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sabato, Feb 29

Con il tempo un italiano all’estero può perdere il suo accento?



Da Wired.it :

Secondo un’indagine recente, in molti, una volta lasciata l’ vorrebbero disfarsene. Con una linguista abbiamo cercato di capire se sia effettivamente possibile. Ma, forse, la vera domanda da porsi dovrebbe essere un’altra: perché desiderare di cancellare il proprio accento originario?

(Foto: unsplash.com)

Quanti di noi hanno trascorso un periodo della propria vita all’estero? Sempre di più, potremmo dire con una certa sicurezza. Tra programmi di formazione come l’Erasmus e periodi di lavoro in paesi stranieri, sempre più italiani si confrontano con una lingua diversa dalla propriaE dopo un po’ di tempo, un po’ di anni, viene naturale interrogarsi sul livello linguistico. Come parlo? Come scrivo? Mi capiscono? E la mia grammatica è decente? Infine un bel tormentone: l’accento. Molti sono convinti di svilupparne uno perfetto anche nella lingua seconda (che tecnicamente è cosa diversa rispetto a una lingua straniera). Questo obiettivo presuppone che, in qualche modo, si perda completamente il proprio di accento, quello della lingua madre. 

Beh, non vorremmo infrangere le vostre convinzioni, ma questo è di fatto un traguardo molto difficile – se non quasi impossibile – da raggiungere. Sì, in tantissimi vi avranno detto frasi del tipo: “Non avrei mai detto che fossi italiano!” oppure “Ma il tuo accento italiano non si sente per nulla” o, ancora, “Complimenti, parli davvero perfettamente la nostra lingua”

La verità è che nella maggior parte dei casi mentono. Parecchi in buona fede, per carità: può essere che, dopo molti anni in quel paese, riusciate a parlare per un paio d’ore senza “smascherarvi”. Ma se passaste, per dire, una giornata intera con degli “indigeni” – prima o dopo – l’accento della vostra lingua madre verrebbe fuori, anche solo fugacemente.

Questo è vero soprattutto se, nel paese straniero in questione, ci siete andati da adulti. Già perché di fatto, come ci spiega Cecilia Andorno, professoressa di linguistica all’Università di Torino e autrice, insieme ad Ada Valentini e Roberta Grassi, di Verso una nuova lingua. Capire l’acquisizione di L2 (Utet), le abitudini articolatorie si formano piuttosto presto. Insomma, la nostra capacità di produrre determinati suoni si sviluppa in gran parte quando siamo ancora giovani.

Come per molti altri aspetti fisici, anche il nostro apparato fonatorio perde progressivamente flessibilità; diventa, quindi, difficile pronunciare suoni su cui non siamo allenati fin da piccoli. In sostanza potremmo paragonare la pronuncia perfetta di un suono a una spaccata: serve moltissimo allenamento, ripetizioni e una certa elasticità, che la maggior parte di noi perde andando avanti con l’età.

C’è poi un altro motivo scientifico per cui è difficile conquistare un accento perfetto. Nelle nostre lingue madri siamo inconsapevolmente abituati a fare attenzione ad alcune caratteristiche del linguaggio, trascurandone altre. Cambiare queste abitudini inconsapevoli è molto complesso. Un esempio pratico? In italiano abbiamo quelle che a scuola ci hanno detto che si chiamano consonanti doppie. In realtà bisognerebbe chiamarle intense: hanno cioè una lunghezza maggiore rispetto al suono singolo. Pensate a pala e palla: quella l non è doppia ma “più lunga”.  

In italiano, quindi, la lunghezza delle consonanti conta. Ma in francese no. Perciò un parigino, per esempio, non è allenato a fare attenzione alla lunghezza consonantica, perché non gli serve, e fa fatica ad abituarsi a distinguere consonanti brevi e lingue, nonché ad abituarsi a pronunciarle in modo diverso.

Eppure, la vera domanda da porci forse è: perché dovremmo perdere il nostro accento originario? Una recente ricerca condotta da IPSOS per Babbel ci aiuta a riflettere. Sembra, infatti, che quasi la metà degli italiani vorrebbe disfarsene. E questo nonostante il nostro accento sia etichettato dagli stranieri come sexy, appassionato e amichevole. Insomma, continuiamo a dimostrarci sempre più inclini a mettere in secondo piano l’italiano rispetto ad altre lingue che ci sembrano in qualche modo più prestigiose.

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[Fonte Wired.it]