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martedì, Nov 26

Com’è El Dorado, il gioco da tavolo dell’anno


Il vincitore del premio Gioco del 2019 è una corsa al tesoro che si rifà ai classici dei board game. Firmata da un designer d’eccezione

Ci sono giochi da tavolo che basano gran parte del proprio fascino sulla bellezza dei componenti. Altri che cercano a tutti i costi di inventare qualcosa di nuovo. E altri ancora che vorrebbero diventare i nuovi classici del board game. El Dorado (Ravensburger, 2-4 giocatori, 45-60 min, 32,90 euro) si colloca in quest’ultima categoria. Guardando la scatola sembra di fare un tuffo negli anni ’90, e aprendola si ha la stessa sensazione offerta da una copia de I Coloni di Catan: tanti esagoni di cartone, ciascuno rappresentante un tipo diverso di territorio, 8 omini di legno e un nutrito mazzo di carte con illustrazioni in stile classico.

Niente di troppo entusiasmante, all’apparenza. Ma il leggendario El Dorado ha un asso nella manica, scritto bene in evidenza sulla scatola: il suo game designer, l’altrettanto leggendario Reiner Knizia, uno dei nomi più noti nel settore con oltre 700 giochi all’attivo (tra cui grandi classici come Medici e Tigri & Eufrate) e innumerevoli award in vetrina. Così, sorprende di meno che, in un anno di grandi board game, proprio questo si sia aggiudicato il prestigioso premio Gioco dell’Anno 2019

El Dorado è una vera e propria corsa al tesoro in vecchio stile. Lungo un percorso sempre cangiante, da 2 a 4 giocatori si sfidano per raggiungere per primi la leggendaria città dorata. Per riuscirci dovranno attraversare giungle (esagoni verdi), fiumi (esagoni azzurri) e villaggi (esagoni gialli), attingendo a un mazzo di esploratori (carte verdi), marinai (carte azzurre) e viaggiatori (carte gialle). Le carte a disposizione sono inizialmente deboli, e consentono di muoversi al più di una casella del colore corrispondente. Per procedere più spediti, o per attraversare i tratti di terreno più impervi, i giocatori dovranno acquistare, da un mercato comune, alleati più potenti e oggetti dagli effetti speciali.

Per fare acquisti al mercato, si paga scartando le carte che si hanno in mano (quelle gialle valgono più soldi). Ogni giocatore dovrà quindi decidere in che misura usare la propria mano per muoversi, e quando invece darsi allo shopping. Fortunatamente per chi ha le mani bucate, si può acquistare una e una sola carta per round. Attenzione, però: come nella migliore tradizione dei giochi deckbuilding, avere un mazzo troppo gonfio riduce la probabilità di pescare le carte più forti.

Il gioco è tutto qui: si cerca il giusto equilibrio tra movimenti e acquisti, si cercano modi per eliminare dal proprio mazzo le carte più deboli, e si dà fastidio agli avversari piazzandosi sulle caselle migliori per bloccare il passaggio (due pedine non possono condividere lo stesso spazio). Le mappe sono modulari e possono essere assemblate per formare percorsi per principianti, intermedi o esperti, o in maniera del tutto casuale, offrendo una enorme rigiocabilità. I giocatori più esperti possono introdurre sin dalla prima o seconda partita le regole avanzate, che introducono la possibilità di esplorare delle grotte per ottenere bonus di vario genere.

La giuria del Gioco dell’anno ha voluto premiare, in The Legendary El Dorado, un board game dal sapore classico, dalle regole efficienti e immediate, rigiocabile e con partite che diventano più profonde man mano che si acquisisce esperienza. Di certo si tratta di un gioco facile da portare sul tavolo, relativamente economico, e ottimo anche per introdurre i non iniziati: quel che si dice un perfetto gateway game. Knizia si conferma un sapiente game designer, in grado di studiare sistemi che funzionano bene con 2, 3 o 4 giocatori. L’unica cosa che manca è il fattore “wow”, e non parliamo di componenti: nell’ambizione di diventare un classico, El Dorado guarda al passato più che al futuro dei board game, e così facendo riesce a divertire ma non a stupire.

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