Chiara Ferragni si è presentata per la prima volta questa mattina, 4 novembre, davanti al tribunale di Milano per l’udienza del cosiddetto “Pandoro-gate”, il caso che la vede imputata per truffa aggravata. L’udienza, presieduta dal giudice Ilio Mannucci Pacini della terza sezione penale, era dedicata alla costituzione delle parti civili e alla scelta del rito processuale.
Completo scuro e camicia bianca, l’imprenditrice digitale si è presentata accompagnata dai suoi legali Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana. All’uscita dall’aula, Ferragni ha pronunciato poche parole: “Grazie per l’attenzione, grazie di essere qua. È una fase sicuramente difficile della mia vita e penso mi capirete se non mi sento di fare ulteriori dichiarazioni, però grazie di essere qua e andiamo avanti”.
La scelta del rito abbreviato
La difesa di Chiara Ferragni scelto di optare per il rito abbreviato, una decisione che consente di evitare il dibattimento vero e proprio e ottenere, in caso di condanna, una riduzione di un terzo della pena. Nel rito abbreviato, infatti, il giudice decide sulla base degli atti già raccolti nelle indagini preliminari, senza nuove testimonianze o esami in aula. È una strada che consente di accelerare i tempi del processo e, nel contempo, rappresenta un segnale di fiducia nella documentazione già agli atti.
Le accuse e la difesa
Il procedimento ruota attorno alla campagna del pandoro “Pink Christmas” prodotto da Balocco nel Natale 2022 e alle uova di Pasqua Dolci Preziosi promosse nel 2021 e 2022. Secondo la procura di Milano, Ferragni assieme ad altri imputati — tra cui Fabio Maria Damato, ex collaboratore della sua società, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID — avrebbe indotto i consumatori a credere che l’acquisto di tali prodotti comportasse una donazione proporzionale a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino. In realtà, sostiene l’accusa, la donazione era già stata effettuata prima della campagna e non era in funzione delle vendite, configurando un “ingiusto profitto” stimato in circa 2,2 milioni di euro.
La difesa contesta l’impianto accusatorio sostenendo che non vi fu intento ingannevole, che la comunicazione fu trasparente e che le donazioni effettivamente ci sono state.
Le richieste di costituzione di parte civile
In aula questa mattina si è discusso della costituzione delle parti civili. Tra i soggetti che avevano chiesto di partecipare al processo figuravano alcune associazioni di consumatori e una cittadina di 76 anni che sosteneva di essersi sentita raggirata dalla campagna. La signora ha ritirato la sua istanza dopo un accordo extragiudiziale di 500 euro, mentre l’unica associazione rimasta in causa è la Casa del Consumatore, che intende rappresentare i consumatori che si sono sentiti danneggiati dalla campagna promozionale. L’associazione aveva chiesto non solo l’ammissione al processo, ma anche che Ferragni realizzasse uno o due reel sui social per porgere scuse pubbliche e promuovere una app dedicata ai consumatori che Casa del Consumatore sta sviluppando con fondi pubblici. L’offerta di Ferragni fu di 5mila euro per evitare la costituzione dell’associazione come parte civile, proposta che la Casa del Consumatore ha rifiutato come “somma irrisoria a fronte dei guadagni” contestati.
Il giudice Mannucci Pacini ha rinviato la decisione sulla loro ammissione alla prossima udienza, prevista per il 25 novembre. Dopo questa, la prossima udienza si terrà il 19 dicembre. Se il rito abbreviato verrà confermato e non ci saranno ulteriori rinvii, la sentenza potrebbe arrivare entro gennaio 2026.
