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Cometa interstellare, come potremmo intercettare e studiare la prossima che passerà vicino alla Terra (con i giusti preparativi)

da | Set 14, 2025 | Tecnologia


Nel comunicato stampa in cui il Southwest Research Institute ripercorre i risultati del suo studio (una ricerca interna all’istituto, realizzata qualche anno fa e per ora mai pubblicata su riviste scientifiche), si parla di almeno 10mila oggetti interstellari che passano ogni anno entro l’orbita di Nettuno, di cui numerosi raggiungono anche quella terrestre. E grazie ai progressi tecnologici degli ultimi anni, sempre più spesso riusciamo ad accorgerci del loro passaggio: prima del 2017 non era mai capitato, con 3I/Atlas siamo già al terzo in appena 8 anni, e con strumenti come quelli dell’osservatorio Vera C. Rubin della National Science Foundation, diventerà ancora più facile, e frequente, in futuro.

Questo nuovo tipo di oggetti offre all’umanità la prima opportunità plausibile di esplorare da vicino corpi celesti che si sono formati in altri sistemi stellari”, spiega Alan Stern, vice presidente del Southwest Research Institute. “Il flyby di una cometa interstellare potrebbe fornirci informazioni incredibili sulla composizione, la struttura e le proprietà di questi oggetti, e aiuterebbe a espandere in modo significativo la nostra conoscenza dei processi che portano alla formazione dei corpi celesti solidi in altri sistemi stellare”.

La ricerca

Nel loro studio, i ricercatori texani hanno indagato in che modo è possibile avvicinare un oggetto interstellare di passaggio utilizzando le tecnologie attualmente disponibili. Entrare in orbita attorno a una cometa interstellare è impossibile, perché l’enorme velocità a cui si muovono, unita al fatto che percorrono traiettorie iperboliche – destinate cioè a portarli fuori dal Sistema Solare e non a metterli in un’orbita ellittica attorno alla nostra stella – non lasciano spazio per organizzare una simile missione con il poco tempo che si ha a disposizione dopo averli individuati.

Accontentandosi di un flyby, cioè di un sorvolo ravvicinato effettuato ad alta velocità, le cose cambiano notevolmente. Si potrebbero comunque raccogliere molte informazioni preziose sulla struttura di una cometa interstellare, sulla sua composizione chimica e su quella della sua chioma, con molte meno difficoltà tecniche rispetto a quelle che si affronterebbero per mettere una sonda nella sua orbita. Basandosi sulle informazioni relative al passaggio dei primi due oggetti interstellari identificati nel Sistema Solare (Oumuamua e 3I/Borisov) i ricercatori del Southwest Research Institute hanno messo a punto una missione di flyby diretta ad un’ipotetica cometa interstellare, dettagliando le specifiche della sonda, come andrebbe lanciata, e quali obiettivi scientifici potrebbe realisticamente avere.

La simulazione

Per verificare la fattibilità del loro progetto hanno quindi sviluppato un software con cui simulare una vasto repertorio di comete interstellari e le loro traiettorie all’interno dell’orbita terrestre, e l’energia necessaria per incrociarne il tragitto con una sonda lanciata dal nostro pianeta. E le simulazioni hanno confermato che una missione di flyby in quasi tutti i casi studiati richiederebbe velocità molto inferiori di quelle necessarie per raggiungere pianeti e satelliti del Sistema Solare.

L’esperto di meccaniche orbitali del Southwest Research Institute Mark Tapley ha quindi utilizzato il software per calcolare la traiettoria che avrebbe dovuto seguire la loro sonda ipotetica per intercettare l’ultima arrivata, 3I/Atlas, concludendo che le specifiche immaginate nello studio avrebbero permesso con facilità di portare a termine la missione. Basterebbe quindi farsi trovare pronti – con la sonda immaginata dall’istituto texano o un’altra con obiettivo simile progettata altrove – e nel giro di pochi anni potremmo incontrare da vicino, e per la prima volta, un oggetto proveniente dal di fuori dei confini del nostro Sistema Solare.

È estremamente incoraggiante che l’apparizione di 3I/Atlas abbia rafforzato l’argomento a favore di una missione verso una cometa interstellare che avevamo proposto nel nostro studio”, conclude Tapley. “Abbiamo dimostrato che non serve nulla di più complicato delle tecnologie e delle capacità di lancio già dimostrate da precedenti missioni della Nasa per incontrare questi visitatori interstellari”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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