica, la loro. C’è del metodo, e un allenamento pragmatico per affrontare un mondo che non fa sconti. Vediamo.
Prepper, anche in Italia c’è un’associazione
Nel cuore della rete, tra chat online, forum dedicati e messaggi WhatsApp, esiste un gruppo di italiani che si prepara al peggio senza lasciarsi sopraffare dall’ansia del disastro. Sono i prepper, cittadini comuni – impiegati, genitori, studenti, volontari – che scelgono di affrontare scenari d’emergenza con un approccio fondato su competenze tecniche, autonomia operativa e una mentalità proattiva.
Da qualche anno, l’Associazione italiana prepper (Aip), fondata nel 2019 a partire da una chat Telegram e cresciuta nel pieno della pandemia di Covid 19, ha dato una veste giuridica e strutturata a questa cultura. L’Aip non si limita a promuovere il prepping come filosofia individuale, ma organizza attività di formazione, volontariato e sensibilizzazione, con l’obiettivo di riscoprire la relazione tra ambiente, corpo, tecnologia e comunità, come raccontato a Wired dal presidente.
Un movimento nato dalla Rete e dalla pandemia
L’Aip nasce dall’evoluzione di un’esperienza precedente, il portale prepper.it, che aveva avuto un ruolo pionieristico nella diffusione del prepping in Italia, salvo poi fermare le pubblicazioni. “L’idea di creare un’associazione con uno statuto giuridico è nata per dare continuità e rigore a questo approccio, che non ha nulla a che vedere con l’estremismo”, spiega Pasquale Lavino, presidente della compagine. La pandemia ha rappresentato un momento di svolta: la necessità di risposte concrete in un contesto di incertezza globale ha spinto molte persone a riconsiderare il concetto di preparazione.
“Gli avvenimenti di quelle settimane hanno causato paura e disorientamento”, racconta Lavino. “Abbiamo aperto le nostre porte a chi cercava aiuto, spiegando come organizzarsi, dove fare la spesa in sicurezza e come distinguere le notizie vere dalle fake news, che si diffondevano più velocemente del virus stesso”. I prepper italiani si distinguono per un approccio inclusivo ma selettivo. “Facciamo controlli accurati sugli iscritti”, sottolinea Lavino. “Non accettiamo chi ha idee radicali, né politiche né religiose. Il nostro obiettivo è insegnare a gestire le emergenze con competenza, non costruire bunker per la guerra civile