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giovedì, Apr 02

Coronavirus, l’Europa è pronta a chiedere i dati dei social network



Da Wired.it :

Anche la Commissione europea apre la trattativa con le big tech per ottenere dati utili allo studio della diffusione del Covid-19. E investigherà sulle app nazionali

Le app di Facebook, Twitter e Google (foto di Volkan Furuncu/Anadolu Agency/Getty Images)
Le app di Facebook, Twitter e Google (foto di Volkan Furuncu/Anadolu Agency/Getty Images)

Ancora non c’è un accordo formale. Ma i canali della trattativa tra la Commissione europea e le grandi compagnie tecnologiche sono aperti. Perché, se le autorità sanitarie o i laboratori di ricerca lo riterranno necessario per elaborare strategie di contrasto al coronavirus, Bruxelles è pronta a chiedere dati aggregati e anonimi ai social network e ad altre multinazionali del web. Informazioni da sommare a quelle che otto operatori di telefonia, tra cui Tim per l’ hanno già messo a disposizione del commissario al mercato interno, Thierry Breton. Wired lo apprende da una fonte confidenziale, che ha chiesto l’anonimato per contribuire a questo articolo.

La Commissione si muoverà solo su impulso delle autorità sanitarie internazionali e dei ricercatori che sono in prima linea nella lotta al coronavirus negli Stati dell’Unione. Se questi riterranno necessario incamerare anche dati dalle grandi piattaforme di internet, come Facebook o Google, Bruxelles farà da intermediario. Tanto che le discussioni in corso hanno già messo in contatto gli stessi colossi tech con accademici e scienziati, in modo da accelerare la condivisione delle informazioni.

I dati di Facebook

In sostanza a Bruxelles si ripete il copione dell’Italia. Come ha raccontato Wired nelle scorse settimane, Facebook ha condiviso con un’unità di ricerca dell’università di Pavia una serie di dati aggregati e anonimi, che potranno essere trasformati in analisi e proiezioni con cui studiare le contromisure al contagio da coronavirus. Il gruppo di analisti, risulta a Wired da informazioni raccolte successivamente, è guidato dal Stefano Denicolai, docente di gestione dell’innovazione alla facoltà di Economia. E componente nel quarto gruppo di lavoro della task force di 74 esperti voluta dal ministero dell’Innovazione per usare big data e tecnologie nel contrasto al Covid-19.

I dati di Facebook fanno parte del progetto Data for good, attraverso cui Menlo Park mette a disposizione di ricercatori e università set di dati, come flussi aggregati sulla mobilità o post pubblicati su Facebook e Instagram. Un portavoce del social network conferma a Wired la trattativa con Bruxelles. “Facebook sta collaborando con la Commissione europea per garantire che i ricercatori abbiano accesso alle iniziative del nostro programma Data for Good, come le mappe per la prevenzione delle malattie – fa sapere -.  Queste mappe hanno aiutato le organizzazioni a rispondere alle emergenze sanitarie per oltre un anno e sappiamo che diversi governi sono favorevoli a questo lavoro. Nel contesto del coronavirus, i ricercatori e le organizzazioni no-profit possono utilizzare le mappe, che sono costruite con dati aggregati che le persone scelgono di condividere, per capire e aiutare a contrastare la diffusione del virus.

E progetti rivolti a organizzazioni non governative e accademici sono stati avviati anche da Twitter e da Google. Big G ha annunciato di essere al lavoro con la Banca mondiale, l’università John Hopkins e Open Street map per creare un archivio di dati con cui monitorare e ricostruire la diffusione del virus.

L’analisi di queste informazioni si incrocerà con quelle ricevute dagli operatori di telefonia. La Commissione ha ottenuto l’appoggio di Vodafone, Deutsche Telekom, Orange, Telefónica, Telenor, A1 Telekom Austria, Telia e Tim. Il Joint research center (Jrc), il centro studi comunitario, li userà per studiare come si sono mosse le persone, analizzando i flussi di giorno e di notte, e mettere in rapporto gli spostamenti con la diffusione del coronavirus.

I paletti del Gdpr

Tutto il progetto è in fase di costruzione. La direzione generale alla partita, la Dg Connect (che segue telecomunicazioni e digitale) ha assicurato che lavorerà con dati anonimi, che verranno distrutti non appena sarà terminata l’emergenza. L’ufficio ha già incassato il parere del Garante europeo della privacy, Wojciech Wiewiorówski, che ha ribadito che il regolamento europeo sui dati personali, Gdpr, consente deroghe in casi di urgenza, a maggiore ragione se si usano set anonimizzati. Ma i fornitori di queste informazioni, quindi compagnie telefoniche e big tech, dovranno garantire le massime misure di protezione.

Il 2 aprile, in un’audizione della commissione mercato interno del Parlamento europeo, Breton, ex manager del settore delle telecomunicazioni, ha assicurato sull’uso dei big data: “Eviteremo ogni violazione dei dati personali”. Tant’è che il commissario ha annunciato che Bruxelles indagherà sulle app sviluppate dai vari Stati dell’Unione per controllare che non violino la privacy degli utenti. Strategie tecnologiche sono allo studio di tutte le cancellerie. La Spagna, per esempio, si è affidata al tandem Google-Telefónica (il più importante operatore telefonico iberico). Il Regno Unito potrebbe lanciare un’app in poche settimane. E anche la Germania ne sta studiando una. In Italia il ministero dell’Innovazione ha ricevuto 319 proposte di tecnologie per fare monitoraggio del contagio. Che sommate a quella per la telemedicina, portano a 823 il numero dei progetti da esaminare.

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[Fonte Wired.it]