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martedì, Set 08

Cobra Kai: la serie sequel di Karate Kid è il manuale di vita di cui avevamo bisogno



Da Wired.it :

La serie rivelazione di Youtube sbarca su Netflix ed è subito la più vista della piattaforma grazie all’effetto nostalgia e a espediente narrativo vincente: questa volta il protagonista è il bullo Johnny Lawrence.

Riprendere un cult degli anni ’80 e trasformarlo in un altro cult più di trent’anni dopo è un’impresa quasi impossibile. Cobra Kai è il sequel di Karate Kid, pietra miliare del cinema hollywoodiano per ragazzi del decennio più saccheggiato dal piccolo e dal grande schermo contemporanei. Due stagioni, prodotti e diffuse da YouTube, che Netflix ha acquisito e distribuito anche in Italia riuscendo a fare di una serie che circola già da un paio d’anni, la più vista della piattaforma di questa fine d’estate grazie a una storia e una confezione straordinariamente semplici e un approccio vincente: raccontare la storia dal punto di vista dell’ex bullo Johnny Lawrence.

Cobra Kai riprende i personaggi originali: Daniel LaRusso, il teenager magretto e sfigato che reagiva ai pompati bulli ariani capitanati da Johnny Lawrence a colpi di karate è diventato un popolare venditore di automobili abile nello sfruttare la sua fama di ex campione di arti marziali in un espediente pubblicitario di costante successo. Il suo è il sogno americano che si è avverato, la sua esistenza è quella di un vincente anche nella vita privata, con una moglie bella e assertiva e due marmocchi cresciuti nel lusso. Johnny Lawrence è tutto il contrario: non è riuscito a combinare niente nella vita, è il classico “jock” del liceo che oggi campa di espedienti, ha un figlio adolescente ribelle che non vede mai e non ha abbandonato quell’atteggiamento intollerante e ottuso nei confronti delle minoranze etniche.


Ma questa è solo l’apparenza: Cobra Kai sceglie lui come protagonista della storia, rendendolo il perdente con la voglia di riscatto disposto a rinunciare a ideali sbagliati per diventare un uomo migliore. Johnny Lawrence riapre il dojo – la palestra di karate – di cui aveva fatto parte da ragazzo sotto l’egida del crudele Kreese. Arruola i nerd, gli sfigati e le vittime di bullismo che Kreese disprezzava e insegna loro ad essere dei duri. Il suo motto è quello trasmessogli dall’ex mentore – attaccare per primo e non risparmiare il nemico – ma solo a parole: nella pratica crede nel rispettare le regole e non infierire sull’avversario. Nel frattempo, l’ingenuo Daniel di tanti anni prima si è trasformato in un uomo invidioso e vendicativo convinto di essere ancora il buono della situazione.

Cobra Kai è fatto di un piccolo colpo di genio narrativo dietro l’altro: è come Shakespeare e Star Trek, nelle sue storie racchiude tutti gli insegnamenti di vita che ci servono per superare qualsiasi prova. Ribaltare il punto di vista, mostrando quello del bullo offre l’opportunità di mettere in scena momenti illuminanti come quello in  cui Johnny ripercorre la trama di Karate Kid descrivendo il suo rapporto con Daniel secondo la propria esperienza personale. LaRusso ne esce come un ragazzetto pedante e terribile, e la serie come una schietta e lucida descrizione della natura umana: il bianco e il nero non esistono, la ragione e il torto neanche, ognuno è convinto di fare la cosa giusta.  Cobra Kai funziona alla grande con una ricetta semplice, una regia da telefilm anni ’80, una storia elementare e tutta l’efficacia dell’effetto nostalgia. Ovviamente, quelli che hanno vissuto negli anni del successo di Karate Kid se la godranno di più grazie alla miriade di citazioni – da film, canzoni serie e così via, inclusa l’ossessione di Johhny per il militarista Aquila d’acciaio – ma Cobra Kai è una delizia anche per gli altri, quelli che non sanno cosa vuol dire “metti la cera, togli la cera” (e tutti gli altri insegnamenti del saggio Miyagi san, che Johnny Lawrence sminuisce e prende in giro ilarmente in un paio di occasioni). Basta un episodio per prendere le parti di Johnny, ne bastano pochi altri per appassionarsi al destino del suo protetto Miguel, il nuovo karate kid della situazione, e ai ragazzi che lo seguono nella palestra di Cobra Kai. La prima stagione riprende attraverso Diaz il percorso di Daniel – anche lui il concorrente meno quotato ai tornei di arti marziali -, la seconda stagione si concentra su come l’improvvisa popolarità si possa trasformare in una tentazione del Lato oscuro.

Il team di sceneggiatori fa tornare in campo Kreese, il diavolo tentatore di Johnny che sfrutta la propria figura paterna per insinuarsi nella vita del ragazzo che aveva quasi ucciso e il pretesto per volgere l’attenzione anche al pubblico più giovane, quello della stessa età degli studenti di Johnny. Un altro dei motivi per cui questa serie funziona così bene è l’alchimia degli attori: Ralph Macchio (Daniel), William Zabka (Johnny) e gli altri veterani dei film hanno continuato a frequentarsi in tutti in tutti questi anni, incontrandosi alle convention e ai fan meeting e meditando, per anni, un glorioso ritorno. Zabka, con quella sua aria sciupata da ex superbello, è il ritorno più stupefacente, eccezionale nel dare statura tragica al suo personaggio. Tutti vogliamo che alla fine ce la faccia e continui a insegnarci la sua via del guerriero ricorrendo a scappellotti e insulti piuttosto che a meditazione e perle di saggezza orientali, ecco perché la terza stagione di Cobra Kai è la più attesa del 2021.

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[Fonte Wired.it]