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martedì, Mar 31

Come e quando l’Italia potrebbe uscire dalla quarantena, per quanto ne sappiamo oggi



Da Wired.it :

I dati dei contagi portano a immaginare la fine del lockdown: esperti e statistici al momento parlano di fine maggio-inizio giugno, e il governo si prepara a una ripresa graduale delle attività

(foto: Igor Petyx/KONTROLAB/LightRocket via Getty Images)

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Protezione civile, il numero delle persone che in Italia ha contratto il coronavirus, comprese vittime e guariti, ha superato i 100mila casi, raggiungendo quota 101.739. C’è però una netta flessione nel numero dei contagi. Se questo possa essere l’inizio di un percorso che porterà l’Italia fuori dalla crisi sanitaria è troppo presto per dirlo. Il governo, infatti, prorogherà la durata della quarantena fino a metà aprile e, in caso di statistiche favorevoli, si prepara a una possibile graduale riapertura a inizio di maggio.

È prematuro ancora fare previsioni rispetto ai tempi in cui tutte le attività produttive e le attività commerciali potranno ripartire” – ha spiegato il premier Giuseppe Conte, riferendo in parlamento – “ma ci auguriamo di poter tornare quanto prima alla normalità”. Ma quando potrebbe essere verosimilmente possibile tornare alla normalità?

Lo studio dell’istituto Einaudi

L’Einaudi Institute for Economics and Finance (Eief), centro di studi universitari sostenuto dalla Banca , ha avviato nei giorni scorsi un lavoro di ricerca basandosi sui dati dati forniti da Protezione civile, regioni e governo riguardo i numeri di contagiati, guariti e deceduti. Incrociando i dati ottenuti e utilizzando modelli matematici, gli economisti dell’Istituto hanno tracciato un grafico che riassume le variazione statistiche dell’epidemia, riuscendo a stimare un periodo in cui i nuovi contagi potrebbero raggiungere lo zero. Verosimilmente, stando ai risultati del lavoro condotto da Franco Peracchi – ordinario di econometria in congedo dall’Università di Tor Vergata – le nuove diagnosi di Covid-19 si azzererebbero intorno al 16 maggio in sedici delle venti regioni italiane. Le regioni che mancano all’appello sono Marche, Molise, Sardegna e Campania. Sono le uniche, in questo momento, che secondo Peracchi non hanno mostrato alcun segno di miglioramento: la curva dei contagi non s’è mai invertita (anzi in Campania, in un solo giorno, i casi sono quasi triplicati: da 80 a quasi 190).

Stime che, comunque, vanno lette con grande cautela perché il modo in cui i dati vengono raccolti cambia da regione a regione, non essendoci un metodo unitario, e come evidenzia il professor Parecchi, sulle pagine del Corriere della Sera, “il numero dei casi in questo momento non è pari al numero degli abitanti del paese attualmente infettati, ma solo a quello di coloro che sono risultati positivi al test. La quantità di persone attualmente infettate è probabilmente maggiore di un ordine di grandezza”.

Il parere degli esperti

Il comitato scientifico continua a lavorare e a coadiuvare il governo nella gestione dell’emergenza sanitaria. Inoltre il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, ha dichiarato che il team di ricercatori che studia il coronavirus ha avviato ricerche sulla sieroprevalenza per identificare chi è immunizzato dalla malattia perché l’ha già presa, magari senza accorgersene. Studi che potrebbero aiutare, ovviamente, anche ad avere una stima su quando i contagi potrebbero diminuire. Ma non ci sono ancora certezze e, fino a quando le ricerche non saranno concluse, le istituzioni sanitarie manterranno il più stretto riserbo sul tema.

Altro esempio di previsioni della comunità scientifica sono le parole di Massimo Galli, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano. Rilasciando un’intervista a TV2000 il 20 marzo, ha dichiarato: “La mia speranza è che di questo virus ci si possa liberare in non più di tre mesi dal momento dell’applicazione di determinate regole (quelle introdotte con il decreto del 8 marzo)”. Quindi il limite massimo posto da Galli, è quello d’inizio giugno – giorno più, giorno meno. Le previsioni del virologo, secondo quanto lui stesso dice, si basano su quanto avvenuto a Wuhan, in Cina. Le misure anti contagio introdotte nella regione cinese risalgono a metà gennaio circa, mentre il primo giorno senza contagi è stato registrato intorno al 19 marzo. Si tratta all’incirca di due mesi, ai quali bisogna aggiungere altri 14 giorni in cui il governo sta gradualmente le misure restrittive più severe.

I prossimi provvedimenti del governo

“Bisognerà immaginare la riapertura del paese con gradualità, valutando le singole tipologie di attività e facendo in modo che le aziende possano organizzarsi anche da un punto di vista di precauzioni sanitarie e di procedure di distanziamento”, ha spiegato il virologo Fabrizio Pregliasco. E infatti tra le ipotesi al vaglio del governo, non appena la curva dei contagi permetterà di farlo, c’è quella di aprire immediatamente imprese o attività produttive dove potrà essere garantito il distanziamento sociale. Quindi bar, ristoranti, cinema, musei saranno gli ultimi a poter beneficiare della fine della quarantena. Lo stesso principio si applicherà anche alla popolazione: non tutte le fasce d’età hanno lo stesso rischio di contagio. Secondo l’ultimo report dell’Iss i dati sulla mortalità iniziano a salire in maniera significativa – oltre il 30% – dopo i 50 anni. Per questo motivo, le fasce di popolazione più anziane o fragili saranno le ultime ad abbandonare le misure di isolamento sociale.

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[Fonte Wired.it]