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giovedì, Apr 09

Chiudere i porti adesso significa strumentalizzare la pandemia



Da Wired.it :

Il governo italiano ha dichiarato “non sicuri” i propri porti, bloccando gli sbarchi. L’ennesima dimostrazione che esistono esseri umani di serie A e di serie B anche quando si tratta di soccorsi

(foto: Gabriele Maricchiolo/NurPhoto)

In un momento storico in cui più che mai sta emergendo la fragilità della condizione umana e l’importanza dell’assistenza a chi si trova in difficoltà, il governo italiano compie una scelta che fa capire come, neanche questa volta, la lezione sia stata imparata. Con un decreto firmato dai ministri degli Esteri, Interni, Infrastrutture e Sanità si stabilisce che l’Italia non è più un porto sicuro, e che dunque non si può garantire soccorso ai migranti salvati nel mar Mediterraneo.

Che la pandemia Covid-19 si sia abbattuta come un tornado sul paese è innegabile. I contagi superano ufficialmente le 100mila unità, ma secondo alcune proiezioni sarebbero nell’ordine dei milioni. I decessi, finora, sono stati ufficialmente oltre 17mila – ma anche qui sono probabilmente sottostimati. E gli ospedali faticano a stare dietro a questi numeri. Insomma, che l’Italia non se la stia passando bene è evidente: non è un caso che quella attuale sia stata definita la peggiore catastrofe dalla seconda guerra mondiale. Ma questo non può – e non deve – avere nulla a che fare con quanto succede al largo delle sue coste.

Il Covid-19 non sta facendo distinzioni di nazionalità: la situazione è problematica anche negli altri paesi mediterranei europei, Francia e Spagna su tutti. Dall’altra parte del mare, in Libia, si sta combattendo una guerra, i centri di detenzione continuano a esistere in violazione di più o meno tutte le norme dei diritti umani com’era prima. E sebbene i casi di coronavirus nel paese siano al momento una manciata, una più che possibile esplosione del contagio sarebbe una catastrofe umanitaria. Una democrazia come quella italiana non può voltare gli occhi di fronte a chi fugge da quel campo minato, neanche durante il dramma che sta vivendo. E questo perché il soccorso non può fare distinzioni, in ogni caso si è davanti a vite umane e c’è il diritto internazionale a ricordarcelo. 

Una nave che ha salvato delle persone da un naufragio in mare è, in concreto e sotto il profilo del diritto, simile a un’ambulanza”, ha sottolineato Riccardo Magi, deputato di Più Europa. Niente di più vero: sui barconi che solcano il Mediterraneo ci sono spesso donne incinte, bambini, anziani, persone allo stremo. Fuggono da guerra e disperazione e, in quanto esseri umani, meritano assistenza. Chiudergli in faccia i porti evocando la pandemia è una strumentalizzazione cinica e disumana del dramma in corso. Anche perché si sta parlando di arrivi che influiscono come zero virgola decimale sul totale della popolazione italiana.

Il governo giallo-rosso ancora una volta dimostra di non essere poi tanto diverso dal precedente sul tema migrazione. Dopo mesi di proclami, i decreti sicurezza salviniani sono ancora lì. Nei mesi scorsi, le ong con a bordo i naufraghi hanno dovuto ogni volta vagare per giorni prima di avere l’ok ad attraccare, com’era un anno fa. E in ambienti ministeriali si continua a usare la parola pull factor, a proposito delle navi umanitarie che aumenterebbero le partenze dei barconi – una teoria pluri-smentita dalla letteratura scientifica. Il decreto del 7 aprile con cui si chiudono i porti ai migranti in difficoltà è allora solo la ciliegina della torta, la dimostrazione della perfetta contiguità ideologica sul tema dei due governi che si sono succeduti. E il fatto che avvenga mentre da giorni 150 persone vagano in mare sulla nave Alan Kurdi, e mentre un barcone con altre 80 risulti disperso, dimostra ancor meglio la profonda mancanza di solidarietà di questa scelta politica. Ci sono esseri umani di serie A e di serie B a quanto pare, persone meritevoli di soccorso e altre che si può lasciare allo stremo, solo perché più invisibili.

Senza fornire alternative per salvare la vita di chi scappa dalla Libia, l’Italia ha privato i suoi porti della connotazione di luoghi sicuri, propria di tutti i porti europei, equiparandosi a paesi in guerra o dove il rispetto dei diritti umani non è garantito e operando una selezione arbitraria di navi a cui l’accesso è negato”, hanno sottolineato in un comunicato congiunto le ong. Con la sua decisione, l’Italia ha di fatto calpestato il diritto internazionale e si è proclamata paese autoritario, dove le libertà non sono garantite, al pari della Libia. Si è arrivati a questo punto, a voler rinnegare la propria natura democratica e smentire la costituzione, pur di chiudere i porti.

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[Fonte Wired.it]