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lunedì, Nov 16

Con padre Livio Fanzaga il complottismo abbatte una nuova barriera dell’idiozia



Da Wired.it :

AI microfoni di Radio Maria, il prete parla del Covid come di “una dittatura sanitaria e cibernetica”. Nel 2016 aveva definito il terremoto nel centro Italia un castigo divino per le nozze gay. Perché Bergoglio non lo spegne?

Mentre la pandemia miete centinaia di vittime giornaliere, satura gli ospedali e mette in ginocchio economicamente il paese, sembra che ai media italiani quello che davvero importi sia il parere al riguardo di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria. I suoi deliri nel weekend hanno trovato spazio sulle prime pagine e nei servizi dei principali giornali e tv nazionali, come se il Fanzaga-pensiero contasse effettivamente qualcosa nelle dinamiche nel paese. A suo modo di vedere, il coronavirus è “un progetto volto a fiaccare l’umanità, metterla in ginocchio, instaurare una dittatura sanitaria e cibernetica, creando un mondo nuovo che non è più di Dio Creatore. Il mondo di Satana. Dove saremmo tutti degli zombie. È un progetto, non una cosa campata per aria. Vorrebbero realizzarlo entro il 2021”.

Ora, viviamo già in un paese in cui, per ovvi motivi legati alla loro posizione politica, dobbiamo sorbirci quotidianamente gli sproloqui di figure come Matteo Salvini sulla pandemia. Come nella giornata di ieri, quando incalzato da Giletti a Non è l’arena si è lanciato nella solita teoria complottista secondo cui la cura per il Covid-19 ce l’abbiamo sotto mano, è l’idrossiclorochina, ma siccome non è abbastanza remunerativa, le grandi case farmaceutiche, capitanate dall’Oms, ci impediscono di intraprenderla. Si tratta del leader del principale partito italiano, una cosa che se da una parte fa rabbrividire, dall’altra spiega perché gli venga dato un palcoscenico in cui dire queste cialtronerie. Dal momento che di pericoloso negazionismo e complottismo sanitario ne sono già piene le nostre istituzioni politiche, andare a pescare nell’ampia platea del fanatismo popolare per spingere ogni volta più in alto l’asticella della vergogna non ha allora alcun senso.

Chi è padre Livio Fanzaga, per meritarsi tutta questa eco mediatica? In un paese laico per Costituzione, già il fatto che l’unica radio che riceva segnale in ogni anfratto dello stivale sia Radio Maria fa riflettere, così come fanno riflettere i milioni di finanziamenti pubblici che riceve. Ma al di là di questo, a sfogliare i giornali di ieri la sensazione era che a pronunciare le frasi su zombie, satana e dittatura sanitaria fosse stato il Papa, per la copertura che è riuscito a ottenere. Trattasi invece di un signor nessuno, sconosciuto ai più, divenuto personaggio di dominio pubblico proprio per effetto del megafono offertogli dai media. Nella gran parte dei casi, gli articoli dedicatigli mancavano di un contraddittorio, non vi era traccia di un giudizio sulle insensatezza pronunciate da parte del giornalista di turno, alcun fact-checking o contestualizzazione di sorta. 

Nessuno ha raccontato, per esempio, chi è realmente padre Livio Fanzaga. Uno che dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili augurava la morte alla senatrice promotrice Monica Cirinnà, sottolineando che “arriverà il giorno dei suoi funerali”; uno che si è più volte scagliato contro l’evoluzionismo di Darwin, definito “una storiella a cui crede soltanto la Repubblica e il Corriere”; uno che ha definito il terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016 un castigo divino per le nozze gay, dopo averlo già detto nel 2009 con L’Aquila; uno che invitava i genovesi a non usare i bus urbani, visto che su alcuni campeggiava la pubblicità dell’Unione atei, agnostici e razionalisti; uno che rivolgendosi ai giornalisti dell’Espresso Gianlugi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, autori di alcune inchieste sul Vaticano, aveva detto “quasi quasi li impiccherei”. E via così, in una lista infinita di prove del fatto che la libertà di pensiero ed espressione è sì sacrosanta in una democrazia, ma che quando essa si trasforma in libertà di fare disinformazione la censura può essere un esercizio ancora più democratico.

Quello di padre Livio Fanzaga è il delirio innocuo di un semplice buffone, almeno fino a quando non gli si offre una vetrina nazionale, che si somma alle vetrine date ad altri personaggi della stessa caratura, come Alessandro Meluzzi, per dirne uno. A furia di dedicare articoli e ospitare in tv gli autori di teorie senza capo né coda come loro, si finisce per normalizzare le cialtronerie che propalano, in un contesto nazionale già vulnerabile e dove complottismo e negazionismo trovano terreno più fertile del solito. Non c’è solo un problema di eco mediatica delle castronerie, ma anche di un giornalismo che ha smesso di esprimere giudizi, di approfondire, di smentire. La tesi del virologo vale come quella del padre negazionista e spesso figure di questo tipo vengono messe a discutere faccia a faccia in un salotto televisivo, un format che svilisce il valore della competenza. Il giornalismo ideale è invece quello che smette di dare spazio al padre Livio Fanzaga di turno, o che al massimo riporta sì i suoi deliri, ma li tratta come tali.

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[Fonte Wired.it]