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lunedì, Feb 24

Coronavirus, le fobie dei padri non devono ricadere sui figli



Da Wired.it :

In molte regioni le scuole rimarranno chiuse per una settimana. Sarà un’occasione per gli adulti di passare più tempo con i propri figli e sfruttarlo per disinnescare la paura che ci contagia in modo più veloce e subdolo di un virus

Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli: i bambini delle scuole del Nord questa settimana, resteranno a casa.
Complicatissima la gestione per le famiglie nelle quali i genitori devono comunque recarsi a lavorare (e con molte polemiche relative alla circolazione del virus attraverso gli adulti che in ogni caso circolano su mezzi pubblici e frequentano luoghi affollati) ma soprattutto difficoltà a spiegare ai bambini cosa stia succedendo.

I più piccoli, infatti, non devono essere protetti soltanto dalla potenziale circolazione delle malattie, ma anche dalle conseguenze di un periodo di grande paura e ansia. Un lavoro che spesso porta avanti la scuola, ma che in questo caso ricade inevitabilmente sulle spalle delle famiglie. Ne parla oggi su Repubblica anche Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva: “La cosa che più spaventa i nostri figli è che hanno la falsa credenza che questo virus ci ucciderà tutti – afferma l’esperto, che poi aggiunge – ma il contagio ha colpito un numero molto ristretto di persone, ad oggi, il 2% delle persone affette dal virus è morto e tra i malati non ci sono praticamente bambini“.

Insomma, quella che per noi può essere una paura mediata dalla comprensione del contesto e dai dati confortanti che comunque esistono ( in primis quello della bassa mortalità), per i bambini può diventare un terrore profondo e paralizzante: sentire dire che è possibile morire, significa spesso interiorizzare l’ansia di veder morire i genitori, i fratelli, i nonni e persino sé stessi come se fosse un evento inevitabile che si concretizzerà a breve.

Dobbiamo dunque aiutare i bambini a non dover fare i conti con un’ansia e una paura che non sono in grado di contenere e di gestire.
In questo senso, la settimana di vacanza forzata da scuola, può regalarci il tempo per affrontare le ansie e le angosce. Ecco alcuni consigli operativi per genitori, nonni e babysitter che si occuperanno in questi giorni di bambini tra i 2 e gli 11 anni:

Non guardate i telegiornali in presenza dei vostri figli. Le informazioni veicolate dal telegiornale sono comprensibili agli adulti, ma vengono invece recepite diversamente dai bambini. Le immagini di ospedali o di assalto ai supermercati – anche se stanno avvenendo in un’altra regione o addirittura in un altro paese – possono essere interpretate dai vostri figli come eventi che stanno succedendo ai loro cari, alle persone che conoscono e a cui vogliono bene.

Spiegate cosa sta succedendo in modo chiaro e comprensibile. Ricordate il papà siriano che ride con la figlia mentre cadono le bombe? Il nostro compito di genitori è, a volte, terribilmente difficile. Ma i bambini hanno bisogno di essere protetti dalle paure, per poter crescere. Senza arrivare all’eroismo di quell’incredibile papà, è possibile chiudere provvisoriamente in un cassetto la nostra angoscia, e cercare di spiegare ai bambini la diffusione del coronavirus mettendo l’accento sui dati più tranquillizzanti (la stragrande maggioranza delle persone colpite dal virus guariscono; stiamo a casa da scuola proprio per evitare di ammalarci; è una situazione provvisoria che passerà presto; ci sono centinaia di medici e scienziati che stanno lavorando per trovare una cura, e sicuramente la troveranno in fretta).

Giocate e reinterpretate quello che sta succedendo. Per esorcizzare la paura, proponete ai figli di giocare al laboratorio di ricerca, o all’ospedale. Interpretate i ruoli dello scienziato o del medico, fate i travasi con l’acqua colorata in barattoli di vetro per trovare la medicina, guarite i peluche e i bambolotti ammalati. Lasciate che i bambini esprimano anche concetti che all’apparenza potreste trovare fuori luogo o fastidiosi (“la mia bambola è morta ma le altre adesso guariscono”): è il loro modo per rielaborare la paura che stanno provando.

Disegnate con i vostri bimbi. Il tratto grafico è una delle principali strade di espressione, per i bambini.
Fornite loro dei fogli – se possibili anche molto grandi, da stendere sul pavimento – e poi tutto quello che avete in casa: pennarelli, pastelli a cera, gessetti, colori a dita, acquerelli, tempere, matite colorate.
Lasciate che scelgano i colori che preferiscono e che incomincino a disegnare, restando possibilmente accanto a loro. Fatevi raccontare gli elementi che compongono il disegno e, se i bambini sono ancora in età prescolare, scrivete una descrizione direttamente sul foglio. Potrete riguardarla successivamente con i componenti della famiglia che sono al lavoro nel momento in cui il disegno viene eseguito, permettendo al bambino di esprimersi anche in fasi diverse della giornata.

Con i bambini più grandi scrivete una lettera alla paura. Se avete figli tra i 6 e gli 11 anni, potete proporre in questi giorni la scrittura di una lettera alla paura.
Vi propongo un incipit: “Cara paura, in questi giorni sei venuta ad abitare in casa mia. Ti sento nella pancia quando…
Scegliete insieme ai bambini se la lettera resterà segreta (e allora verrà chiusa in una busta e nessuno saprà mai cosa è stato scritto) oppure se leggere la lettera insieme, una volta conclusa.
In questo caso, non correggete eventuali errori di grammatica o di sintassi: la lettera è uno strumento che deve permettere ai bambini di sentirsi liberi di esprimersi, non è un compito di scuola.

Passate il tempo facendo cose piacevoli assieme. Tutti noi abbiamo tante cose da fare, in casa, ma proviamo a trovare il tempo per usare questo spazio di assenza da scuola per costruire insieme momenti piacevoli.
Si possono fare i biscotti, si può disegnare insieme, si può guardare un film accoccolati sul divano, si può leggere un libro ad alta voce, si può giocare alle carte o a memory. E mentre siete impegnati in queste attività, provate a lasciare lontano il vostro smartphone, i gruppi whattsapp attraverso i quali circolano informazioni ma anche molte paure, i social, le home page dei principali quotidiani.

Ma i bambini non possono essere lasciati da soli? Certo.  Una settimana è molto lunga e, inevitabilmente, i bambini passeranno anche tempo da soli mentre voi siete impegnati a fare altro.
Provate però ad evitare che si concentrino solo su tablet e playstation: giocare da soli serve ai bambini per rielaborare i loro sentimenti, ma i supporti digitali spostano la concentrazione e l’attenzione consentendo loro di scappare dal presente. Giocare un’oretta è un salvagente, giocare una settimana rischia di diventare un’amplificazione di tutte le paure non rielaborate.

 

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[Fonte Wired.it]