Seleziona una pagina
sabato, Ott 30

Cop26, da Milano a Glasgow in bici per lottare contro la crisi del clima



Da Wired.it :

Svizzera, Germania, Francia, Lussemburgo, Belgio, poi Inghilterra, con Londra,  e finalmente Scozia. Da Milano a Glasgow in bicicletta. Obiettivo, portare un messaggio forte ai grandi della Terra , riuniti per la conferenza del clima Cop26: contenere il riscaldamento globale al di sotto del grado e mezzo. Tema ambizioso su cui si gioca il successo del vertice che avrà luogo nel Regno Unito e  il cui antipasto è andato in scena in Italia alla fine di settembre

Lui si chiama Omar Di Felice, il progetto “Bike to 1.5”. Romano, quarant’anni, si definisce ultracyclist, alla stregua degli ultrarunner, atleti capaci di correre anche per cento chilometri senza mai fermarsi. Stessa razza: lui ne ha percorsi mille e seicento, da Parigi a Roma, di filato e sempre in sella alla fidata due ruote. Una passeggiata per chi, come lui, ha attraversato il deserto del Gobi in Mongolia, l’Alaska ed è arrivato a oltre cinquemila metri di quota fino al campo base dell’Everest. Piccoli assaggi di un curriculum lungo due pagine. 

Questa volta Di Felice, partito da Milano sabato 23 ottobre e destinato a raggiungere la Scozia il 30, in tempo per l’inaugurazione della Cop26, non sfida solo sé stesso. Il ciclista capitolino, laurea in design e un’attività di motivatore e ambassador per diversi brand tecnici che funziona a pieno regime, ha scelto per la prima volta di legare la sua impresa al tema forte della lotta al cambiamento climatico

Cop26

L’incontro chiave per affrontare la crisi climatica

Arrow

Una diretta tutte le sere su Facebook

Sulla strada per la Scozia compirò un percorso di formazione in otto tappe con il supporto scientifico di Italian Climate Network (ong che sarà presente all’appuntamento mondiale, ndr). Ogni sera alle 21 saremo in diretta su Facebook con un ospite diverso ma esperto delle tematiche legate al Cop. Sentivo il bisogno di organizzare le osservazioni raccolte duranti i miei viaggi aggiungendovi una base scientifica – racconta al telefono con Wired mentre pedala pochi minuti dopo la partenza dal capoluogo lombardo -.  Anche perché il cambiamento climatico l’ho visto coi miei occhi: ho cominciato nel 2011 e pedalando al circolo polare la differenza, dopo un decennio, è evidente. Ho notato la riduzione e l’arretramento delle zone glaciali, ma anche eventi meteo estremi completamente inattesi, nubifragi oggi non più sporadici: chi, come me, vive la natura non può non accorgersi di quello che sta accadendo”. 

“Semplificare i messaggi sul clima”

Molto attivo nelle scuole, dove da tempo racconta ai giovani studenti le sensazioni di un esploratore moderno, Di Felice avverte il bisogno di semplificare i messaggi sul cambiamento climatico: “Noi, che non siamo addetti ai lavori, siamo esposti a stimoli contraddittori. Noto che oggi la gente comincia a essere sensibile alle tematiche ambientali: ma proprio per questo motivo le persone hanno più che mai bisogno delle spiegazioni che non hanno il tempo di trovare da sole. Risposte  credibili alle domande che ci facciamo tutti. Il motivo di questo viaggio è  usare la mia popolarità e le mie piattaforme per veicolare questi messaggi rendendoli accessibili”. 

Ha quasi settantamila follower su Facebook, una community molto attiva, l’attivista capitolino. Che viaggia, però, da solo. Come sempre. In spalla una quindicina di chilogrammi di attrezzatura, tra cui tutto l’occorrente per le dirette. Come si resiste alla fatica? “La cosa bella è che il nostro corpo possiede risorse che non sappiamo di avere, e che scopri solo quando ti metti in gioco, uscendo dalla zona di comfort. Io voglio esplorare i miei limiti: è una ricerca molto intima che ognuno porta avanti con le proprie modalità. Non è molto differente da chi, dopo una settimana di lavoro, si allena e poi affronta una maratona correndo per 42 chilometri”

Deluso dal ciclismo professionistico, frequentato per un anno e mezzo da giovane, Di Felice è stato in grado di crearsi una seconda vita su misura: “Se prima contava molto di più l’aspetto della performance oggi, a quarant’anni, le motivazioni sono diventate più interiori”. Sono le stesse che porteranno a Glasgow tanti attivisti da tutto il mondo. Giovani e non, che si sono sobbarcati spese enormi per essere lì, nel luogo dove si prenderanno le decisioni. Impazienti di partecipare  a un appuntamento annunciato come epocale. Ma che, date le tante defezioni già annunciate da parte dei maggiori leader, rischia di trasformarsi nell’ennesimo fallimento. 



[Fonte Wired.it]