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giovedì, Dic 30

Con la quarta stagione Cobra Kai vola sempre più in alto



Da Wired.it :

La quarta stagione di Cobra Kai è probabilmente la migliore dopo il sorprendente esordio che aveva caratterizzato questa “operazione nostalgia” in forma di sequel del cult degli anni ’80 Karate Kid. Cobra Kai 4dal 31 dicembre su Netflix dimostra definitivamente – se ancora ce ne fosse il bisogno – di appoggiarsi su un impianto narrativo solido e su personaggi che hanno sempre qualcosa di nuovo da dire. Finora gli autori si erano affidati a una struttura basata sul ribaltamento del punto di vista tramite la riproposizione sistematica di situazioni e personaggi del passato prestati a una rielaborazione delle dinamiche che avevano caratterizzato la trilogia cinematografica: lo scopo era ed è quello di trasformare i villain in eroi e gli eroi in antagonisti. Facciamo un passo indietro: alla fine della terza stagione abbiamo visto l’esuberante e autoritario Johnny Lawrence (William Zabka) e il pacato Daniel LaRusso (Ralph Macchio) forzarsi a un’alleanza improbabile dopo che il ritorno del fondatore di Cobra Kai, John Kreese, aveva messo in difficoltà i due rivali. 

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La quarta annata esordisce con un registro comico basato sulle baruffe che inevitabilmente permeano la relazione tra i due antichi rivali mentre tentano di preparare i rispettivi studenti al Torneo di Karate della Valle. Chi perderà dovrà abbandonare la disciplina sportiva, quindi la posta in palio è tanto alta da giustificare l’accantonamento di rivalità e differenze. Tuttavia, la convivenza dei due maestri e dei rispettivi metodi sembra impraticabile: lo stile di attacco aggressivo di Johnny – che sottopone i ragazzi ad allenamenti estremi – e quello – strutturato intorno alla difesa di Daniel, intento a insegnare la meditazione e la pesca della carpa ai riottosi teenager – sono apparentemente inconciliabili come lo sono le personalità dei due insegnanti, caratterialmente opposti ma parimenti cocciuti e invidiosi l’uno dell’altro. L’ilare contesa sottende alla disamina di un argomento più serio, quello della didattica e della formazione dei giovani. Miguel & co. si avviano all’età adulta facendo le proprie scelte, e auspicabilmente, dimostrando più saggezza dei propri mentori, tanto da arrivare a elaborare un felice compromesso. 

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Come accennato, il contrasto tra la noiosa saggezza di Daniel e gli esagitati tentativi di Johnny di riportare in auge il machismo degli anni ’80 costituisce un irrinunciabile sollievo comico, specialmente nella prima parte della stagione. Il registro cambia nella seconda parte, facendosi più drammatico. A promuovere la narrazione in questa direzione l’introduzione di un nuovo personaggio, la giovanissima vittima di bullismo Kenny, arruolato tra i membri del dojo di Kreese. A lui viene concesso fin troppo tempo, con il risultato di rendere poco scorrevole e focalizzata la seconda metà della narrazione. Il sospetto è che gli autori preparino il terreno per la nuova generazione di protagonisti (dopo che Miguel, Sam e gli altri liceali si saranno diplomati) tuttavia questa appare una mossa prematura. Come annunciato alla fine della terza stagione, la quarta culminerà con il torneo della Valle. Preceduta da allenamenti estenuanti, è il pretesto per una miriade di coreografie marziali impeccabili coordinate dal talentuoso Don Lee di Daredevil, tra le più memorabili del panorama seriale recente.

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L’impianto narrativo di questa quarta stagione è l’ennesimo variazione sul tema delle precedenti: anche qui un villain visto in Karate Kid ha l’opportunità di mostrare le proprie ragioni e offrire una sua versione degli eventi che di fatto inficia il punto di vista precedente. Questo espediente ha finora favorito un processo di redenzione almeno parziale del personaggio che si è sempre ripetuto senza variazioni, ma che dopo tre stagioni viene decostruito dall’arrivo del sociopatico Terry Silver (Thomas Ian Griffith). Quest’ultimo, di nuovo alleato con Kreese, era colui che aveva crudelmente tormentato Daniel in Karate Kid 3. Il suo avvento movimenta la storia e dona alla serie nuove dinamiche, fino a un cliffhanger sbalorditivo che lascia lo spettatore in fibrillazione per la successiva stagione. 

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È piuttosto raro assistere a una serie di tale vitalità dopo quattro annate e che si avvia coraggiosamente a una quinta rivoluzionando se stessa e il proprio format. Cobra Kai promette di farlo grazie all’aggiunta di Silver e all’evoluzione del personaggio di Tory. È grazie a lei che si spezza il sistema di corsi e ricorsi che ha costituito la quadrilogia. In lei si fondono gli spiriti dei personaggi dei giovani Johnny e Daniel, e di fatto la dissoluzione di questo dualismo costituisce un punto di rottura con il passato. Silver, figura irredimibile, è l’altro strumento di frattura: la quinta stagione ripartirà di fatto da zero e l’entusiasmo per il futuro non scritto di Cobra Kai è già alle stelle.



[Fonte Wired.it]