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venerdì, Apr 17

Coronavirus, arriva la app italiana per il tracciamento del contagio


L’app italiana per il tracciamento del contagio del coronavirus è in arrivo. La scelta dovrebbe essere fatta a breve e il sistema si dovrebbe chiamare “Immuni”. Il governo “sta accelerando” e la decisione sarà formalizzata dopo il passaggio attraverso la task force di Vittorio Colao, che si riunisce oggi, e la firma del contratto da parte del Commissario Domenico Arcuri. Il sistema dovrebbe essere testato prima in alcune regioni pilota per poi estendersi in tutta Italia (AGGIORNAMENTILO SPECIALE).

Le regole

Il sistema di “contact tracing” italiano dovrebbe aiutare a gestire la “fase 2” della ripresa. Intanto l’Europa ha dettato le regole per l’app: anonimato e niente geolocalizzazione, sì a bluetooth e volontarietà. Criteri che vedono il plauso del Garante Privacy Antonello Soro. L’app sarà “un pilastro importante nella gestione della fase successiva dell’emergenza”, la sperimentazione sarà in alcune regioni pilota, poi verrà estesa, ha spiegato Domenico Arcuri, Commissario per l’emergenza, che dovrebbe firmare il contratto e che auspica “una massiccia adesione volontaria dei cittadini” (FOTO SIMBOLOLE TAPPELE GRAFICHE).

Il possibile sistema scelto

La scelta, secondo le indiscrezioni, convergerebbe sull’applicazione messa a punto dalla società milanese Bending Spoons in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e Jakala. L’app ha partecipato alla selezione del ministero dell’Innovazione e sarebbe la prescelta tra le oltre 300 proposte arrivate. Si basa sul bluetooth, principio cardine su cui si muove l’Europa. “I Paesi Ue stanno convergendo verso un approccio comune” con “soluzioni che minimizzano il trattamento dei dati personali”, scrive l’Europa nel documento stilato ieri in collaborazione con i governi. Oltre ai requisiti di volontarietà e interoperabilità tra Stati, già ribaditi, l’Ue si sofferma in particolare sulla tecnologia giudicata più idonea per le app di tracciamento, cioè il bluetooth che deve “stimare con sufficiente precisione” (circa 1 metro) “la vicinanza” tra le persone per rendere efficace l’avvertimento se si è venuti in contatto con una persona positiva al Covid-19. “I dati sulla posizione dei cittadini non sono necessari né consigliati ai fini del tracciamento del contagio” sottolinea Bruxelles, precisando che l’obiettivo delle app “non è seguire i movimenti delle persone o far rispettare le regole” perché questo “creerebbe rilevanti problemi di sicurezza e privacy”.

L’importanza dell’anonimato

Per mantenere l’anonimato, è previsto che le app utilizzino un ID (codice d’identificazione utente, ndr) “anonimo e temporaneo che consenta di stabilire un contatto con gli altri utenti nelle vicinanze”. In Europa esiste già un progetto che soddisfa questi criteri, su cui stanno convergendo Francia e Germania. Si chiama Pepp-Pt (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing) è stato messo in piedi da un gruppo di 130 scienziati e 32 fra aziende e istituti di ricerca di 8 Paesi (tra cui la Fondazione ISI di Torino). Tra i partner del progetto c’è Vodafone e Bending Spoons.





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fonte : skytg24