Seleziona una pagina
mercoledì, Mag 13

Coronavirus, gli anticorpi monoclonali potranno proteggerci?



Da Wired.it :

Un gruppo italiano ha individuato alcuni anticorpi, sviluppati dal plasma dei guariti, che bloccano il nuovo coronavirus. E anche un team di Utrecht ha individuato un anticorpo monoclonale che combatte sia Sars-Cov-2 che altri virus di questa specie

anticorpo
Particelle virali di coronavirus Sars-Cov-2 (foto: Niaid-Rml CC via Flickr)

Dal vaccino alle terapie, fioccano le sperimentazioni per cercare nuovi trattamenti e strumenti di prevenzione contro il nuovo coronavirus. Oltre a terapie già esistenti, come farmaci off label contro Covid-19 o il plasma da guariti, diversi gruppi di ricerca stanno studiando nuove molecole contro il Sars-Cov-2. Ad esempio, un gruppo italiano, di cui fa parte la Fondazione Toscana Life Science e lo Spallanzani di Roma, sta lavorando sugli anticorpi monoclonali, particolari anticorpi in questo caso sviluppati a partire dal plasma dei guariti. Gli scienziati hanno già trovato 17 candidati potenzialmente efficaci contro Sars-Cov-2 e hanno pubblicato i primi risultati non ancora peer reviewed su biorxiv.

Ma gli studi sugli anticorpi sono vari. C’è poi un team di cui fa parte l’università di Utrecht ha individuato un nuovo possibile anticorpo monoclonale, scovato fra quelli che erano efficaci contro il Sars-Cov-1 (contro la Sars), che potrebbe prevenire o aiutare a curare Covid-19. I risultati sono pubblicati su Nature Communications.

Anticorpi, lo studio italiano

L’obiettivo dei ricercatori è ottenere anticorpi monoclonali che proteggano dal nuovo coronavirus e che dunque possano essere utilizzati sia come strumento preventivo per categorie a rischio, fra cui gli operatori sanitari, sia come trattamento per i pazienti che hanno già contratto l’infezione.

Gli scienziati, guidati da Rino Rappuoli, microbiologo ora direttore scientifico e responsabile dell’attività di ricerca e sviluppo esterna presso GlaxoSmithKline Vaccines a Siena, sono partiti dall’idea, di cui avevamo parlato quasi due mesi fa, è quella di sviluppare anticorpi monoclonali Sars-Cov-2 estratti dal plasma – la parte liquida del sangue – dei guariti. All’interno del loro sangue, infatti, ci sono delle cellule del sistema immunitario, i linfociti B, capaci di produrre anticorpi che difendono l’organismo dal nuovo coronavirus. Questo avviene proprio perché le persone guarite hanno sviluppato un’immunità contro il Sars-Cov-2 con specifici anticorpi. I ricercatori hanno già ottenuto dei dati interessanti.

“Abbiamo isolato le cellule B dai convalescenti e raccolto gli anticorpi monoclonali contro il Sars-Cov-2”, ha spiegato a Wired Claudia Sala, ricercatrice del laboratorio Monoclonal Antibody Discovery presso la Fondazione Toscana Life Science. “Poi li abbiamo testati contro il virus vivo e abbiamo osservato, per ora in vitro, che 17 anticorpi sono riusciti a neutralizzare il nuovo coronavirus. Il risultato è sicuramente buono e promettente”. Ora, prosegue la ricercatrice, gli scienziati stanno cercando di comprendere meglio come sono fatti questi anticorpi in modo da poterli riprodurre in forma “ricombinante”. In pratica, questo servirà per poterli ricostruire “artificialmente” in laboratorio e non dover ogni volta prelevare il sangue dei guariti. Se i risultati favorevoli saranno via via riprodotti, le tempistiche potrebbero essere simili a quelli di vaccini o di altre terapie in corso di studio. “L’obiettivo è arrivare a una sperimentazione clinica, su volontari, fra 6-8 mesi”, aggiunge Sala, “e se efficacia e sicurezza saranno confermate il trattamento potrebbe essere disponibile ragionevolmente nel giro di un anno, un anno e mezzo.

Lo studio dei ricercatori di Utrecht sugli anticorpi

I ricercatori del gruppo di Utrecht, insieme all’Erasmus Medical Center e all’Harbour BioMed, si sono fatti spazio nella giungla di virus della specie della specie Sars-related coronavirus, in cui rientra anche il virus responsabile della Sars nel 2002-2003. E sono partiti dalle conoscenze che già possediamo su quelli correlati alla Sars. Per la Sars non fu trovata una cura, anche se l’epidemia rimase molto più circoscritta, nonostante fosse più letale. Gli autori di Utrecht hanno analizzato il database contenente la raccolta di anticorpi contro il Sars-Cov-1 e hanno scoperto fra questi un anticorpo che potrebbe agire anche contro il Sars-Cov-2. Nelle nuove analisi, infatti, la sostanza riesce a fermare il nuovo virus nelle cellule di topo. L’anticorpo, in sigla 47D11, risulta agire attaccando la proteina spike del virus, quella che gli consente di penetrare e infettare le cellule.

L’anticorpo riesce a bloccare l’infezione nelle cellule di topo. E potrebbe essere utile non soltanto nell’epidemia di Covid-19 ma anche per combattere eventuali futuri coronavirus appartenenti al sottogenere dei sarbecovirus – sperando ovviamente che non ce ne siano (ricordiamo che anche la Mers fa parte dei sarbecovirus). Si tratta di un primo passo, e non di un risultato finale, come spiegano gli autori, che però apre un’importante percorso di ricerca terapeutica. Inoltre è “completamente umano”, spiegano i ricercatori, e questo potrebbe permettere uno studio e uno sviluppo più rapido, nonché di ridurre il rischio di effetti collaterali per il sistema immunitario.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]