Due anni di vita con un aumento del capitale sociale di 10 milioni lo scorso febbraio autorizzano la startup Arsenale Bioyards a progettare una programmazione ambiziosa. L’obiettivo è trovare sinergie con le realtà universitarie e industriali che consentano di ampliare un progetto dai contorni futuristici con la scelta di nuovi sedi nel nord-est e anche all’estero. Si valuta anche Venezia che eserciterebbe un grande appeal a livello internazionale, ma centrale resta quella di Pordenone che, nella visione di Massimo Portincaso, il fondatore della start up, può essere l’embrione di un distretto, il primo del biomanufacturing in Italia.
Stiamo parlando della possibilità di utilizzare microrganismi come lieviti, batteri, alghe e funghi per produrre molecole che si pongano come alternative bio alle prestazioni dei prodotti petrolchimici e di origine animale. Con la fermentazione di precisione si può arrivare a produrre insulina realizzando molecole bioidentiche: la differenza è che con questo nuovo processo il prodotto finale costerebbe fino al 90% in meno di quello chimico o di origine animale.
Secondo Arsenale Bioyards queste soluzioni in scala industriale porteranno a costruire un mercato che ad oggi ancora non esiste. “Alla base del biomanufacturing – spiega Portincaso – ci sono due intuizioni: la prima è l’idea di trasformare la natura in piattaforma industriale. La vogliamo realizzare con la fermentazione di precisione, Arsenale lavora sul codice genetico degli organismi per fare esprimere molecole particolari. La seconda è di invertire il sistema che esiste nell’industria farmaceutica dove la biologia è separata dall’industria, noi puntiamo a collocare il laboratorio nell’industria”.
Biotecnologie avanzate per la produzione industriale
A confortare i piani c’è il rapporto Harnessing the economic and environmental benefits of advanced biotechnology formulato dalla coalizione Advanced Biotech for Sustainability, di cui fa parte la stessa Arsenale assieme ad altri 11 soci fondatori, che assicura come il potenziale delle biotecnologie avanzate sia in grado di ridurre le emissioni globali del 5% e di generare un valore economico annuale di 1000 miliardi di dollari, circa l’economia della Svizzera. Il report precisa che fino al 60% di tutti gli input fisici dell’economia globale, che comprendono sia materiali biologici sia input non biologici, potrebbero essere prodotti o sostituiti con metodi biologici. Sono interessati molti settori industriali, come l’alimentazione, la cura della persona, la farmaceutica, la chimica e persino l’edilizia. Altre ricadute positive in termini ambientali riguardano il ripristino di un territorio equivalente alle dimensioni dell’India (2-4 milioni di chilometri quadrati) e la riduzione del consumo di acqua equivalente a 3-6 volte quella che scorre annualmente nel fiume Nilo (250-500 miliardi di metri cubi).