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lunedì, Gen 25

Conte, il capitano dimezzato nell’Italia che non trova una leadership



Da Wired.it :

L’attuale crisi – e ciò che ne deriverà – è la perfetta metafora di un paese che non riesce a salvare se stesso, altro che “governo di salvezza nazionale”

Tutto si sbloccherà probabilmente nelle prossime ore, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte salirà al Quirinale per dimettersi e cercare così di far germogliare davvero la famosa quarta gamba che sostenga un suo esecutivo Ter, passaggio che lo proietterebbe davvero – fra le più fantasiose alleanze gialloqualcosa e la pandemia – nella storia dei premier più longevi e trasformisti della Repubblica.

parlamento
(foto: Fabio Cimaglia / LaPresse)

Eppure Conte in questi giorni, pur avendo incassato due volte la fiducia di cui una in maniera strettissima (e relativa) al Senato, è apparso come il comandante di una nave che nel pieno della tempesta non riesce più a stabilire una rotta, neanche a recuperare quella timida e abbozzata fino a quel momento, e anzi rischia a ogni incertezza l’ammutinamento di un pezzo dell’equipaggio. In fondo è un po’ quello che sta infine avvenendo, con Pd e M5S che sembrano essersi decisi a spingerlo con più decisione nelle mani di Sergio Mattarella, per non rischiare (sempre a palazzo Madama, nei prossimi giorni) il naufragio sul voto relativo allo stato della giustizia, primo pretesto utile per votare contro il guardasigilli Alfonso Bonafede. Dove perfino i 156 voti favorevoli potrebbero essere un miraggio.

(Photo by AM POOL/Roberto Monaldo/Getty Images)

Gli sviluppi sembrano chiari: i “costruttori” (anche detti “volenterosi”) non sembrano palesarsi. In linea con la tradizione parlamentare vogliono poltrone, ministeri, sottosegretariati, sottobosco di governo e neanche troppo. Per farlo non basta un rimpastino dentro il Bis, serve un nuovo governo Ter in cui riassegnare da zero ogni casella disponibile: come se al primo porto in cui riposare e al cambio dei marinai l’equipaggio decidesse che vanno ridiscussi tutti i ruoli. Che il mozzo sarà vicecomandante, per esempio, e il cuoco timoniere. E chissà se il capitano ce la farà, a rimanere al proprio posto. Il dubbio dell’avvocato in fondo è tutto qui: non è il governo ma le sorprese dietro l’angolo.

Le dimissioni servirebbero davvero a spaccare Forza recuperare qualche incerto di Italia Viva, convincere definitivamente un paio di Udc per dare un minimo di affidabilità in più a una maggioranza virtuale retta da quel tale senatore che non vale più neanche la pena di nominare? Nessuno può saperlo: saranno i gruppi parlamentari a decidere sulla base di quello che troveranno sul piatto e delle manovre dei più furbi. Come sempre. L’Italia è amante dell’uomo forte, è vero, ma a ben vedere allergica – anche per l’assetto istituzionale – alle vere leadership in stile Merkel: durature, coerenti, affidabili, politiche in senso stretto.

Tutto questo, ovviamente, se ne infischia di quello che servirebbe davvero. Dei vaccini che non arrivano, della campagna per gli ultraottantenni che slitta di settimane se non mesi lasciando nell’angoscia milioni di famiglie, di mettere a punto un piano serio e affidabile da presentare nei tempi all’Europa per iniziare a ricevere i soldi di cui siamo primi beneficiari col 30% totale del Recovery Fund. E ancora di dare continuità – ma anche sostenibilità: l’Inps, per esempio, ha già un buco di 20 miliardi, più di 15 dei quali legati ai provvedimenti di sostegno al reddito dello scorso anno, i nodi iniziano a venire al pettine – alle misure di transizione prima che arrivi l’ossigeno del piano della Commissione, su cui la stessa Europa mette la faccia per i prossimi trent’anni. Una cosa è certa: in queste condizioni ogni passaggio al Senato rischia di rallentare l’azione dell’esecutivo più di quanto, forse, non accadrebbe lasciando dipanare in tempi rapidi un breve giro di colloqui, un reincarico e il varo di un Conte Ter (Renzi permettendo) con i necessari passaggi parlamentari.

Non reggeremmo un minuto di più, nelle condizioni in cui il paese si trova, con la criminalità organizzata che ancora più che in passato ha ormai sostituito le istituzioni in larghe fette del territorio, con l’occupazione in caduta libera al termine del blocco dei licenziamenti, con l’Unione Europea che oltre ai progetti chiede anche le riforme giuste (giustizia, corruzione, Pa e altre) ad accompagnarli. E in fondo anche il progetto a cui Conte si affiderebbe dimettendosi e cercando un nuovo incarico poggia su basi fragilissime: i liberali a destra sono da sempre una mezza illusione, il riformismo non significa più nulla e l’europeismo non basta, nonostante fuori dall’Europa non sapremmo neanche da che parte guardare, nel pieno della pandemia che ha cambiato la storia. Servirebbe una leadership vera, in questo momento, perfino nella confusione di una crisi: dovremo accontentarci di un capitano a mezzo servizio, garante e ostaggio di un sistema istituzionale inefficiente e inaffidabile, Quirinale escluso.

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[Fonte Wired.it]