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Con una bassa alfabetizzazione, l’Italia rischia grosso

da | Set 10, 2025 | Tecnologia


Vengono definiti adulti con una bassa alfabetizzazione e, in Italia, sono molti di più di quanto si possa pensare. Il dato è emerso nel rapporto pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) Education at a glance 2025 che ogni anno monitora il livello di istruzione. Il 37% degli italiani adulti riesce a comprendere solo testi brevi e con un vocabolario semplice, contro una media Ocse del 27%. Si tratta di più di un italiano su tre, con un età compresa tra i 25 e i 64 anni. A essere in una condizione a dir poco drammatica non è solo l’Italia. Una percentuale rilevante di adulti che vivono nei 38 paesi Ocse ha una bassa alfabetizzazione. In sostanza, in una scala che va da 0 a 5, queste persone si fermano a 1. Questo significa che queste persone sono in grado di comprendere solo testi con informazioni minime e semplici e non testi complessi.

Ci laureiamo poco e in ritardo

Una delle cause è rintraccabile, sempre secondo il rapporto, nel grado di istruzione universitaria. L’Italia risulta fanalino di coda per quanto riguarda la percentuale di laureati che si ferma al 22% contro la media Ocse del 42%. Oltre a questo, il rapporto evidenzia che solo il 32% degli adulti tra i 25 e i 34 anni hanno completato gli studi superiori, a fronte di una media europea del 48%.

Ma non basta: anche il 16% dei laureati italiani adulti ha competenze di alfabetizzazione basse, a fronte di una media Ocse che scende al 10%. Un dato sorprendente, forse persino drammatico, dato che una scarsa alfabetizzazione ha gravi ripercussioni su ogni aspetto della vita, dalla fiducia nelle istituzioni al benessere, dalla capacità di gestire risparmi fino alla capacità di distinguere una notizia vera da una fake news. Senza contare la possibilità di trovare una buona occupazione. Le persone con un livello d’istruzione più elevato, infatti, sono di norma meno esposte al rischio disoccupazione e percepiscono salari più elevati.

E siamo pure pagati poco

Una delle ragioni di questa scarsa istruzione potrebbe risiedere nel fatto che laurearsi in Italia sia meno premiante rispetto ad altri paesi. Una condizione che non stupisce più e che, evidentemente, condiziona sempre di più le scelte di ragazze e ragazzi che preferiscono non intraprendere o abbandonare il percorso universitario. L’Italia rappresenta il caso peculiare di un paese che combina una bassa percentuale di laureati con un basso salario, a differenza di paesi come Cile o Colombia in cui i pochi laureati riescono ad avere elevati ritorni economici, giustificando così l’investimento nell’educazione che in Italia ha sempre meno attrattiva.

Nella maggior parte dei paesi Ocse i tassi di completamento del percorso universitario sono ancora bassi. In Italia il 37% delle matricole universitarie riesce a completare il ciclo di studi entro i tre anni previsti. Il dato sale però al 56% se si considera uno sforamento di circa tre anni. A confronto, il tasso medio di completamento nella zona Ocse corrisponde al 43% entro i tempi previsti, e 70% dopo tre anni.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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