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martedì, Nov 05

Club To Club: quando estetica e avanguardia trovano un punto di incontro


Il Club To Club si appresta a compiere i suoi 20 anni, e intanto per l’ultima edizione (la 19esima) continua il suo processo di avanguardia futuristica.

(Foto: Stefano Mattea)

Diciannove anni di crescita hanno portato a quello che è oggi il Club To Club: uno dei festival più importanti e all’avangurdia in Italia (e non solo). La visione europea troverà sicuramente sempre più spazio per espandersi e arrivare in profondità. Dopo un’edizione 2018 con Aphex Twin a chiudere la serata, non era facile mantenere il livello. Non esiste un equivalente del produttore inglese. Non esiste un altro Thom Yorke di qualche anno fa. Nicolas Jaar ama Torino ma pure lui ha già timbrato il cartellino più volte, dando anche lo spunto per il motto “La luce al buio“, una citazione presa dal set del producer cilena che nel 2017 aveva suonato un edit de “L’ombra della luce” unito a un’intervista al maestro. Insomma, riuscire a ripetersi è sempre difficile ma evolversi su più fronti è fondamentale, se non vitale.

Quest’anno la protagonista è stata la proprio la luce. Elemento fondamentale che si affianca alla musica per creare un qualcosa di unico con essa, trasmettendo all’occhio il suono, le sensazioni e il ritmo.

I due palchi al Lingotto hanno preso nuova vita, merito soprattutto del lavoro di produzione lasciato nelle mani di Vittorio Della Casa di Delamaison Production, già al lavoro con artisti di livello mondiale, ad esempio i Daft Punk, per citare qualcuno. I pannelli sottilissimi a led luminosi lasciavano trasparire le strutture reticolate sul palco, rendendo l’esperienza visiva sublime, soprattutto con artisti che avevamo una certa cura, oltre che del suono, dei visual, oramai diventati parte integrante degli show di qualsiasi producer, band o dj. Perfino il non proprio stupendo corridoio fieristico – che collega i due palchi – brillava di luce propria, rivitalizzato grazie ai laser che fungevano la bussola per i più distratti e univano visivamente le due sale.

(Foto: Ilaria Ieie)

Certo, non solo estetica, ma soprattutto sostanza con artisti che sono riusciti a mantenere alta l’attenzione su di loro come James Blake, capace di alternare momenti più intensi e intimi a suoni più movimentati, figli anche delle collaborazioni dell’ultimo album: Assume Form (2019). Flume, in cerca di un riposizionamento e di un suono più alternativo, è stato ben accolto. Skee Mask, all’anagrafe Brian Müller – già presente lo scorso anno – è cresciuto ancora, arrivando così a tenere come pochi altri il comando del main stage, perché far crescere un artista è importante anche per un festival che scommette sulle proprie scelte. Grandissima attesa da parte del pubblico per i Chromatics: synth pop rétro e compitino eseguito bene, ma nulla più. Da Floating Points forse ci si attendeva molto invece dell’ordinaria amministrazione, ma le tante soddisfazioni arrivano soprattutto dal palco secondario (solo di nome e dimensione) dove si sono alternate band e artisti incredibili forti di una resa live di impatto.

(Foto: Stefano Mattea)

Il set di Sophie, poche ore prima dell’alba domenicale è stato devastante: potentissima, rigida e marziale. I Battles – ridotti a duo – non hanno perso smalto e anzi, sono riusciti a trovare una forma sempre più risoluta del loro concerto. I Comet Is Coming hanno dato una lezione di jazz futurista e cosmico, mentre i Black Midi sono riusciti a metter d’accordo tutti con le chitarre, una batteria spezzettata e la voglia di destrutturare musicalmente ogni tipo di suono, creandone uno loro. Belle sorprese poi dagli italiani 72 hour post fight capaci di sintetizzare un live equilibrato di elettronica, jazz e improvvisazione, donando un senso compiuto a tutta l’esibizione. Il Club To Club è anche quello che non ti aspetti come una giovanissima Kelsey Lu capace di riporta alla mente la miglior Janet Jackson. Infine l’ecuadoriano Helado Negro, cantautore pop che pare una sorta di Fabio Concato che incontra il tropicalismo vestito da Cocciante sulla copertina di Cervo a Primavera. I generi non hanno più confini, l’avant pop è in continua evoluzione, la luce al buio brilla di più, ma se è più bella ci guadagna lo spettacolo. Per il ventennale ci si aspetta tantissimo, il Club To Club 2020 è dietro l’angolo e la bellezza continua.

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