Seleziona una pagina
sabato, Mag 27

Come nascono i nuovi prodotti Dyson | Wired Italia



Da Wired.it :

Le condizioni sono ferree: niente telefoni, niente foto, niente computer. Ma la visita al quartier generale globale di Dyson a Singapore, nella Saint James Power Station, che è anche un avanzatissimo centro di ricerca, e nella Singapore Advance Manufacturing, la fabbrica completamente robotizzata e digitalizzata appartata nella zona industriale della città-stato asiatica, vale l’esperienza.

La fabbrica è l’ultima iterazione di una serie di impianti avviati più di venti anni fa. La catena di montaggio è completamente robotizzata: in ciascun “box” un robot differente (ce ne sono più di 300 in tutto) performa una operazione a velocità e con precisione impossibile per qualsiasi operatore umano. Intanto, robot che ricordano i Dalek del Doctor Who passano tra i corridoio trasportando i pezzi semilavorati. Gli operatori umani, vestiti in modo casual, vengono accuratamente evitati. Il soffitto molto ampio contiene i grandi impianti di smaltimenti e filtraggio di tutti i fumi derivanti dalle lavorazioni. Qui, con la precisione infinitesimale di un impianto all’avanguardia costato “decine e decine di milioni di sterline”, popolato con robot di aziende giapponesi e tedesche specializzate nel settore, vengono assemblati a ritmo forsennato i piccoli motori elettrici Gen5 Hyperdymium.

La sede di Dyson a Singapore: St James Power Station

Foto Dyson

Saint James Power Station

Il centro di ricerca e quartier generale di Dyson a Singapore è un monumento di archeologia industriale che Sir James Dyson ha comprato e ristrutturato. Nato un secolo e mezzo fa come prima centrale elettrica del porto, abbandonato e poi riaperto come locale notturno “industriale” per un breve periodo, oggi è una struttura che è stata pensata per avere un impatto ambientale negativo. Non solo per l’uso di energia rinnovabile, ma anche per la riduzione degli sprechi: le pompe di calore raffreddano l’intero complesso a una frazione dell’energia necessaria in un ambiente condizionato in maniera tradizionale e un sistema di filtri e passaggi naturali dei flussi d’aria abbatte l’onnipresente umidità afosa e tropicale di Singapore. Il risultato è un ambiente interno molto gradevole e luminoso dove, su quattro piani di una struttura a cui si accede con una scala a spirale che richiama le pale di un motore Dyson, hanno sede i laboratori di ricerca, gli spazi degli ingegneri e parte dei fondamentali laboratori di prototipazione rapida (altri sono in altri edifici a a Singapore.

L’auditorium della St James Power Station Dyson a Singapore

Foto Dyson

L’auto Dyson in bella mostra

È tuttavia all’entrata che fa bella mostra di sé un prodotto che non ha mai visto la luce del sole. L’auto elettrica a guida autonoma progettata dagli ingegneri di Dyson e costata più di un miliardo di sterline. L’unico prototipo esistente di questa monovolume di dimensioni generose spiega perché James Dyson non si spaventa di fronte al fallimento: come ci aveva detto in una intervista, l’azienda ha imparato molto (il lavoro su batterie, robotica e motori elettrici viene usato oggi in altri prodotti) ma il settore non era economicamente percorribile: “I produttori di auto, dopo il dieselgate, creano prodotti elettrici in perdita per ottenere crediti “verdi” e soddisfare gli ambientalisti. Dal punto di vista commerciale non è un mercato sostenibile per noi“. Nel futuro, l’azienda ha un piano quinquennale che vale 2,75 miliardi di sterline già investiti in una prima fabbrica automatica di ecobatterie a Singapore a cui seguiranno altri in Cina, Malesia, Filippine e Polonia: “Software, connettività, intelligenza artificiale e batterie proprietarie di nuova tecnologia alimenteranno la prossima generazione di prodotti“, dice Sir James.

Il robot per la casa Dyson 360 Vis Nav

Immagine Dyson

Un nuovo robot molto veloce

Anthony Waldock è orgoglioso del nuovo robot per pavimenti di Dyson non solo perché è una delle “sue” creature: “La performance nella pulizia, la velocità di esecuzione, è notevole: casa mia ha quattro stanze e un corridoio, e il robot fa tutto in 30 minuti“.

La scala elicoidale della St James Power Station Dyson a Singapore

Foto Dyson

Il robot si chiama Dyson 360 Vis Nav, è più sottile rispetto alla precedente generazione, e secondo Dyson è sei volte più potente di qualsiasi altro robot aspirapolvere. A differenza della concorrenza, non ha spazzole ma utilizza solo l’aspirazione ciclonica sia direttamente sotto le ruote che lateralmente, grazie a un ingegnoso succhiello retrattile, che permette di pulire angoli, battiscopa e superfici difficili da raggiungere frontalmente. È costoso ma è un piccolo capolavoro di tecnologia, con sensori visivi che permettono di mappare e riconoscere la casa, gli ostacoli, le aree sporche da pulire. “Le immagini – dice Waldock – restano nel robot, non vanno nel cloud. La ricarica elettrica avviene secondo le necessità: il robot è assolutamente autonomo e sa quando deve tornare a fare il pieno di energia. Se il filtro viene tenuto pulito, e lui segnala quando lavarlo, è in grado di pulire benissimo“.

Ci sono almeno quattro sezioni dedicate alla ricerca e sviluppo delle varie funzioni del robot: dal software basato su machine learning alla gestione della mappatura della casa passando per i sistemi ottici e gli altri sensori. Ma anche la parte di ingegnerizzazione delle componenti, il processore (sviluppato da Intel), le 1,7 milioni di righe di codice per farlo funzionare (sviluppate tutte internamente, grazie agli sforzi fatti nel digitale dall’azienda negli ultimi anni), i motori, le ruote ad alta tenuta, le batterie ecologiche e più efficienti. Costruire un robot del genere è complesso praticamente quanto un’automobile, anche perché percorrerà centinaia e centinaia di chilometri, anche se solo sui pavimenti di casa. “Molta della tecnologia robotica usata – dice Kashyap Chandrasekar, responsabile di tutta l’area robotica – deriva da ricerca a medio e lungo termine fatta anche per altri prodotti. La casa però porta due sfide importanti: la sicurezza delle persone e la capacità di prendere decisioni su cosa fare in completa autonomia“.



[Fonte Wired.it]