Guterres ha poi proseguito affermando che “non vogliamo vedere l’Amazzonia trasformata in una savana. Ma è un rischio reale se non cambiamo direzione e non riduciamo fortemente le emissioni al più presto”. Il segretario ha precisato che servirebbe una riduzione dei gas serra del 60%. La soglia fissata a Parigi, ha aggiunto, sarà certamente superata per qualche anno, ma è possibile tornare nei limiti entro la fine del secolo: occorre, però, agire con convinzione cambiando passo.
Moderatamente ottimista Simon Stiell, inviato Onu per il clima. “Grazie alla cooperazione climatica organizzata dalle Nazioni Unite e agli sforzi nazionali”, ha dichiarato, “l’umanità sta ora chiaramente piegando la curva delle emissioni verso il basso per la prima volta, anche se ancora non abbastanza velocemente. Sebbene la direzione di marcia migliori di anno in anno, abbiamo bisogno di una maggiore velocità e di aiutare un maggior numero di Paesi a intraprendere azioni climatiche più incisive”.
Transizione giusta e ruolo delle città
Infine, non va dimenticato come fare la transizione. Che sia giusta. “Molti paesi riconoscono che l’azione climatica deve mettere al centro le persone, ed essere inclusiva, democratica, partecipata. Solo così – afferma Martinelli di Can Europe – si evitano i colpi di coda dei negazionisti”. Altra nota interessante: “Molti dei piani presentati contengono un riferimento alle città e al loro ruolo”, fa notare Caterina Sarfatti, direttrice per l’Inclusione e la Leadership globale di C40 Cities, il network delle più grandi città del mondo, che da sole rappresentano un quarto del pil globale. “Non dimentichiamo che è a livello locale che la transizione può diventare davvero più giusta: sono i sindaci che hanno il polso della situazione dei cittadini, possono agire sulle bollette, sul trasporto sostenibile, sull’efficientamento energetico: l’impegno preso alla Cop28 di Dubai di riconoscerlo mi pare sia stato mantenuto”. “Anche se alcuni governi si oppongono al progresso o restano indietro, i cittadini, le comunità e le imprese continuano a spingere l’economia reale verso un futuro sostenibile e più verde”, ha aggiunto l’amministratrice delegata della European climate foundation (un’iniziativa filantropica continentale) Laurence Tubiana. “Una maggiore inclusione delle prospettive locali e uno sforzo globale sostenuto sono necessari per colmare il divario tra le azioni attuali e gli obiettivi ambiziosi necessari per affrontare efficacemente la crisi climatica“.
Negli Ndc presentati fino a oggi appaiono anche riferimenti alle politiche di genere e ai piani di adattamento; tanti anche i Paesi che hanno adottato leggi e regolamenti specifici sul clima. Sono menzionati spesso, infine, foreste e oceani, il cui ruolo nella lotta al riscaldamento globale non può più essere sottovalutato. Ora l’appuntamento è a Belém.
