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Copernicus Land Monitoring Service, perché il servizio di monitoraggio del suolo da satellite è fondamentale

da | Lug 9, 2025 | Tecnologia


La sfida non è creare i dati, e nemmeno averli precisi, è riuscire a trasformarli in informazioni e tradurli in interventi specifici ed efficaci per ogni singolo luogo. Anche i satelliti spaziali hanno gli stessi problemi degli abitanti terrestri, nonostante riescano ad abbracciare intere fette di pianeta con un solo sguardo. Indurre all’azione concreta. Quelli di Copernicus lo ammettono in modo trasparente attraverso la voce di chi vi lavora ogni giorno per prendersi cura del suolo, qualsiasi tipo di vegetazione lo copra: il network del Copernicus Land Monitoring Service. Questo servizio tematico, uno dei sei del programma Copernicus (gli altri si occupano di atmosfera, mare, clima, sicurezza ed emergenze), ha tenuto la sua assemblea generale a Cracovia e Wired Italia è andato ad incontrarne alcuni membri. Tutti concordano che, per aiutare la Terra dall’alto, servono anche servizi dal basso. In particolare dati, partnership e competenze.

Si ad alleati privati, no (per ora) all’ai

L’annuncio ufficialmente al centro dell’incontro è l’upgrade della risoluzione per la mappa forestale di copertura del suolo. Passando da 100 metri a 10 metri, i vantaggi per il monitoraggio ambientale in arrivo sono evidenti, soprattutto in casi di riforestazione o di vegetazione giovane, oppure semplicemente di taglia piccola. “Dipende dalle densità e dai pattern – commenta Fred Stolle,  il vicedirettore del programma per le foreste del World Resources Institute – bisogna aver chiaro a cosa servono le immagini. La risoluzione elevata non è sempre funzionale: a volte fornisce troppo dati e causa problemi, anche solo per conservarli e gestirli”.  Scegliendo esempi da foreste e città di ogni parte del mondo, tornando con la mente a Cracovia, Stolle precisa che, per creare valore, i nuovi dettagli forniti dai satelliti Copernicus avranno sempre e comunque bisogno di una rete e delle partnership. Anche con i privati, ci si prova.

Stolle racconta di quando, “per provare a identificare meglio gli alberi in alcuni contesti difficili, abbiamo lavorato con Meta raggiungendo una risoluzione di 1 metro su una specifica area”. Un successo, ma è stato e resta un esperimento, perché il costo dei dati, essendo privati, è troppo elevato per estendere questo miglioramento su scala globale. Con il team di Google Earth Engine sembrerebbe esserci maggiore possibilità di lungimiranza, ma con i privati restano sempre tacitamente aperte due domande: fino a quando durerà l’alleanza e fino a che punto serve investirci economicamente. Nel primo caso, la risposta è fondamentale: servono forniture di dati continuative, perché la crisi climatica trasforma i territori troppo velocemente per poter fidarsi di proiezioni basate sul passato. Nel secondo, come spiega Stolle, “trattandosi di dati privati e costosi, meglio essere certi di averli davvero bisogno e di saperli usare davvero.

Cercasi traduttore, quindi, per rendere i dati semplici da usare per l’utente finale, anche e soprattutto se è un decisore o un amministratore pubblico. “Se aiuta, meglio usare i campi da calcio, al posto degli ettari, ma le informazioni devono risultare chiare” spiega Stolle. L’intelligenza artificiale potrebbe aiutare nella fase di consultazione, “ma dobbiamo stare attenti: è una scatola nera, noi invece dobbiamo essere certi che dia una risposta corretta. La useremo solo una volta eliminato il pericolo di allucinazioni”.

Agricolture viste dall’alto

In attesa che l’ai si mostri affidabile, Copernicus collabora con altre tecnologie per confezionare servizi più pronti all’uso delle classiche immagini dall’alto che tutti ormai conosciamo. A suggerirne un esempio è Sven Gilliams, il coordinatore Geoglam (Group on Earth Observations Global Agricultural Monitoring Initiative), iniziativa internazionale lanciata nel 2011 dal G20 per rafforzare ottimizzare l’uso dei dati satellitari nel monitoraggio agricolo globale. Non a caso cita un servizio dedicato ai cereali, il World Cereal System, il primo sistema che ne monitora crescita e salute nei campi in ogni angolo della terra in modo dinamico. “È in grado di fornire mappe di terreni coltivati accurate, aggiornate stagionalmente e con una risoluzione spaziale di 10 metri su scala globale – traduce Gilliams – può aiutare a comprendere meglio i modelli globali di colture e irrigazione, supportando le decisioni relative alla sicurezza alimentare e all’agricoltura sostenibile”. Un servizio sempre più prezioso e totalmente nutrito con i dati aperti e gratuiti dai satelliti di Copernicus e dell’US Geological Survey, da combinare con quelli meteorologici e in situ.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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