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sabato, Mar 13

Come la pandemia ha cambiato il nostro modo di stare su internet



Da Wired.it :

Passiamo troppo tempo sui social e ci odiamo per questo; siamo in cerca di attività offline ma poi scarichiamo nuove app. E cerchiamo il partner in un periodo in cui non si può nemmeno fare un aperitivo: la “nuova normalità” non ha nulla di normale

“Ma vi immaginate come sarebbe stato il lockdown senza internet?”. Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase nei primi mesi del 2020, quando la nostra nuova vita in perenne semi-isolamento stava appena iniziando. Certo, i social network, Netflix e lo smart working hanno in parte alleviato il disagio di una vita in quarantena, ma questa visione ingenua di internet che improvvisamente tornava a essere una cosa buona – dopo aver subito un decennio di feroci critiche – ha mostrato rapidamente la corda.

Dove fino a qualche mese fa c’era entusiasmo, oggi c’è un senso di stanchezza, noia, a volte perfino nausea. Davvero mi chiedete di partecipare a un evento online dopo aver passato tutto il giorno al computer a fare call? Veramente credi che visiterò il museo degli Uffizi in versione digitale quando preferirei fare cinque volte il giro dell’isolato e ammirare l’intonaco dei muri? Seriamente mi stai invitando a fare un aperitivo su Skype o su Zoom (che fa molto primo lockdown) quando mi sono organizzato per fare una passeggiata (a volte clandestina, a volte no; spesso non so se il repentino cambio di regolamento lo consenta o meno) con due amici indossando tre mascherine?

Dopo qualche mese passato a cantare sui balconi e a inneggiare ai surrogati digitali che ci stavano salvando dalla solitudine, oggi saremmo disposti a discutere di politica con gli anziani che frequentano i giardinetti sotto casa piuttosto di continuare a farlo su Facebook e Twitter. Eppure, nonostante l’enorme stanchezza digitale di cui siamo tutti vittima, una cosa è certa: internet e i social network sono i grandi vincitori del mondo in lockdown. I numeri parlano chiaro: dopo una lunga fase di stallo nei mercati più importanti, tutte le principali piattaforme hanno ricominciato a crescere.

Secondo un’indagine di eMarketer riportata da Vox, gli utenti di internet “hanno trascorso in media 82 minuti al giorno sui social media nel corso del 2020, un balzo di sette minuti rispetto al 2019 e una grossa correzione al rialzo rispetto alle previsioni precedenti, secondo le quali il tempo trascorso sui social sarebbe rimasto lo stesso”. Nel 2020, evidentemente e comprensibilmente, le preoccupazioni relative al digital detox sono finite nel dimenticatoio.

L’uso dei social media è quindi cresciuto mentre siamo tutti chiusi in casa. Bella scoperta. Più interessante è forse capire che cosa stiamo postando su Facebook, Instagram e compagnia nel momento in cui da oltre un anno – con la benedetta pausa estiva – la nostra vita è diventata così ripetitiva da assomigliare a quella dei personaggi di Westworld (prima stagione), che rivivono ancora e ancora, ogni singolo giorno, le stesse situazioni sempre identiche.

Niente più viaggi, niente più feste, niente più serate, niente più eventi. Che cosa resta da postare sui social network? Basta aprire Facebook per rendersene conto: i social sono diventati un luogo sempre più cupo, in cui si riflette sulla pandemia e sul ritardo dei vaccini, ci si sfoga per la pandemia e il ritardo dei vaccini, ci si arrabbia e ci si indigna per la pandemia e il ritardo dei vaccini. Uno sfogatoio che funge da necessaria valvola, diventando però al contempo un posto non così piacevole da frequentare. E infatti, secondo la società di analisi Brandwatch, gli utenti sempre più spesso annunciano (sui social) la volontà di cancellare proprio il loro account social

Nel luglio 2020 si è raggiunto il nuovo record mensile di menzioni relative alla cancellazione dai social media, ma i numeri hanno continuano a rimanere molto elevati anche nei mesi successivi. Non è dato sapere quante persone abbiamo poi effettivamente rinunciato alla loro presenza su Facebook o Instagram (la crescita degli utenti in realtà non accenna a fermarsi), ma il solo fatto che si parli così tanto della volontà di farla finita con Instagram e gli altri è significativo. 

È una tendenza che racconta di quanto distrarsi o cercare leggerezza sulle piattaforme sia sempre più difficile. Ma è anche possibile che il loro utilizzo sia diventato ancora più estremo: fasi in cui si passa tutto il tempo sui social media per combattere l’isolamento si alternano a fasi in cui il nostro abuso ci ha nauseati e decidiamo di provare a cancellare l’account per trascorrere più tempo svolgendo attività alternative nel mondo reale. 

Per esempio, invece di scrollare senza fine potremmo sfruttare il tempo guadagnato per imparare a giocare a scacchi o per farci venire il pollice verde. A quel punto non abbiamo però altra scelta che prendere in mano lo smartphone per scaricare Chess.com o qualche app di botanica, tanto al momento non è possibile iscriversi a corsi “in presenza” (termine neonato perché indica qualcosa che davamo per scontato). È un circolo vizioso in cui la nostra salute mentale è messa sempre di più a dura prova. 

L’eccezione a tutto questa negatività è l’applicazione che ha trionfato negli ultimi 12 mesi: TikTok. Lo dimostrano anche i dati della software company Sprinklr: laddove tre quarti delle menzioni sui social media mostrano un sentimento negativo, la situazione si rovescia quando il protagonista delle menzioni è TikTok. Per chi è in cerca di leggerezza, distrazioni e colori è il posto perfetto. Volendo citare Boris potremmo dire che questo è TikTok, “un (social) di canzonette mentre fuori c’è la morte”, ma questa volta nessuno ha da lamentarsi.

E infatti le visite sulla piattaforma di proprietà della cinese Bytedance sono cresciute nel 2020 del 600% rispetto all’anno precedente (ovviamente aiutata anche dall’essere la novità del momento). Un numero che contrasta decisamente con la misera crescita del 3% messa a segno da Facebook. Sono andati meglio del social fondato da Mark Zuckerberg sia Twitter (+36%, ma qui potrebbe c’entrare Donald Trump) sia Instagram: +43% di visite. 

Fermi un secondo: come ha fatto a crescere così tanto un social network come Instagram – per definizione il luogo in cui mettiamo in mostra le nostre finte vite patinate costantemente in viaggio o alle prese con i party più esclusivi – se nella realtà non ci togliamo la tuta da una settimana e usciamo soltanto per comprare i beni primari di sopravvivenza? A quanto pare, abbiamo iniziato a essere spontanei anche sul social meno spontaneo che ci sia, scoprendone così un nuovo aspetto: “Questo lato meno pulito ma più reale è affascinante ed è qui per restare”, ha spiegato sempre a Vox la dirigente di eMarketer Debra Williamson. “L’idea dell’influencer perfetto e pettinato è probabilmente una cosa del passato”

Andando oltre i classici social network potremmo sottolineare quanto siano aumentate nell’ultimo anno le visite a Netflix: da 500 milioni di visite settimanali nel mondo pre-pandemia all’apice di 700 milioni nel periodo più difficile (marzo-aprile scorso), per poi assestarsi attorno ai 600 milioni. Potremmo mostrare quanto sia incredibilmente aumentato l’utilizzo di Zoom: da 20 milioni di visite settimanali a quasi 200 prima dello scorso Natale (anche uno strumento già ampiamente in uso come Microsoft Teams ha raddoppiato il suo utilizzo). Potremmo mostrare come anche Amazon, a livello mondiale, abbia visto una crescita nelle visite del sito (esclusa quindi la app) anche del 70%. 

Ma davvero dovremmo stupirci di questi dati? Più interessante è scoprire come in questo periodo sia aumentato nettamente anche l’utilizzo dell’applicazione che più di ogni altra ha lo scopo di fare da ponte tra il mondo digitale e il mondo fisico: Tinder. Ebbene sì, una app di appuntamenti che cresce proprio nel momento in cui non è possibile invitare il potenziale partner da nessuna parte. Secondo quanto riporta Business Insider, la più nota delle dating app ha visto nel corso del 2020 una crescita del fatturato del 15% e degli iscritti a pagamento del 16%. I messaggi inviati sono invece cresciuti del 20% e l’attività complessiva è aumentata del 30% da marzo a ottobre scorso. 

Com’è possibile? Dalle varie analisi che si trovano in rete – tra cui questa dell’Atlantic – ne emerge un quadro piuttosto simile: in una società in cui la solitudine è già diffusa, non tutti riescono a superare l’isolamento grazie al rapporto digitale con gli amici di vecchia data (per esempio tramite i gruppi di WhatsApp). In molti altri casi si cerca compagnia attraverso le app di dating, senza avere la possibilità di uscire assieme in tempi ma approfittando invece dell’opportunità di approfondire la conoscenza. 

“Quando prendi una persona single che non sta soddisfando le sue necessità sociali grazie agli incontri con le persone che solitamente vedrebbe fuori casa, questa ha a disposizione una banda emotiva molto superiore, che le permette di confrontarsi in maniera più profonda”, ha spiegato Jeffrey Hall, direttore del Relationships and Technology Lab dell’università del Kansas. Le dating app, in tempo di pandemia, non vengono utilizzate per avventure romantiche (che poi magari sfociano in altro), ma per approfondire la conoscenza con le persone che lì incrociamo. Se la pandemia è riuscita a cambiare il nostro rapporto con internet, quanto avvenuto su Tinder ne è l’esempio più lampante.

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[Fonte Wired.it]