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lunedì, Nov 04

Come si dorme nello spazio


Riposare è importante, sulla Terra come in orbita. A cambiare è però tutto il resto: a partire dal letto, come spiega in questo video un veterano della Nasa

Dopo un’intensa giornata dedicata alle attività di ricerca, anche per gli astronauti in missione spaziale arriva il momento di concedersi il giusto riposo. Il letto non c’è, il piumone nemmeno ma bisognerà pure chiudere gli occhi e provare a sognare un po’.

La serie di Wired It’s different in space indaga proprio le insondabili complessità della vita in orbita: qui l’ex astronauta della Nasa Mike Massimino racconta come un’attività piacevole sulla Terra – il sonno – si trasformi del tutto nello spazio.

Ovviamente, il letto canonico è solo un lontano ricordo. Sullo Space Shuttle gli astronauti utilizzavano una sorta di sacco a pelo (un po’ diverso da quello da campeggio) che includeva anche il cuscino e dei sistemi per agganciarsi ed evitare eccessive fluttuazioni. La promiscuità nello spazio fa parte delle regole del gioco: Massimino conferma che c’è più privacy in bagno che quando si va a fare la nanna.

Meno traumatico è invece lo scenario della Stazione spaziale internazionale: si dorme in una sorta di stanzetta che somiglia più a una cabina armadio che a una camera da letto, ma almeno si può personalizzarla. Dormire è importante per recuperare le forze ma anche per motivi scientifici: gli studi sul sonno in orbita sono importanti e forniscono numerose informazioni sull’organismo. Tuttavia, non c’è un training per imparare a dormire nello spazio: l’idea base, spiega Massimino, è che non serva, ti stanchi e chiudi gli occhi. Tuttavia, gli strumenti per isolarsi, come mascherine e tappi, sono utilissimi perché i rumori dei macchinari in sottofondo restano.

Quando si parte per lo spazio, la valigia la preparano gli addetti specializzati (non è un lusso, serve per evitare dimenticanze). Se un astronauta desidera portare il suo orsetto per favorire il riposo, nessuno glielo impedirà: le missioni devono funzionare alla perfezione: se un pupazzetto di Snoopy può aiutare la causa, non c’è problema.

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