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giovedì, Set 26

Come funziona la procedura di impeachment?


Il presidente Trump potrebbe essere incriminato alla Camera, ma difficilmente verrà costretto ad abbandonare la Casa Bianca: il Senato, che pure deve giudicarlo, è controllato dai suoi repubblicani

(foto: Pete Marovich/Getty Images)

Uno dei temi più dibattuti di queste ore è la possibilità che Donald Trump venga rimosso dal suo incarico. Il presidente statunitense, che è stato eletto nel 2016 e si ricandiderà alle presidenziali del 2020, è stato accusato dalla speaker democratica della Camera Nancy Pelosi di aver “tradito il giuramento che ha fatto quando si è insediato, la sicurezza nazionale e l’integrità delle elezioni” e nei prossimi mesi potrebbe essere sottoposto alla procedura di impeachment.

L’accusa nei confronti di Trump è quella di aver fatto pressioni sul presidente ucraino Volodymyr Zelensky (o forse di averlo addirittura ricattato) affinché avviasse un’indagine su Joe Biden con lo scopo di danneggiarlo in vista delle elezioni. Biden, che è stato vicepresidente degli Stati Uniti durante la presidenza di Barack Obama, è tra i democratici che si sono candidati alla Casa Bianca.

Molti rappresentanti democratici pensano che Trump debba essere chiamato a rispondere delle sue azioni e hanno avviato per questo una procedura d’impeachment. Questo non significa però che il presidente verrà automaticamente incriminato o sollevato dal suo ruolo.

I requisiti per avviare la procedura

La costituzione americana stabilisce che possono essere sottoposti alla procedura di impeachment solo i funzionari federali e solo se sono sospettati di tradimento, corruzione o “altri crimini e misfatti”. Quest’ultima espressione, che arriva dal diritto inglese, è molto ambigua ma, nell’ambiente giuridico, viene normalmente associata all’abuso di potere: un reato che può far riferimento a diverse fattispecie.

Andrew Johnson, il primo presidente a essere sottoposto alla procedura di impeachment, ha dovuto risponderne perché aveva licenziato il suo ministro della Guerra senza l’approvazione del Congresso (cosa che, all’epoca, non si riteneva legittima); Bill Clinton è stato costretto alla stessa prassi perché aveva mentito sulla sua relazione con Monica Lewinsky.

Le accuse nei confronti di Trump non sono ancora state formulate, ma è quasi certo che anche nel suo caso verranno contestati “altri crimini e misfatti”.

La fase 1: l’indagine della Commissione giustizia e il voto alla Camera

La procedura di impeachment comincia alla Camera, precisamente alla Commissione giustizia. I suoi componenti devono avviare una sorta di indagine preliminare e capire se ci sono gli elementi per sostenere l’accusa. Per farlo possono avvalersi di testimoni, documenti, tenere delle audizioni, o procedere in maniera molto più rapida. Quando pensano di essere arrivati a una conclusione, i commissari formulano le accuse (le cosiddetti impeachable offences) e votano. Se la maggioranza le approva, la palla passa alla Camera.

La Commissione di giustizia può decidere di avviare un’indagine in maniera autonoma o farlo perché la Camera ha votato una risoluzione che glielo impone. In questo caso, pare che si sia mossa d’anticipo: la Camera infatti non ha ancora votato una mozione ma, come ha detto il presidente della Commissione, il democratico Jerrold Nadler, è già stata avviata un’inchiesta su Trump. La notizia è stata confermata anche da Pelosi, che ha aggiunto un ulteriore dettaglio: ci sono sei commissioni che, al momento, stanno indagando su Trump, non solo in riferimento alle pressioni su Zelensky ma anche sulla sua dichiarazione dei redditi (che si rifiuta di divulgare da anni) e su un incontro con Vladimir Putin a porte chiuse.

Alcuni rappresentanti volevano che dell’indagine si occupasse una commissione a parte, creata ad hoc. Sembra però che questa richiesta sia stata messa da parte, soprattutto per una questione di tempi.

Fase 2: il voto alla Camera

Dopo la Commissione giustizia interviene la Camera, cui spetta esprimersi sulle accuse formulate. Se la maggioranza dei membri del Congresso le respinge, il procedimento si ferma; in caso contrario, prosegue al Senato.

I democratici non dovrebbero avere problemi a sostenere le loro accuse in questa fase perché sono la maggioranza alla Camera. Un sondaggio del New York Times mostra che 218 rappresentanti del Congresso intendono votare a favore, 152 sono contrari e 64 non hanno ancora preso una decisione. Anche se nessuno di quelli che sono indecisi o contrari dovesse cambiare idea, ci sarebbero i numeri per incriminare Trump.

Fase 3: il processo al Senato

Il Senato svolge un ruolo importantissimo nella procedura di impeachment e, per l’occasione, cambia anche veste. Quando è chiamato a esprimersi sulla messa in stato d’accusa del presidente, diventa infatti un tribunale, coi senatori nelle vesti di giudici e giuria. Il loro compito è quello di sentire le argomentazioni dell’accusa – sostenuta da alcuni membri della Camera – quelle della difesa – portata avanti dai legali del presidente – e infine di votare secondo coscienza. Il presidente viene sollevato dall’incarico se due terzi dei senatori lo ritengono colpevole.

Non ci sono regole che stabiliscono come deve svolgersi questa fase, e quale deve essere la sua durata: il tutto viene stabilito di volta in volta dal Senato con un provvedimento apposito.

Ci vorrà molto tempo prima che si arrivi a questa fase. Sembra però che accusa e difesa stiano già lavorando alle proprie tesi. La Casa Bianca ha infatti inviato – per errore – ai democratici della Camera un documento in cui smonta (o, per meglio dire, prova a farlo) alcune delle accuse che sono state rivolte a Trump. Andrew Desiderio, un giornalista di Politico, ne ha ricevuta una parte e l’ha condivisa sul proprio profilo Twitter.

Trump rischia di essere rimosso?

In breve: no. La Camera lo incriminerà quasi sicuramente, ma è difficile che il Senato faccia altrettanto. Affinché ciò accada, servono infatti 67 voti favorevoli, mentre i democratici che siedono al Senato sono solo 45. Se anche tutti loro votassero a favore e i due indipendenti facessero lo stesso, ci sarebbe bisogno di almeno altri 20 voti tra le file dei repubblicani. Difficilmente, però, questi gli volteranno le spalle.

A meno di sorprese, quindi, Trump rimarrà al suo posto, così come Mike Pence – per legge, sarebbe infatti il suo vice a doverlo sostituire nel caso in cui venga costretto a lasciare il Campidoglio.

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