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giovedì, Set 12

Come l’Arabia Saudita cerca di rifarsi una reputazione pagando influencer su Instagram


Vecchie storie di oppressione sessuale o religiosa? Nessun problema! Basta avviare un programma di selfie sponsorizzati su Instagram: è quanto sta facendo l’Arabia Saudita col suo Gateway Ksa

(foto: FAYEZ NURELDINE/AFP/Getty Images)

Fino a un anno fa il principe Mohammed bin Salman rappresentava il futuro dell’Arabia Saudita. Grazie alle sue politiche che alcune testate arrivavano a definire “progressiste”, il paese si sarebbe liberato dal suo passato di oppressione sociale e religiosa, specie nei confronti delle donne, a cui nel 2018 il governo ha permesso persino di guidare le automobili  (anche se hanno bisogno di un permesso speciale per farlo all’estero).

Sembrava tutto in discesa – fino allo scorso ottobre, quando il giornalista dissidente saudita Jamal Khashoggi, inviato del Washington Post, è entrato nel consolato saudita di Istanbul, dal quale non sarebbe uscito vivo. Secondo quanto sostiene il governo turco e persino il Congresso Usa (in disaccordo con il presidente Donald Trump), Khashoggi sarebbe stato ucciso e fatto a pezzi: un attacco premeditato che, secondo molti, coinvolgerebbe il principe.
L’evento scatenò reazioni e proteste in tutto il mondo, interrompendo la narrazione progressista e portando alla luce il vero volto del giovane governante. A un anno da quel tragico evento, l’immagine dell’Arabia Saudita risente ancora del caso Khashoggi e le speranze di riabilitazione sembrano lontane. Ma non così lontane, dato che passano anche per una nuova forma di soft power fatto di belle foto su Instagram.

Il programma Gateway Ksa è nato due anni fa – a Khashoggi ancora vivo e vegeto, insomma – proprio con questo incredibile fine: attirare e ospitare giovani e influencer da tutto il mondo e mostrar loro “che esiste un altro volto dell’Arabia Saudita”. La prima spedizione, organizzata nel 2018, ha portato nel paese un manipolo di studenti di Harvard, per esempio. Il progetto è nato in seguito alla galeotta visita dell’influencer olandese-australiana Nelleke Van Zandvoort Quispel, in Arabia Saudita per motivi di lavoro. Qui, racconta Businessweek, la giovane ha notato le potenzialità del luogo e degli interessi locali, proponendo al principe Turki Al-Faisal di fare da interfaccia tra la nazione e il ricco occidente.

Al-Faisal, già capo dell’intelligence saudita e ambasciatore saudita per gli Stati Uniti d’America dopo l’11 settembre 2001, non ci ha messo molto a capire che il programma poteva funzionare: vendere il paese – e il suo governo – a colpi di selfie da invidia e panorami mozzafiato, affiancando le influencer alle forme più tradizionali di lobbying. In un’epoca in cui sempre più luoghi un tempo appartati e poco visitati sono diventati mete turistiche da Instagram, il piano potrebbe funzionare.

A stupire è anche quanta libertà venga concessa agli ospiti di Gateway Ksa. Se in Arabia Saudita una coppia non sposata rischia la prigione, ecco Lesley Anne Murphy, star del reality The Bachelor e ospite del programma, mentre riposa abbracciata al fidanzato, stesa sotto il cielo del deserto. Un privilegio – un diritto, a dire il vero – che sembra concesso solo a chi, come la Murphy, ha 400mila follower, a quanto pare.

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