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venerdì, Dic 06

Come si rimpiccioliscono i personaggi al cinema


Macro e micro devo spesso coesistere sul grande schermo, ma come è cambiata la rappresentazione dell’ultra-piccolo dagli anni Trenta a oggi? Ce lo spiega un esperto di effetti speciali

Complice il successo di film come la saga Avengers ci stiamo abituando a effetti speciali sempre più complicati sul grande schermo, ma ancora oggi vedere un personaggio rimpicciolito che interagisce nello spazio non ci lascia indifferenti. Spesso questo artificio visivo è già un grande assist narrativo in sé o lo diventa al servizio di storie cinematografiche: è il caso di Downsizing, il film con Matt Damon diretto da Alexander Payne uscito nel 2017 – lo trovate su Netflix – una metafora politica ed ecologista che prende spunto da un esperimento di miniaturizzazione, appunto.

In questo video Jamie Price, visual effect supervisor della pellicola, traccia una piccola storia della miniaturizzazione dei personaggi nei film, per spiegare anche l’evoluzione della tecnologia.

Si parte dal 1935, con The Bride of Frankstein e si arriva ai giorni nostri. Prima dell’avvento del bluescreen non c’erano molte opzioni per comporre elementi di fonti diverse nella stessa immagine e i visual effects di film che erano all’avanguardia, come quelli in Dr. Cycplos, oggi appaiono naturalmente un po’ deboli. Scopriremo meglio come vengono realizzate diverse tecniche, dalla prospettiva forzata al motion control, e perché il Signore degli Anelli rappresenta il culmine di un lungo percorso alla ricerca della coesistenza felice di personaggi di grandezze diverse nella stessa immagine.

Tuttavia anche in film contemporanei, come lo stesso Downsizing, c’è bisogno a volte di rifarsi a strumenti classici: perché anche al cinema spesso niente si crea o si distrugge, ma tutto torna utile.

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