Seleziona una pagina
martedì, Ago 31

Cina: una stazione orbitale per produrre energia solare nello spazio



Da Wired.it :

Il governo finanzierà il progetto sperimentale per costruire una centrale solare in orbita e ridurre le emissioni inquinanti degli impianti terrestri a carbone

cambiamento climatico
(immagine: Getty Images)

Nel film The Wandering Earth per scampare al Sole, diventato una gigante rossa, la Terra viene dotata di potenti motori nucleari che bloccano la rotazione e la spingono fuori dal sistema solare. A differenza che nel più dispendioso film di fantascienza made in China della storia (da un soggetto del celebre scrittore Liu Cixin), nella realtà Pechino vuole provare a sfruttare il Sole per favorire il raggiungimento di un obiettivo storico annunciato dal presidente Xi Jinping: emissioni zero (neutralità carbonica) entro il 2060. In particolare, prova a farlo con la costruzione di una centrale solare spaziale che nei piani del governo dovrebbe essere completata entro il 2030.

Il progetto, al quale lavora un team di ricercatori e ingegneri dell’Accademia dello Spazio cinese, prevede l’utilizzo di una stazione orbitale come centrale per la produzione di energia solare. Tramite une tecnologia potenzialmente rivoluzionaria, la stazione, stando ai progetti, dovrebbe essere in grado di raccogliere l’energia solare e inviarla sulla Terra sotto forma di raggi a microonde. E potrebbe farlo 365 giorni all’anno, al di là delle condizioni atmosferiche. Tanto che la città scelta per le sperimentazioni è la metropoli sudoccidentale di Chongqing, famosa per la più che frequente nebbia. La centrale orbitale avrebbe una potenza di 1 megawatt ma entro il 2049, centenario della Repubblica popolare cinese, si mira a elevarla fino a 1 gigawatt.

Il test

Le infrastrutture necessarie per le sperimentazioni saranno completate entro la fine dell’anno e saranno localizzate nel distretto di Bishan in un’area di circa ventimila metri quadrati all’interno della quale non sarà consentito l’ingresso se non agli scienziati impegnati nei test. Errori di accensione e radiazioni sono rischi potenziali, tanto che un team di ricerca della Beijing Jiaotong University che ha suggerito di imporre un divieto di residenza in un raggio di cinque chilometri quando la stazione ricevente terrestre entrerà in funzione per ricevere l’energia solare in arrivo dalla centrale orbitale.

I ricercatori cinesi dovranno dimostrare che il trasferimento di energia solare può davvero funzionare su lunga distanza. Nei primi test sono riusciti a ricevere in un punto preciso l’energia emessa da una mongolfiera posizionata a 300 metri di altezza. Il prossimo step previsto è quello di raccogliere e ricevere energia solare a oltre venti chilometri di altezza tramite un dirigibile.

Quello di riuscire un giorno a costruire una centrale solare in orbita è un vecchio sogno degli scienziati, visto che un normale impianto terrestre opera solo per un periodo limitato del giorno durante le ore di luce e a seconda delle condizioni atmosferiche. Senza contare che l’atmosfera riflette o assorbe circa la metà dell’energia proveniente dal sole. Problemi che possono essere aggirati dalla costruzione di una centrale in orbita, che potrebbe restare esposta alla luce solare 24 ore su 24 per tutto l’anno. Secondo le stime, con il sistema testato dagli ingegneri cinesi la percentuale di energia persa nell’atmosfera crollerebbe drasticamente a circa il 2%.

Gli obiettivi ambientali di Pechino

Del progetto si era parlato già nel 2018, ma è rimasto tutto bloccato per circa tre anni per dubbi sui costi ma soprattutto sulla sua fattibilità e sulla sicurezza della tecnologia utilizzata. I fondi e il supporto necessari per svolgere i test si sono sbloccati solo lo scorso giugno, in seguito ai reiterati annunci del governo cinese sulla necessità di arrivare alla neutralità carbonica nel giro di 40 anni. Ed è subito stata fissato un cronoprogramma molto intenso.

Non è l’unico caso, la Cina sta lanciando diversi progetti ambientali. Per esempio, prevede di piantare 33 milioni di ettari di foreste nei prossimi cinque anni. L’obiettivo è quello di aumentare il tasso di copertura boschiva al 24,1% e quello di vegetazione erbosa al 57% entro il 2025, come previsto dal 14esimo piano quinquennale. Si tratterebbe sostanzialmente di un raddoppio della copertura boschiva cinese nel giro di 40 anni, visto che negli anni Ottanta la percentuale era al 12%.

Purtroppo le emissioni inquinanti del Dragone continuano ad aumentare. Il consumo di carbone era effettivamente diminuito tra il 2014 e il 2016 ma poi è tornato a salire. Il governo ha dato il via libera alla costruzione di nuovi 36,9 gigawatt di capacità elettrica alimentata a carbone. E sono in via di approvazione ulteriori piani di centrali a carbone. Progetti sperimentali come quello della centrale solare spaziale sono ciò di cui ha bisogno Pechino per provare ad abbattere le emissioni. Ma c’è anche chi sospetta che un progetto come quello che si sperimenterà a Chongqing possa contribuire anche allo sviluppo di nuove armi come missili ipersonici. D’altronde, anche l’esercito degli Stati Uniti sta mostrando una crescente interesse per la tecnologia solare.





[Fonte Wired.it]