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giovedì, Mag 21

Come il coronavirus ha cambiato le nostre abitudini in quarantena



Da Wired.it :

Il tempo trascorso a consumare contenuti mediatici è ovviamente aumentato durante il lockdown, spiega l’ultimo rapporto di Global Web Index, ma le differenze tra le varie generazioni sono parecchie

Come avete trascorso il tempo libero, o per meglio dire forzatamente liberato dalla pandemia di Covid-19? Quelle ore che solitamente passate a fare sport o aperitivi, facendo shopping, andando al cinema o tutte le altre attività che un tempo riempivano le nostre giornate? La risposta a questa domanda si potrebbe sintetizzare in quattro parole: davanti a uno schermo.

Che sia quello della televisione, del computer o dello smartphone, per vedere film, giocare ai videogiochi o informarsi. Poco importa: il filo rosso che ha legato l’umanità occidentale in questi difficilissimi mesi è stato la possibilità (alla quale non saremo mai abbastanza grati) di sfruttare internet per riempire il vuoto creato dal coronavirus. Se, tra le attività offline, la scomparsa del lievito dagli scaffali dei supermercati ci ha dato un’indicazione di quante persone si siano improvvisate panificatori e pasticcieri, tra quelle offline la situazione è molto più variegata.

Per stilare l’ultimo rapporto di Global Web Index (tutte le infografiche sono invece di Visual Capitalist) è stato intervistato un campione di 4mila utenti internet tra Stati Uniti e Regno Unito, con l’obiettivo di capire come avessero trascorso digitalmente il loro tempo le persone in quarantena, scovando anche le tante differenze generazionali. Prima di proseguire, può essere utile ricapitolare chi faccia parte di quale generazione: la Generazione Z è rappresentata dai giovanissimi, dai 16 ai 23 anni. I Millennial vanno invece dai 24 ai 37 anni. La Generazione X va dai 38 ai 56 anni, mentre i Boomer vanno dai 57 ai 64 (in verità si estende oltre, ma per questo studio non sono stati interpellati gli over 64).

Generazione Z e Millennial: tra Netflix e TikTok

E quindi, quali sono le attività mediatiche cresciute di più a seconda della generazione? Per i giovanissimi della Generazione Z c’è un’attività che spicca più di ogni altra: guardare i video online su YouTube e TikTok. Ben il 51% afferma di averne aumentato il consumo, mentre il 38% ha utilizzato di più i servizi di streaming come Netflix. Il 31% ha invece aumentato il tempo passato davanti ai videogame e il 28% ha ascoltato più musica. Più modesta è stata i nvecela crescita delle attività considerate serie: il 21% ha aumentato il tempo trascorso sui quotidiani online, il 18% ha letto più libri e c’è anche un 9% che, sorprendentemente, ha aumentato il consumo dei quotidiani e settimanali cartacei.

(fonte: Visual Capitalist)

La situazione non cambia molto per i Millennial. Anche nel loro caso, gli aumenti più significativi riguardano i video online (+44%), i servizi di streaming di film e serie tv (+41%) e quelli musicali (+35%). La differenza con i più giovani sta prima di tutto nell’accresciuto consumo dei livestream che hanno inondato i social network (+30%) – e che sembrano essere stati abbastanza snobbati dalle altre generazioni (+17 tra la Gen Z) – oltre che nel consumo di informazione online (+36%) e cartacea (+19%). Non se la passano male neanche i podcast (+20%) e la radio (+26%). Un’altra importante differenza tra la Gen Z e i Millennial è nel rapporto con la televisione tradizionale, il cui consumo è aumentato per il 35% degli ex giovani Millennial e solo del 24% tra la Gen Z.

Generazione X e boomer: il mondo è ancora analogico

E come vanno le cose nella Generazione X? Che questa sia una generazione meno legata al mondo online è la prima cosa che si nota: il consumo di televisione è aumentato più di quello dei servizi alla Netflix (45% contro 38%), così come il tempo trascorso ascoltando la radio è cresciuto di più di quello passato in compagnia di Spotify e gli altri (38% contro 27%). Allo stesso modo, il fatto che il consumo dei quotidiani cartacei sia aumentato meno che nelle generazioni più giovani (7%, contro il 9% delle Gen Z e il 19% dei Millennials) ci dice soprattutto una cosa: la Generazione X va ancora in edicola e i giornali li comprava già prima. Questa è inoltre una generazione in cui il consumo di libri durante la pandemia è aumentato più videogiochi (21% contro 19%). A giudicare da questi dati, possiamo tranquillamente abbandonare ok, boomer e adottare ok, esponente della Generazione X (peccato che non suoni altrettanto bene).

Fonte: Visual Capitalist

A proposito di boomer, come se la passano mamma e papà? In generale, per loro la vita mediatica non sembra essere cambiata poi così tanto. I picchi sono infatti molto inferiori e raggiungono un livello significativo in un’unica categoria: il consumo di televisione (+42%). Quella dei boomer è inoltre l’unica generazione in cui al secondo posto si piazza la categoria nessuna di queste categorie (+24%), il che indica come i nostri genitori abbiano probabilmente trascorso il tempo immersi in attività non mediatiche (che per chi ha qualche anno in meno è difficile persino immaginare quali possano essere). Qualche timido incremento si vede nel consumo di Netflix e altri servizi streaming (+21%), della radio (+15%) e dell’informazione online (+15%). Nel complesso, però, sembra che gli appartenenti alla fascia d’età 57-64 abbiano passato il tempo davanti alla tv. Contenti loro.

Abbonamenti online: per fortuna ci sono i giovani

Tutto ciò, da punto di vista economico, ci racconta soprattutto una cosa: laddove la pandemia ha messo in ginocchio la maggior parte delle attività commerciali, ci sono alcuni servizi che in questa quarantena forzata hanno trovato delle importanti opportunità, in particolare i servizi in streaming a pagamento (video e musica) e in misura minore gli abbonamenti ai quotidiani online. Il 30% degli appartenenti alla Generazione Z che non possedeva un abbonamento a Netflix è adesso infatti intenzionato a farlo, contro il 26% dei Millennial.

Fonte: Visual Capitalist

Sono invece i Millennial i più propensi ad abbonarsi a Spotify (19% di chi già non lo aveva, contro il 13% dei giovanissimi) e anche quelli che stanno maggiormente considerando di abbonarsi a un quotidiano online come il New York Times (15%) o l’Economist (13%). Insomma, per i colossi dell’intrattenimento questa pandemia potrebbe essere una gallina dalle uova d’oro, ma buone notizie sembrano giungere anche per il settore dell’informazione. E le altre generazioni? Non sembrano intenzionate a cambiare granché: il 66% della Generazione X afferma di non essere interessato a iscriversi a nessuno dei servizi presenti nella lista, percentuale che arriva addirittura all’80% tra i boomer. Non ci sono più gli anziani di una volta.

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[Fonte Wired.it]