Seleziona una pagina
mercoledì, Apr 15

Come il coronavirus sta cambiando i nostri sogni



Da Wired.it :

Molte persone in quarantena dormono meno del solito, accusando sintomi di ansia e stress post-traumatico. La scienza spiega cosa succede alla nostra mente nelle lunghe notti del lockdown

In tutto il mondo i ricercatori che studiano i sogni hanno notato, al tempo del Covid-19, un incremento nella quantità di sogni più vividi e, in certi casi, di incubi. Lo scrive su Psychology Today il dottor Patrick McNamara, professore di neurologia alla scuola di medicina della Boston University, che insieme ad altri ricercatori sta raccogliendo i sogni del Covid-19 attraverso un sondaggio per analizzarli e confrontarli ai sogni pre-pandemia. Molte persone hanno raccontato di avere sogni più vividi durante l’autoisolamento e la quarantena. Ma perché succede?

La nostra routine ha subìto delle alterazioni e questo ha conseguenze sul nostro sonno. Alcuni esperti, infatti, sostengono che avere sogni più vividi può essere il risultato di un cambio degli orari del sonno. Secondo Deirdre Leigh Barrett, professoressa di psicologia presso il dipartimento di psichiatria della Harvard Medical School, in questo periodo di lockdown le persone dormono meno del solito. I sogni, infatti, si verificano durante la fase Rem (rapid eye movement) del sonno, che comprende fasi distinte che il cervello e il corpo attraversano più volte durante la notte. Le prime fasi comportano una transizione da un sonno superficiale a uno più profondo, mentre l’ultima fase, la Rem, presenta una maggiore attività cerebrale e sogni vividi. E poiché periodi più lunghi di sonno Rem si verificano solo durante le ultime ore del sonno – al mattino presto, per la maggior parte delle persone – la fase Rem essere interrotta se non si dorme abbastanza. Più sonno Rem dormiamo, più sogniamo in maniera vivida. E man mano che il sonno si prolunga, così fanno anche i cicli Rem.

Molte persone hanno riferito di essere più irrequiete e, quindi, di dormire meno del solito. Secondo McNamara, le sensazioni di paura ed ansia per la pandemia si stanno riversando nei sogni. Molti studiosi, infatti, attribuiscono la vividezza dei sogni al caos emotivo e fisico che molti stanno vivendo. La teoria della continuità dei sogni ipotizza che le persone sognano ciò che pensano o fanno quando sono sveglie. Conseguentemente, se sentiamo un certo livello di stress per la pandemia o per il lavoro o la famiglia, allora è normale che questo tipo di temi appaiano nel contenuto dei nostri sogni. Gli scienziati hanno determinato che il sistema limbico – quelle parti del cervello coinvolte nelle risposte comportamentali ed emotive – è attivato durante i sogni più bizzarri o emotivi. Anche per questo, alcuni ricercatori ritengono che i sogni abbiano uno scopo funzionale nel prepararci a situazioni difficili o impegnative che affrontiamo quando siamo svegli. Durante il sogno, la mente elabora un problema. Quando accade qualcosa fuori dall’ordinario, come una pandemia, il nostro cervello può elaborare l’esperienza attraverso il sogno. Secondo la ricercatrice Rosalind D. Cartwright, autrice del libro In The Twenty-four Hour Mind: The Role of Sleep and Dreaming in Our Emotional Lives, ciò che viene trasportato nei sogni sono le nostre esperienze recenti che hanno una componente emotiva, spesso negativa: sognare “modula i disturbi dell’emozione, regolando quelli più problematici”. La ricerca di Cartwright sostiene che il sogno scioglie la carica emotiva dell’esperienza. Questo, dice Cartwright, non sempre avviene nell’arco di una sola notte; a volte può richiedere molte notti.

I sogni sono anche collegati alla memoria. Una ricerca pubblicata sul Journal of Neuroscience fornisce un’analisi sul rapporto che i sogni hanno con i nostri ricordi. I risultati suggeriscono che i meccanismi neurofisiologici che utilizziamo mentre sogniamo e anche quando ricordiamo i sogni sono gli stessi che vengono attivati quando creiamo e recuperiamo i ricordi. In un altro studio condotto dallo stesso team di ricerca, è risultato che i sogni vividi, bizzarri ed emotivamente intensi – i sogni che di solito riusciamo a ricordare – sono legati a parti specifiche del cervello: l’amigdala e l’ippocampo. Mentre l’amigdala gioca un ruolo primario nell’elaborazione delle reazioni emotive, l’ippocampo è implicato in importanti funzioni della memoria, come il consolidamento delle informazioni attraverso la memoria a breve e lungo termine. Un ulteriore studio, pubblicato da alcuni ricercatori dell’università di Berkeley, ha scoperto che una riduzione del sonno Rem e, quindi, una conseguente diminuzione dei sogni più vividi, influenza la nostra capacità di comprendere le emozioni complesse. Queste ricerche svelano un aspetto importante sul meccanismo dei sogni: sembra che ci aiutino ad elaborare le emozioni, a codificare e costruire i ricordi. Non è un caso, infatti, che la privazione del sonno Rem sia correlata allo sviluppo di disturbi neuropsichici.

Un’altra ipotesi sostenuta dai ricercatori è che sognare in maniera più vivida sia una reazione traumatica allo stress o all’isolamento. Uno studio del Kings College di Londra, pubblicato sulla rivista medica The Lancet a fine febbraio, ha analizzato l’impatto psicologico della quarantena. La ricerca ha riportato “effetti psicologici negativi, tra cui sintomi di stress post-traumatico, confusione e rabbia”. I fattori di stress sono stati identificati nelle seguenti dimensioni: una lunga durata della quarantena, paura legata al contagio, frustrazione, noia, avere provviste e informazioni inadeguate, perdite economiche e pregiudizio. La ricerca evidenzia, tuttavia, che questo non significa che la quarantena non debba essere utilizzata come strumento per arginare una pandemia poiché gli effetti di un mancato lockdown potrebbero essere di gran lunga peggiori. E concentrarsi sui benefici che la quarantena ha per la società aiuta a renderla più “sopportabile”, dice la ricerca. Se il rischio che l’autoisolamento e la pandemia possano causare stress post traumatico (Ptsd) è reale, questo potrebbe spiegare, in parte, anche un mondo dei sogni alterato. Gli incubi sono una caratteristica del Ptsd, così come lo è la presenza di un sonno disturbato. Le persone che soffrono di questa patologia spesso hanno incubi frequenti e ricorrenti. Anche alcuni disturbi del sonno, possono essere accompagnati da sogni alterati. L’insonnia può aumentare il ricordo dei sogni e portare a sogni più stressanti e inquietanti.

Ci sono, però, alcune strategie che possono aiutare. Create uno spazio per dormire che vi faccia sentire al sicuro e vi permetta di dormire bene. Andate a dormire sempre alla stessa ora, se possibile. E svegliatevi alla stessa ora: questo aiuta a regolare l’orologio biologico e potrebbe anche aiutare ad addormentarvi.

Inoltre, fate un’attività rilassante prima di andare a letto, in uno spazio senza luci forti: aiuta a separare il tempo del sonno dalle attività che possono causare eccitazione, stress o ansia e che possono rendere più difficile addormentarsi e avere un sonno sano e profondo. Per lo stesso motivo, nelle ore che anticipano il sonno e appena svegli, evitate le notizie o i siti web di news che possono aumentare l’ansia. Questo vale anche per l’uso dello smartphone o di altre gadget elettronici. Provate a integrare l’esercizio fisico durante la vostra giornata. Se avete difficoltà a dormire, evitate i sonnellini, soprattutto nel pomeriggio. Non forzate il sonno. Di notte, se vi trovate svegli, evitate di lasciare che l’insonnia diventi un altro fattore di stress. Alzatevi dal letto e fate un’attività tranquilla altrove, finché non vi sentite pronti a provare a dormire di nuovo.–

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]