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martedì, Feb 16

Come il neo ministro dell’Istruzione Bianchi cambierebbe la scuola italiana



Da Wired.it :

L’ha scritto nel suo saggio edito da Il Mulino “Nello specchio della scuola”, pubblicato qualche mese fa: contiene tante proposte innovative, a partire dalla riduzione degli studi superiori a 4 anni e al potenziamento dei percorsi di formazione professionale

Patrizio Bianchi, ministro dell’Istruzione (foto: Matteo Nardone/Getty Images)

Patrizio Bianchi è il nuovo ministro dell’Istruzione del governo Draghi. Economista emiliano ed ex assessore all’Educazione della regione Emilia Romagna, ha esposto le sue idee di riforma della scuola in un saggio edito da Il Mulino uscito a ottobre dell’anno scorso: Nello specchio della scuola. In attesa di vederlo al lavoro nel suo dicastero, si può iniziare a guardare al libro per capire che direzione potrebbe dare all’istruzione italiana nel prossimo periodo.

Il testo evidenzia la necessità dell’istruzione di formare lavoratori qualificati ed esseri umani capaci di coltivare la propria indole in senso civile, intellettuale e spirituale, concentrandosi poi sul nesso tra sviluppo, capitale umano e crescita economica. Bianchi evidenzia come i tagli alla scuola pubblica della storia recente italiana siano stati, a suo modo di vedere, un errore fondamentale, soprattutto in un’epoca in cui la competizione internazionale si gioca proprio sul capitale umano, sottolineando come rafforzare l’istruzione sarebbe stato di enorme aiuto a uscire dall’emergenza pandemica.

Dopo l’analisi generale, l’oggi ministro procede con l’esposizione di proposte concrete di riforma della scuola. Nella sua visione sono centrali il rafforzamento degli istituti professionali e dell’autonomia scolastica, il passaggio dell’obbligo scolastico da 16 a 17 anni e la riduzione a 4 anni del percorso di istruzione superiore, secondo il modello tedesco e scandinavo.

Bianchi indica il rafforzamento della formazione professionale come l’antidoto all’abbandono scolastico. Nel testo sottolinea la necessità di accrescere il prestigio degli istituti professionali, correggendo il licealismo dell’istruzione italiana. Nelle idee del neo ministro gli studenti dovrebbero poter acquisire la prima qualifica professionalizzante a 16 anni, garantendo l’attivazione immediata di tirocini formativi nelle aziende, per poter facilitare l’accesso all’ambito lavorativo a chi abbia la necessità o la volontà di terminare gli studi in anticipo. Dando però poi la possibilità di proseguire gli studi anche in un secondo momento, attraverso l’iscrizione a un Its (Istituto tecnico superiore), cioè un corso triennale post secondario ad alta specializzazione. Gli obiettivi dichiarati da Bianchi sono portare gli iscritti agli Its dagli attuali 15mila a oltre 150mila in 5 anni e una riformulazione del rapporto tra stato e regioni, attenta alle effettive capacità e disponibilità locali per costruire una rete nazionale di formazione.

Collegata a questo progetto c’è la già citata proposta di riduzione a 4 anni dell’istruzione superiore, riducendo tutto il percorso scolastico da 13 a 12 anni al fine di accelerare i tempi di accesso all’università e al mercato del lavoro, e allineando gli studenti italiani agli standard dei colleghi europei. Nello stesso tempo, per evitare di dover condensare i programmi previsti attualmente e peggiorare l’offerta formativa, Bianchi parla della necessità di una “ridefinizione dei curricula”. In particolare accenna all’inserimento di quelle materie che definisce “Campus” cioè computer e coding, arte e musica, “public life” e sport “inteso come educazione alla conoscenza del proprio corpo”.

Infine, la necessità di rivedere e rilanciare l’autonomia scolastica, rallentata, come nota il ministro, dalla burocrazia del sistema di istruzione. Per Bianchi, l’autonomia significa definizione degli obiettivi nazionali da raggiungere da parte degli studenti, fornendo nel contempo a ognuno gli strumenti necessari e le risorse per poterli raggiungere. “Riaprire il cantiere Autonomia scolastica” ha detto il ministro in un’intervista alla rivista Education 2.0 “vuol dire più che mai riaprire il dialogo con il territorio attraverso Patti educativi di comunità, che ristabiliscano la passione collettiva di una comunità per la propria scuola e nel contempo la partecipazione e condivisione di una scuola che venga vista come luogo dell’integrazione e dell’inclusione sociale come base di un nuovo sviluppo”.

Nell’ultimo capitolo le misure fondamentali da intraprendere nel futuro dell’istruzione sono illustrate in un piano organico diviso in tre macro settori, sintetizzabile in questo modo:

Contrasto alla povertà educativa e dispersione scolastica

• Formulazione di un piano nazionale contro la dispersione, per recuperare chi ha abbandonato o rischia di abbandonare la scuola;
• Rilancio dell’istruzione e della formazione professionali, per diffondere una base di competenze adatte alla nostra epoca e ridurre lo spreco di talenti;
• Un piano di alfabetizzazione digitale, come punto di partenza di percorsi di formazione permanenti che coinvolgano l’intera popolazione;
• Riformulazione e rilancio dell’autonomia scolastica.

Sostegno all’autonomia e al territorio
• Impiego di risorse finanziarie e umane adeguate e un nuovo piano nazionale di edilizia scolastica, al passo con i nuovi bisogni educativi;
• Ridefinizione dei rapporti tra amministrazione centrale, regioni, comuni e province;
• Realizzazione di un piano per il diritto allo studio e per l’accesso alle nuove tecnologie;
• Ridefinizione dei contenuti, dei curricula e durata degli studi;
• Preparazione e valutazione di insegnanti, docenti e personale;
• Partecipazione delle famiglie e rilancio degli organi collegiali.

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[Fonte Wired.it]