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lunedì, Feb 03

Come funzionano le primarie americane, dai caucus in su


Con i caucus in Iowa del 3 febbraio parte ufficialmente la corsa dei candidati democratici per il posto di sfidante di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2020. Una procedura insolita per un italiano, e che non tutti conoscono a fondo

(Foto: Joshua Lott/Getty Images)

Con i caucus in Iowa, è iniziata la corsa finale per le elezioni presidenziali Usa 2020. Se fra i democratici i candidati più forti sono essenzialmente quattro – il senatore Bernie Sanders, l’ex vicepresidente Joe Biden, l’ex sindaco Pete Buttigieg e la senatrice Elizabeth Warren – non pare discutibile la ricandidatura dell’attuale presidente Donald Trump fra i repubblicani (anche se, in qualche stato, ci sono dei contendenti: l’ex senatore Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld). Per i prossimi cinque mesi gli elettori democratici di ciascuno stato potranno esprimere la propria preferenza per decretare lo sfidante del tycoon il prossimo 3 novembre. Il nome del vincitore sarà ufficializzato alla convention nazionale democratica in programma dal 13 al 16 luglio a Milwaukee, in Wisconsin.

L’attenzione dei media è tutta rivolta alle primarie democratiche poiché quelle repubblicane, data la ricandidatura di Trump, diventano essenzialmente una pura formalità, tanto che in alcuni stati sono state cancellate in segno di supporto al presidente in carica. Prima di capire il meccanismo di funzionamento delle primarie, è opportuno ricordare che queste non sono gestite dai partiti – è la maggiore differenza rispetto a quanto avviene in Italia – ma sono regolamentate da leggi statali che variano di stato in stato americano. Questo significa due cose: sia che i risultati sono vincolati per legge, sia che esistono differenti tipologie di elezione. In alcuni stati, ad esempio, gli elettori vanno direttamente ai seggi ad esprimere la loro preferenza, in altri invece ci sono una sorta di assemblee di partito più informali: i caucus.

Le primarie, nel dettaglio

Prima di tutto va chiarito che come le elezioni presidenziali, anche le elezioni primarie si svolgono per voto indiretto. Questo significa che l’elettore non sceglie direttamente il candidato, ma elegge dei delegati che a loro volta voteranno il candidato alla presidenza degli Stati Uniti. I democratici, nello specifico, andranno quindi a eleggere dei rappresentati che durante la convention nazionale di luglio nomineranno il candidato vincitore nel paese di provenienza e arrivando così al nome dello sfidante di Trump. Va notato che i delegati al congresso, anche se spesso obbligati dalla legge a votare per il candidato che ha vinto nelle primarie del loro stato, possono anche fare, in alcuni casi una scelta diversa. Il loro voto non è così sempre prevedibile: se in alcuni stati c’è quello che potremmo definire un vincolo di mandato – e quindi votare in maniera coerente con quando deciso dalla base – in altri esiste totale libertà di scelta.

I caucus

Se non si procede con delle elezioni primarie più classiche come quelle sopra descritte, si avrà il cosiddetto caucus, come il caso dell’Iowa (il primo stato ad andare al voto). L’elezione avviene dopo che, in luoghi stabiliti – palestre, scuole, chiese, spazi privati o pubblici – ci si ritrova a una data e un giorno stabilito e si tiene un vero dibattito dove i partecipanti – o meglio i rappresentanti – si posizionano fisicamente dalla parte del delegato che intendono votare, cercando di convincere gli avversari a cambiare schieramento.

Ogni caucus ha tuttavia le sue regole e, differentemente dalle primarie, qui l’organizzazione è in mano ai partiti. Seppur con tempi diversi, il dibattito va avanti finché non si elegge il numero di delegati decisi dal partito per quel determinato stato. Il voto avviene può avvenire sia per alzata di mano o per scritto. Al caucus dell’Iowa viene tradizionalmente data grande importanza in quanto è la prima consultazione di ogni corsa elettorale, e funge così da termometro delle intenzioni dell’elettorato (anche se, va notato, lo stato di per sé non è particolarmente rappresentativo di tutti gli altri). I caucus democratici si svolgono, oltre che in Iowa, anche in Nevada, North Dakota e Wyoming.

Il diritto di voto

Un fattore importante e determinante è chi può votare alle primarie, sia repubblicane che democratiche. Anche in questo caso il meccanismo può complicarsi e, soprattutto, non è omogeneo in tutti gli Stati Uniti. Operando una sintesi potremmo individuare essenzialmente tre sistemi. Alcune primarie sono dette chiuse, ovvero può votare solo chi è iscritto al partito per cui va a esprimere la preferenza. Altre invece sono semi-chiuse: qui può partecipare anche chi non è iscritto al partito ed eleggere il delegato. Ci sono, poi, le primarie aperte, dove possono prendere parte anche coloro che in realtà parteggiano per l’altro partito (ad esempio, un repubblicano che va a votare per il candidato democratico o viceversa). Quello che invece è comune a tutti è che ogni elettore può dare una sola preferenza fra i delegati che supportano diversi candidati del partito.

Un po’ di vocabolario

Che provengano dalle primarie o dai caucus, i delegati hanno un ruolo fondamentale nell’elezione del candidato al congresso. Spesso però si sente parlare anche di super-delegati, ovvero delle personalità note fra le fila dei partiti politici, nominate dalla dirigenza stessa, che differiscono dai delegati normali e solitamente votano in linea con l’establishment di partito (ufficialmente non sono schierati con nessuno e non hanno vincoli di lealtà). Il loro numero viene deciso sempre dal partito prima dell’avvio delle primarie. Una volta ottenuti i risultati, potrà capitare di sentir parlare di ticket: il termine indica l’accoppiata dei candidati eletti che oltre al nome del candidato presidente, vede anche quello di un suo vice che, in caso di vittoria alle presidenziali, diventerà presidente del senato. E pensare che tutto questo meccanismo era partito dal Super Tuesday – altra espressione che si può sentire parlando di primarie americane – che altro non è che il giorno, un martedì appunto, in cui va a votare alle primarie il maggior numero di stati. Per quelle del 2020 il primo super martedì è previsto per il 3 marzo.

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