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lunedì, Dic 28

Conti correnti in rosso, cosa cambia da gennaio



Da Wired.it :

Nuove norme impongono lo stop agli addebiti di utenze e al pagamento automatico di stipendi e contributi per famiglie e imprese con i conti correnti scoperti

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Da gennaio cambiano le regole di gestione dei conti correnti “in rosso” per famiglie e imprese. In base a quanto previsto con l’entrata in vigore delle nuove norme dell’Eba, l’Autorità bancaria europea,  dal nuovo anno i clienti con il conto corrente scoperto potrebbero vedersi bloccati gli addebiti delle utenze, le rate di mutui o finanziamenti, così come i pagamenti degli stipendi e dei contributi previdenziali, nel caso delle imprese.

Insomma, se sul conto corrente non c’è liquidità sufficiente per coprire gli addebiti e le spese automaticamente concordate, la banca potrà bloccare quelle transazioni e cancellerà anche in automatico il Rid relativo a quel tipo di pagamento, ovvero la disposizione di pagamento.

Inoltre, le nuove norme prevedono anche una stretta di tipo legale, poiché il cliente sarà anche considerato subito moroso nei confronti del titolare del Rid. Dopo tre mesi di mancati pagamenti superiori ai 100 euro, inoltre, la banca dovrà segnalare il cliente alla centrale rischi come cattivo pagatore, e la sua situazione di “rosso” sarà classificata come “credito malato”.

Come riporta il centro studi Unimprese, che ha lanciato l’allarme, questo potrebbe avere effetti ancora più gravi nel caso per le imprese, perché la segnalazione di cattivo pagatore potrebbe tradursi in quel caso anche in maggiori difficoltà di accesso al credito. Secondo Salvo Politino, vicepresidente di Unimpresa, “c’è il rischio di una fortissima stretta al credito, conseguenza inevitabile delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli arretrati”.

Il nuovo giro di vite inoltre, si legge ancora nelle parole di Politino, riduce anche quelle “quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia Covid, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti”.

Peraltro, sul fronte economico, proprio il mondo dell’impresa ha pagato uno dei prezzi più alti alla crisi economica legata alla pandemia. Secondo i dati del centro studi di Confcommercio, a seguito del crollo dei consumi di oltre il 10,8% nel 2020 si stima una perdita complessiva di quasi 305mila imprese nel settore del commercio non alimentare e dei servizi, con 390mila imprese chiuse definitivamente a fronte di 85mila nuove attività.

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[Fonte Wired.it]