Seleziona una pagina
sabato, Set 12

Come sono cambiati i consumi di tecnologia e digitale in Italia



Da Wired.it :

Il Rapporto Coop mostra luci e ombre del rapporto degli italiani con smart working, ecommerce e tecnologia dopo la pandemia

Carrello della spesa (Getty Images)
Carrello della spesa (Getty Images)

Da mesi ci stiamo chiedendo come la pandemia abbia impattato sul processo di digitalizzazione dell’Italia. La necessità di cambiare abitudini ricorrendo all’aiuto della tecnologia sul lavoro, in famiglia, negli acquisti – in modo repentino e a scossoni, e quindi non con un percorso graduale, che lascito ha? È indubbio che si siano velocizzate dinamiche che erano già in essere.

Lo smart working è cresciuto del +770% rispetto a un anno fa, l’e-grocery (la vendita di frutta e verdura online) del +132% e la digitalizzazione a tappe forzate delle attività professionali, come lavoro, didattica, servizi, sanità, ha generato una crescita stimata di questo segmento di mercato pari a circa 3 miliardi tra 2020 e 2021. Sono i dati che emergono dal Rapporto Coop 2020, redatto dall’Ufficio studi dell’Associazione nazionale delle cooperative di consumatori (Ancc) e della catena della grande distribuzione Coop. Lo studio quest’anno analizza gli effetti della pandemia sul comportamento degli italiani.

Effetti che sono stati, come era prevedibile, profondi e trasversali. E, soprattutto sul fronte del digitale, hanno riconsegnato risvolti a luci e ombre. Spiega Albino Russo, direttore generale Ancc-Coop, che “il 64% degli italiani con figli che frequentano la scuola, ritengono che i docenti dopo tutti questi mesi di didattica a distanza non siano tuttora pronti a portarla avanti adeguatamente. E – questa è la novità – nemmeno i loro stessi figli lo sono, nonostante siano nativi digitali”. Sempre nel rapporto viene spiegato che negli ultimi mesi sono aumentati i disagi psichici e sociali a svantaggio delle fasce deboli. I ragazzi iperconnessi che sono a rischio hikikomori (una forma estrema di isolamento) salgono nei primi sei mesi dell’anno del 250%, fino a toccare quota 1 milione.

Lo smart working

Grande protagonista di questo periodo è ovviamente lo smart working ma, anche qui, presenta facce diverse. “Siamo passati da meno di 600mila persone che lo facevano nel 2019 a una previsione di 3,3 milioni di persone per il 2021. Ma dalle nostre interviste, è emerso che non sia per tutti. E che anzi rischia di aprire nuove differenze sociali”, dice Russo. Se potessero decidere in autonomia, gli italiani che in futuro farebbero smartowrking tutti i giorni sono il 31%, solo qualche giorno alla settimana o al mese il 58%, mentre un 12% non lo farebbe del tutto.

Pesa, soprattutto per le donne, la difficoltà di concentrazione in casa per la presenza di altre persone (31% contro il 18% degli uomini), ma anche non aver ricevuto una formazione informatica specifica (anche qui, fanno peggio le donne con il 20%, mentre gli uomini si fermano al 7%). E poi c’è il tema, comune a entrambi i generi, dell’aumento delle ore di lavoro.

I nuovi comportamenti legati al digitale

Gli acquisti virtuali crescono e mantengono gli ottimi risultati raggiunti durante il lockdown: l’incremento delle vendite online tra il 2019 e il 2020 è stato del 26%. L’Italia del balzo in avanti digitale si vede anche in altri ambiti: 1 cittadino su 3 vorrebbe richiedere l’identità digitale Spid e in molti sognano città smart che siano più sostenibili dal punto di vista ambientale (68%) e con una migliore qualità dei servizi urbani (64%). Uno su 5 pensa di usare canali digitali per comunicare con il proprio medico in futuro e uno su 3 vorrebbe sperimentare una tele-visita.

Per quanto riguarda la spesa, “dopo il boom di marzo e aprile, non accenna a diminuire nemmeno la corsa al cibo acquistato online. A fianco dell’ecommerce puro però gli italiani sembrano voler optare per soluzioni miste”, spiega Russo. Il click & collect per esempio passa dal 7,2% delle vendite online del 2019 al 15,6% nella fase successiva alla pandemia. Si aggiunga il fatto che gli italiani non riescono a rinunciare al consiglio che può dare il commesso e quindi continuano a frequentare con piacere i negozi fisici.

In ogni caso, a costituire un deterrente per l’online è il caro prezzo: +25% rispetto al carrello fisico (marzo-giugno 2020). In realtà il divario di prezzo è diminuito rispetto al 2019, quando si attestava su un +35%, ma comunque tale da far sì che la spesa digitale sia un’abitudine diffusa tra le famiglie con redditi medio alti. Si passa dal 39% dei ceti popolari al 53% del ceto alto.

La sostenibilità

Mobilità e cibo sono due dei settori più investiti dalla tematica della sostenibilità. Nel rapporto si legge come il 27% dei manager intervistati dichiari che la mobilità dolce, a piedi, in monopattino, in bicicletta, sarà la tendenza che caratterizzerà in positivo la società italiana nei prossimi 3/5 anni.

L’attenzione all’ambiente si manifesta soprattutto quando si deve riempire il carrello della spesa: il 27% degli italiani acquista più prodotti sostenibili rispetto al pre-Covid. Il 21% ha aumentato gli acquisti in punti vendita che promuovono prodotti sostenibili e il 20% acquista di più da aziende che operano nel rispetto dei lavoratori. Infine, 1,7 milioni di italiani sperimenteranno gli acquisti green per la prima volta a emergenza finita.

La sfida ora è quella di proporre a scaffale prodotti sostenibili ma che abbiano un prezzo accessibile anche per i meno abbienti, che hanno parimenti sviluppato una sensibilità su questo tema negli ultimi mesi. Senza dimenticare, conclude Russo, che il prezzo in sé costituisce una leva importante: “Registrano buone vendite coloro che propongono prezzi bassi e i leader delle promozioni, non altri”.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]