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sabato, Mar 18

Chirurgia robotica, come sarà: automatizzata e non invasiva



Da Wired.it :

La raccolta dati per migliorare le prestazioni, da una parte, il tentativo di rendere le operazioni sempre meno invasive dall’altra. È in queste direzioni che si sta muovendo la ricerca nell’ambito della chirurgia robotica. Ad indicarle è Arianna Menciassi, prorettrice e professoressa di Bioingegneria industriale e Robotica biomedica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, una delle protagoniste dell’edizione 2023 di Wired Health, l’evento di Wired dedicato all’innovazione nella salute.

“Un robot è un’interfaccia digitale e come tale accumula dati: utilizzando dei sensori può definire una procedura che consenta di automatizzare alcuni movimenti”, spiega. Per esempio? “Quelli legati alla sutura, che è una procedura tediosa e lunga”. E che soprattutto arriva al termine dell’operazione, quando è normale che i colleghi umani possano accusare stanchezza.

Il secondo percorso della ricerca è invece più legato ad aspetti tecnologici. L’obiettivo è quello di “entrare all’interno del corpo umano con meno incisioni possibili, sfruttando al massimo gli orifizi naturali”. Una sorta di endoscopia potenziata dal fatto che i robot chirurghici sono equipaggiati per compiere operazioni più complesse: “Si sta cercando di rendere la piccola strumentazione che si muove all’interno dei lumi del corpo il più possibile manovrabile e ad alte performance”.

Sempre in ottica di tecnologia, si stanno sviluppando robot in grado di utilizzare bisturi di fasci di energia, per esempio delle sonde che generano ultrasuoni localizzati in modo preciso, che consentano di intervenire senza alcuna incisione”. Oncologia e neurologia le discipline mediche che beneficeranno di questi nuovi strumenti.

Ma in un contesto di invecchiamento della popolazione e conseguente aumento dei costi sanitari, possiamo permetterci queste macchine? “Ci sono molto studi a riguardo – spiega Menciassi -. C’è chi afferma che i robot chirurgi non garantiscono alcun risparmio, altri invece sono convinti di sì, ma dipende dagli aspetti organizzativi”. Si tratta, in altre parole, di creare poli dedicati alla chirurgia robotica centralizzati, che consentano di utilizzare la macchina ogni giorno e più volte al giorno e ricorrendo a personale specializzato, senza dove fare training multiplo a chirurghi che operano su varie sedi. In questo modo, il costo viene ammortizzato”.

Usata principalmente per interventi in elezione, ovvero non legati all’urgenza, la chirurgia robotica trova i maggiori ambiti di applicazione “nelle prostatectomie e nelle isterectomie, ma lavoriamo anche con chirurghi toracici e addominali”. Il vantaggio per il paziente, conclude Menciassi, “è la precisione che il robot è in grado di raggiungere. Si pensi ad esempio agli interventi alla prostata, durante i quali è necessario preservare le strutture nervose”. Detto che le decisioni, e la responsabilità, sono sempre in capo all’operatore umano, sotto questo profilo la macchina vince.



[Fonte Wired.it]