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mercoledì, Mag 19

Cisco, piano per tornare nell’Olimpo della tecnologia



Da Wired.it :

Dal 5G al cloud, da Webex all’edge computing: ecco la strategia del colosso statunitense per tornare protagonista della scena tech mondiale

Cisco
Fonte: Amazon Aws

Considerato a lungo un dinosauro del tech, con un titolo in Borsa ad andamento “lento” che ha rispecchiato per molto tempo il giudizio prudente se non negativo del mercato, il colosso delle telecomunicazioni di rete Cisco, nata in California nel 1984, sta ripartendo. C’è voluto un decennio di consolidamento e transizioni interne, facendo crescere alcune divisioni in maniera organica e altri settori attraverso una strategia di acquisizioni mirate, ma secondo gli analisti e il mercato adesso i risultati arrivano.

Da ultimo, però, il vero catalizzatore è stata la pandemia. Gli investimenti in rete per potenziare le infrastrutture nazionali e la ripartenza degli investimenti per lo sviluppo della rete 5G hanno però acceso la miccia. Perché, come dice il nuovo amministratore delegato di Cisco Gianmatteo Manghi, in tre anni ci sarà un progresso che di norma si vede in dieci. Senza contare poi l’accelerazione già causata dal lockdown, che ha spostato il lavoro a casa e sottolineato il ritardo e il bisogno di infrastrutture di rete nazionali molto più performanti di quelle attuali. Chi, come Cisco, vende le apparecchiature di rete, si trova nella posizione perfetta.

In Borsa il titolo di Cisco, che un anno fa viaggiava attorno ai 44 dollari (nel 2017 era a 30 dollari), ha superato quota 50. La crescita è dell’8,5% anno su anno, più veloce dell’indice S&P 500 e la perdita del 3,53% dell’indice Computer and technology. Secondo Zacks Equity Research “nella prossima trimestrale di fine maggio Cisco secondo le nostre stime ponderate segnerà una crescita anno su anno del 3,8%, con 12,58 miliardi di dollari di fatturato in crescita del 4.96% rispetto al trimestre precedente“.

Il “caso Cisco”

Secondo Seeking Alpha Cisco è un caso molto particolare. “Chi ha più di 35 anni forse ricorda che è stata una delle aziende al centro della bolla delle Dotcom negli anni Novanta – scrive Daniel Schönberger – e poi il crollo all’inizio degli anni Duemila”. Nel 2001 Cisco era l’azienda con la più grande capitalizzazione di mercato al mondo, l’equivalente di Apple e Microsoft oggi. Poi l’azienda si è scontrata con investimenti e strategie sbagliate, tra cui quella di voler contrastare la net neutrality (che prevede che la rete sia “stupida” mentre siano intelligenti i servizi erogati dalle piattaforme) inserendo “intelligenza” nelle apparecchiature di rete, e la concorrenza dei produttori cinesi, molto più economici. Tra il 2001 e il 2002 la crescita del fatturato di Cisco si è bruscamente interrotta e poi ha iniziato a calare.

L’azienda che attrae giovani talenti

Oggi tuttavia l’azienda si presenta in modo completamente diverso, dopo un ricambio generazionale nella sua leadership e una diversa focalizzazione sul mercato. Per capire la strategia di oggi l’ad italiano Manghi, che ha 21 anni di carriera all’interno dell’azienda americana, spiega: negli ultimi 12 mesi Cisco Italia ha assunto 50 persone e fatto acquisizioni tra cui Fluidmesh. L’azienda, dice, ha avuto un posto in prima fila per la modernizzazione del Paese e lo avrà ancora di più nei prossimi mesi visto il ruolo centrale delle tecnologie digitali e di rete nel Pnrr.

Cisco ritiene di aver creato, dentro e fuori dall’ anche l’ambiente più attraente per i giovani talenti. Nel Belpaese è stata votata per sei anni di fila la migliore organizzazione in cui lavorare. Manghi ricorda gli incontri gratuiti con lo psicologo per il supporto al lockdown e i cinque giorni annui pagati che i dipendenti possono spendere in attività di volontariato. Cisco sta investendo moltissimo sul capitale umano, ma senza fare grande clamore. Dalla collaborazione nella campagna vaccinale (con l’infrastruttura informatica messa a punto per Palazzo delle Scintille a Milano, l’hub dei vaccini di Citylife) alla creazione della Network Academy, per rispondere alle esigenze formative che costituiscono uno dei fattori di ritardo strutturale in Italia.

La trasformazione green & blue

Al centro c’è però una visione molto chiara sulla sostenibilità come chiave per la trasformazione digitale. La cosiddetta trasformazione “green & blue” che per Manghi è l’unico modo per avere uno sviluppo efficace nel periodo medio-lungo. Entro tutto il 2025 tutta la produzione di Cisco sarà basata sul concetto di economia circolare e simmetricamente l’azienda collaborerà sempre più alla trasformazione digitale dei suoi clienti.

L’azienda sta spingendo molto sulle strategie incentrate sull’edge computing. Con l’edge computing i dati possono essere processati e usati nel luogo più adatto e con la maggiore velocità. L’argomento è collegato alla cybersecurity. Settore sul quale Cisco investe da tempo e ha costruito tecnologie per i suoi router basate su un approccio zero trust, fondamentale per il mercato consumer ma anche per quello aziendale e della internet of things dell’industria oltre che dei privati. Il mantra di Cisco è diventato “secure by design“, considerando la sicurezza non un qualcosa da aggiungere ai prodotti ma un requisito centrale nel momento della progettazione.

La strategia nel networking

L’azienda sta spostando sempre più il suo fatturato dall’hardware al settore software e servizi (il 51% del giro di affari nel 2020, dice Manghi) allontanandosi dal suo core business dell’hardware per le reti. La priorità è più complicata che non dire semplicemente “cloud first”, perché poi, osserva l’ad italiano, i clienti vogliono una soluzione di cloud pubblico e infrastrutture private, con attenzione a privacy e sicurezza.

Quello che Cisco sta articolando è un’offerta per le aziende in cui si possano connettere tutti gli elementi a partire dal cloud ibrido alla capacità di governare la rete sia dal punto di vista strutturale che di sicurezza, e quella di sviluppare software ad alto tasso di automazione. È una risposta strategica alle tendenze di mercato che hanno penalizzato Cisco finora, a partire dalla rete software defined, cioè le reti in cui apparati hardware a basso costo tra loro diversi vengono vengono gestiti in maniera centralizzata da un’unica console software. Sistemi Sd-Wan ad alta automazione di questo tipo costano meno e rendono in maniera paragonabile a una soluzione tradizionale di Cisco, ed è questo che ha spinto l’azienda a innovare in quest’area.

Poi ci sono gli investimenti nel settore della pubblica amministrazione e delle utility, nell’ottimizzazione delle soluzioni di smart working, tra cui il suo cavallo di battaglia, cioè Webex, per la gestione di ambienti di lavoro ibridi e piattaforme di collaborazione. Webex è la chiave al centro di un futuro che l’azienda immagina costruito attorno a una rete più performante e agile, ad applicazioni distribuite basate su microservizi, dalla sicurezza end-to-end by design (architettura Sase e SecureX) con autenticazione senza password (servizio Duo) e dalla capacità di erogazione dei servizi grazie al calcolo spostato nell’edge computing.

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[Fonte Wired.it]