Milano – Si è chiusa con una richiesta di condanna per truffa aggravata da parte della Procura ai danni di Chiara Ferragni, l’udienza di oggi al Tribunale di Milano nel processo che la vede imputata. La richiesta è di un anno e otto mesi per Chiara Ferragni e Fabio Maria Damato, mentre un anno per Francesco Cannillo.
Il processo a Chiara Ferragni per il Pandoro-gate
In cosa consiste la richiesta di condanna per Chiara Ferragni
I pubblici ministeri Cristian Barilli ed Eugenio Fusco hanno sostenuto che tra il 2021 e il 2022 Ferragni e i suoi coimputati – Fabio Maria Damato, a lungo suo braccio destro, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID – avrebbero ottenuto un “ingiusto profitto” di circa 2,2 milioni di euro attraverso due operazioni commerciali: il pandoro “Pink Christmas” di Balocco e le uova di Pasqua legate al progetto “Sosteniamo i Bambini delle Fate”.
Secondo l’accusa, la comunicazione diffusa sui social e nelle campagne avrebbe fatto credere ai consumatori che l’acquisto dei prodotti comportasse una donazione proporzionale alle vendite, mentre la beneficenza sarebbe stata stabilita in misura fissa. Il giudice Ilio Mannucci Pacini, dopo aver sciolto le riserve, ha inoltre ammesso come parte civile La casa del consumatore, l’unica associazione rimasta nel processo dopo che le altre avevano raggiunto accordi extragiudiziali.
La sentenza è attesa per gennaio 2026
Secondo la difesa di Ferragni, affidata agli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, non vi sarebbe alcun illecito penale e sul piano amministrativo la vicenda è già stata chiusa con le donazioni complessive da 3,4 milioni effettuate dall’imprenditrice. La prossima udienza è fissata per il 19 dicembre, mentre la sentenza è attesa a gennaio 2026. “Tutto quello che abbiamo fatto era in buona fede, nessuno di noi ha lucrato”, sarebbero la dichiarazione spontanee resa in aula da Ferragni.
Il procedimento nasce dalle campagne commerciali del 2021-2022: il pandoro “Pink Christmas”, legato a una raccolta fondi per l’ospedale Regina Margherita di Torino, e le uova di Pasqua griffate associate al progetto “Sosteniamo i bambini delle fate”. L’accusa ritiene che i messaggi veicolati abbiano indotto migliaia di consumatori a pensare che parte del prezzo d’acquisto fosse destinato alla beneficenza in misura proporzionale, mentre le donazioni sarebbero state fissate a monte.
Oltre a Ferragni, sono accusati Damato e Cannillo, coinvolti nell’organizzazione e nella promozione delle operazioni. Tutti e tre hanno scelto il rito abbreviato, che consente un giudizio basato sugli atti e prevede uno sconto di pena in caso di condanna.
Le prossime tappe della vicenda
Sul fronte delle parti civili, inizialmente si erano costituiti una consumatrice – la cosiddetta “signora Adriana” – e le associazioni Adicu e La casa del consumatore. La signora Adriana e Adicu hanno successivamente raggiunto accordi extragiudiziali, mentre La casa del consumatore ha rifiutato una proposta di risarcimento giudicata troppo bassa e oggi è stata ammessa formalmente come parte civile.
Il processo riprenderà il 19 dicembre, quando la parola passerà alla difesa per le arringhe finali. Da quel momento si aprirà la fase conclusiva che porterà alla sentenza, prevista per gennaio 2026. Sarà allora che il giudice Mannucci Pacini dovrà stabilire se l’impianto accusatorio reggerà o se prevarrà la linea dei legali di Ferragni.



