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venerdì, Ott 04

Con la Carta di Firenze è nata la prima corrente del Movimento 5 stelle


Firmato da un gruppo di attivisti “ribelli”, è un documento frondista che vuole anzitutto superare la leadership di Luigi Di Maio

Luigi Di Maio (foto: Cecilia Fabiano – LaPresse)

Nella notte tra il 3 e il 4 ottobre un gruppo di attivisti del Movimento 5 stelle ha pubblicato online un documento, noto come Carta di Firenze 2019, nel quale si delineano alcune proposte che i promotori dichiarano volte a cambiare il partito, come il superamento della figura del capo politico – ruolo attualmente ricoperto da Luigi Di Maio – e il passaggio della gestione della piattaforma Rousseau dalla Casaleggio Associati direttamente al Movimento.

La Carta non fa nomi, ragion per cui i ribelli del M5s non hanno ancora nomi e cognomi definiti (per quanto ci siano idee su chi possano essere i suoi appartenenti). I suoi autori scrivono solo di essere “cittadini attivi” interessati al futuro del Movimento, e di aver dato vita a queste proposte nel corso di un’assemblea che si è svolta a Firenze il 29 settembre scorso.

Un richiamo al passato

La Carta di Firenze 2019 si richiama al documento semi-omonimo redatto l’8 marzo del 2009 al termine di una giornata durante la quale Beppe Grillo riunì nel capoluogo toscano alcuni cittadini per raccogliere le loro idee. Quel testo comprendeva 12 punti – tra i quali il wifi gratis per i residenti e gli incentivi alle energie rinnovabili – ed è considerato uno dei passaggi chiave nella formazione del partito che sarebbe nato ufficialmente poco dopo, il 4 ottobre del 2009.

Quello che è stato appena pubblicato arriva a 10 anni esatti da quella data storica, e in un momento di crisi per i grillini. Retroscena giornalistici raccontano da tempo di un partito diviso e di parlamentari delusi da ciò che è diventato il progetto di Beppe Grillo e Gianroberto Caseleggio. Non si escludono scissioni né ulteriori cambi di casacca dopo quello della senatrice pentastellata Ilaria Vono, che il 25 settembre è entrata nel nuovo partito dell’ex premier Matteo Renzi, Italia Viva.

La Carta di Firenze si inserisce proprio in questo contesto. “In nome di una fraintesa responsabilità di governo, il Movimento ha rinunciato ai propri principi identitari”, si legge nel documento. “La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il M5s al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e soprattutto COERENZA” (il maiuscolo, come immaginate, non è nostro).

Le proposte

La Carta di Firenze si compone di cinque paragrafi e riguarda tutti gli aspetti del Movimento, dalla sua formazione al modo in cui opera, passando per la piattaforma Rousseau utilizzata per le votazioni online.

Gli autori del testo chiedono innanzitutto di convocare un’assemblea di attivisti per rivedere lo statuto e superare la figura del capo politico attraverso l’introduzione di organi collegiali ed elettivi che operino a più livelli (nazionale, regionale e provinciale). Propongono inoltre di rendere la piattaforma Rousseau più trasparente, facendo sì che gli esiti delle votazioni siano verificabili; di favorire una riorganizzazione dal basso attraverso una maggiore partecipazione degli attivisti e la creazione di tavoli di lavoro permanenti che coinvolgano i gruppi locali; e anche di pensare a un codice etico che imponga il rispetto del mandato elettorale ed eviti l’insorgenza di qualsiasi tipo di conflitto d’interesse.

A detta della fronda M5s, è importante che gli esponenti del Movimento aderiscano sempre ai principi su cui è stato fondato, e che la base possa verificare il rispetto di questi principi. Per questo propone di creare nuovi strumenti di confronto tra la base e i portavoce e di consentire a tutti gli iscritti di “avviare consultazioni referendarie e interrogazioni agli organi di vertice del Movimento”.

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