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mercoledì, Feb 05

Come San Francisco è diventata la spina nel fianco d’America


Non è una megalopoli ed è grande quanto Siena, ma oggi la città culla della Silicon Valley viene vissuta solo dai super-ricchi, e dagli homeless agli affitti troppo alti è piena di problemi. Un estratto da “Questa è l’America”, il libro di Francesco Costa

(foto: Smith Collection/Gado/Getty Images).

Un articolo estratto da Questa è l’America (Mondadori), il nuovo libro di Francesco Costa, vicedirettore del Post

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Fino a centocinquant’anni fa San Francisco praticamente non esisteva. Quello che la trasformò in una vera città fu la corsa all’oro. Quando intorno alla metà dell’Ottocento si cominciò a trovare oro nella zona della baia, decine di migliaia di persone raggiunsero San Francisco e fecero fortuna; la sua stessa famosissima Chinatown nacque nel 1870 come insediamento degli operai cinesi nelle miniere. Di decennio in decennio la popolazione dell’intera regione crebbe moltissimo, ma San Francisco restò – ed è ancora oggi – una città statunitense atipica, perché non è una megalopoli: ha appena 800mila residenti ed è grande quanto Siena. E qui cominciano i problemi.

Un posto così piccolo che da più di mezzo secolo attira persone da tutta l’America e da tutto il mondo avrebbe avuto bisogno di un forte e ragionato programma di sviluppo immobiliare, invece da decenni a San Francisco e nei suoi dintorni non si costruiscono nuove abitazioni se non per i super-ricchi, e comunque sporadicamente. La contea di Santa Clara, che comprende una buona parte della cosiddetta Silicon Valley, negli ultimi cinque anni ha creato una nuova abitazione per ogni sei nuovi posti di lavoro. L’aumento della domanda e la contrazione dell’offerta hanno avuto conseguenze prevedibili sui prezzi. Oggi a San Francisco un posto letto – non una casa, non una stanza: un posto letto – può costare fino a 2.500 dollari al mese, se è in una buona posizione; altrimenti bisogna pagarne almeno 1.000 e rassegnarsi a vivere a un’ora o due di distanza dal posto in cui si lavora. Negli ultimi cinque anni il prezzo degli affitti e delle case è aumentato del 75 per cento; una famiglia di quattro persone che guadagna 100mila dollari l’anno è considerata a basso reddito. In America dicono: se vuoi sapere quanto costa una casa a San Francisco, guarda quanto costa una casa identica nel Midwest e aggiungi un milione di dollari.

Pur di evitare ore di pendolarismo, chi è sottoposto a turni di lavoro particolarmente duri decide sempre più spesso di dormire in macchina durante i giorni feriali, in uno dei tanti parcheggi della città e dei dintorni che restano aperti a questo scopo tutta la notte; capita anche agli agenti di polizia, tanto da avere spinto i commissariati a dotarsi di dormitori per i propri agenti pur di evitargli questo umiliante disagio. Come si è arrivati a questo punto? Un po’ perché manca fisicamente lo spazio, ma soprattutto perché i residenti si oppongono alle nuove costruzioni grazie a delle norme che gli permettono di fatto di mettere il veto sui cantieri nel proprio quartiere: ufficialmente per evitare la nascita di dormitori a cielo aperto, ufficiosamente per evitare il deprezzamento degli immobili esistenti ed evitare di rendere così più eterogenea la composizione demografica del posto in cui hanno comprato casa.

Non importa che la popolazione di San Francisco sia largamente di sinistra e che detesti Trump: quello che i repubblicani cercano di fare con i muri di confine e le norme contro gli immigrati, i progressisti bianchi e benestanti della California lo fanno con gli ostacoli allo sviluppo urbanistico posti allo scopo di preservare l’identità locale. Oggi la città viene vissuta di fatto solo dai super-ricchi, che sono presenti a San Francisco in quantità di gran lunga superiori al resto del paese. La percentuale di abitanti afroamericani, invece, è scesa in cinquant’anni dal 13 al 5 per cento: forse è l’unico posto d’America che è diventato più bianco, e non meno, col passare degli anni. E ci sono meno bambini che in qualsiasi altra grande città statunitense.

Questa situazione ha due conseguenze facili da immaginare. La prima è il traffico […]. In tutta la baia il traffico di automobili è tale che non ha più senso parlare di ore di punta: le code sono perenni, dall’alba al tramonto. […] La seconda è spesso la prima cosa che nota chi visiti in vacanza le città della California: la quantità di persone che vivono per strada. San Francisco è piena di senzatetto: non c’è una strada che ne sia priva, ma soprattutto ce ne sono alcune abitate e frequentate soltanto da persone senza casa, per interi isolati, come se la città avesse deciso di spingerle via dagli altri quartieri e raggrupparle nella stessa zona, per ridurre la percezione della loro presenza. […] In uno dei paradossi più feroci che si possano immaginare, però, queste persone – una ogni cento in città – non sono state lasciate per strada da un’economia in difficoltà e in recessione, bensì da una in grande espansione.

Anche per questo, le storie dei senzatetto californiani non somigliano affatto a quelle del resto del paese. Ci sono addirittura studenti dell’università di Berkeley – una delle più importanti, prestigiose e famose al mondo – che riescono a pagare la costosissima retta ma che a un certo punto per qualche motivo finiscono in mezzo a una strada, oppure in una casa minuscola con altre quindici persone. […] Tutti questi nodi generano grossi problemi di per sé, come abbiamo visto, ma in California di tanto in tanto si saldano e vengono al pettine tutti insieme.

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