Singapore – La guerra del futuro non sarà più combattuta esclusivamente sul campo di battaglia fisico. Anzi, la guerra del futuro non è già più combattuta esclusivamente sul campo di battaglia fisico. Terra, mare, aria, cyberspazio, spazio extra-atmosferico, informazione. Sei domini sempre più integrati che formano una sfera bellica dai confini sempre più opachi, flessibili e in cui le operazioni di guerra possono anche diventare difficili da cogliere e da attribuire. Con la tecnologia che corre e si evolve molto più della dottrina, rendendo ancora più complicato umanizzare concetto e pratica di una guerra del futuro che, nonostante l’illusione di rischi sempre più calcolati grazie all’utilizzo di un numero sempre più esorbitante di dati, rischia di diventare sempre più distruttiva sia sul fronte militare sia sul fronte civile.
La prospettiva che emerge dallo Shangri-La Dialogue 2025, il massimo vertice annuale sulla sicurezza dell’Asia–Pacifico che si è svolto negli scorsi giorni a Singapore, è piuttosto inquietante. Il concetto stesso di guerra sta cambiando radicalmente. “Non esistono più aree di retroguardia. La guerra è ovunque, istantanea, ibrida, interconnessa“, ha dichiarato il ministro della Difesa giapponese Nakatani Gen. La rilevanza del tema è dimostrata dal fatto che per la prima volta il future warfare è stato protagonista di una delle sei sessioni plenarie dello Shangri-La Dialogue. I conflitti non si dichiarano nemmeno più: si insinuano. Non si combattono solo con armi: si vincono (o si perdono) con dati, algoritmi, manipolazione informativa e dominio dei flussi tecnologici.
I droni e i sistemi unmanned
Le armi ipersoniche e di precisione consentono attacchi globali in qualsiasi momento; i sistemi unmanned riducono il costo umano. La guerra in Ucraina ha accelerato la “dronificazione” dei conflitti. Il viceministro della Difesa ucraino Oleksandr Kozenko ha parlato di una vera rivoluzione industriale: “Con meno di un miliardo di dollari spesi nel 2022, oggi ne mobilitiamo oltre 35 nel nostro comparto difesa. Produciamo milioni di droni. Ogni giorno la guerra cambia grazie a loro”. Un chiaro esempio delle sue parole è rappresentato dall’operazione condotta contro i jet russi nella giornata di domenica 1° giugno. I droni oggi sono più economici dei missili, possono operare in sciami, con navigazione autonoma, fungono da piattaforme per attacchi chirurgici, esplorazione e guerra elettronica.
Le delegazioni militari presenti a Singapore sostengono che il futuro vedrà un impiego sempre più robusto di robotica bellica, riducendo i costi umani ma ampliando la complessità operativa. Guerre combattute in modalità uomo-macchina o addirittura tra macchine, come in film o romanzi di fantascienza distopici. “Nel futuro vedremo guerre combattute tra uomini e robot, ma anche tra robot e robot“, sostiene il generale indiano Anil Chauhan. Viene in mente “Membrana” dello scrittore taiwanese Chi Ta-wei, che già negli anni Novanta immaginava un’umanità costretta a vivere sott’acqua mantenendo con i diversi Stati a proteggere i territori ormai inabitabili in superficie con l’impiego bellico di robot. Guerre disumane su un pianeta privato di umanità.
L’intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale rappresenta il cuore pulsante della guerra del futuro. Le capacità di intelligenza artificiale generativa stanno rivoluzionando la catena decisionale militare. Sistemi predittivi e modelli LLM possono: simulare scenari di guerra con milioni di variabili, supportare il comando in tempo reale, gestire swarm di droni autonomi e ottimizzare logistica e targeting con precisione chirurgica. Tuttavia, la rapidità porta con sé anche il rischio di decisioni automatizzate fuori controllo, un tema sollevato da molte delegazioni europee nel richiamare all’urgenza di regole condivise sull’uso militare dell’IA.