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venerdì, Apr 03

Coronavirus, perché qui su Wired non troverete più aggiornamenti quotidiani sui numeri



Da Wired.it :

Finché la situazione rimarrà così incerta e poco affidabile, abbiamo deciso di non riportare più i singoli dati giornalieri annunciati dalla Protezione civile. Ecco le nostre ragioni

coronavirus
(immagine: Getty Images)

Ogni giorno, è un rito che accomuna tutti i cittadini italiani: la conferenza stampa delle 18:00, dove la Protezione civile comunica i dati giornalieri sull’epidemia di nuovo coronavirus Sars-Cov-2. Nuovi contagi, ricoveri in terapia intensiva, decessi, isolati, guariti. E subito tutti i giornali riprendono il nuovo bollettino, segnalando cali, crescite e punti percentuali. Ormai sono settimane che va avanti così. Anche noi, qui a Wired, abbiamo cercato di star dietro a questi numeri, per cercare di trovare il modo più adatto di raccontare a modo nostro l’epidemia.

Siamo partiti con una semplice mappa, quando ancora i numeri consentivano di farlo, per segnalare quali fossero le regioni colpite, grazie al lavoro del nostro data journalist Riccardo Saporiti. A questa abbiamo aggiunto dopo qualche giorno un grafico che mostrasse i casi totali e l’incremento giornaliero, così da tenere d’occhio la velocità della diffusione del virus. A un certo punto però ci siamo resi conto che c’era qualcosa di sbagliato in quel racconto: quei numeri cominciavano a zoppicare.

I dati sui nuovi contagi, dopo una prima fase, diventano molto meno affidabili: ritardi, salti, un minore sforzo sui tamponi e le diverse politiche regionali a riguardo (che limitano la rilevazione dei casi positivi, sottostimandoli), ci hanno convinti a cambiare strategia. Piuttosto che su tutti i numeri a disposizione, ci siamo voluti concentrare, grazie anche all’aiuto del nostro giornalista scientifico Gianluca Dotti, sugli aspetti più critici del contagio e sulle loro conseguenze.

Purtroppo, e questo accade in ogni epidemia, è impossibile avere tutte le informazioni che riguardano un contagio: per esempio ci sarà sempre, soprattutto nel caso di una malattia in cui nella maggior parte dei casi si hanno sintomi lievi, un’ampia fetta di persone che sono state infettate ma che non risulteranno mai nelle statistiche. Un sommerso che piano piano è diventato sempre più importante e il cui racconto è diventato non realizzabile. Per questo ci siamo spostati su un indicatore della pesantezza della Covid-19 sulla popolazione italiana: il numero dei casi molto gravi, considerato come la somma del numero di persone che sono decedute e quello di chi è stato ricoverato in terapia intensiva.

Peccato che ora questo scenario si sia ulteriormente complicato: le cronache ci parlano di terapie intensive sature, ma i dati (e la Protezione civile) non lo rivelano. Le morti nel Bergamasco (e il confronto con i dati riferiti ai decessi degli ultimi anni) ci mostrano che stiamo sottostimando il numero di persone che sono decedute per il virus Sars-Cov-2, ma che non sono segnalate perché non viene fatto un tampone di verifica.

Tutte queste (fisiologiche) incertezze, queste sottostime e questi dubbi, insieme alla certezza che un’epidemia non si spiega guardando al singolo giorno, ci hanno portato a una conclusione: riportare quotidianamente questi dati non fornisce un servizio ai nostri lettori. Anzi rischia di confonderli ulteriormente, non rappresentando una descrizione accurata della realtà, in un panorama in cui siamo bombardati di informazioni sul nuovo coronavirus. Per questo motivo non troverete aggiornamenti quotidiani sui numeri dell’epidemia qui su Wired. Continueremo a seguirla a modo nostro, provando a spiegare cosa stia succedendo (evitando di fare previsioni), ma senza ricorrere al bollettino delle 18:00. Proseguiremo a lavorare e torneremo presto con un modo diverso e ancora più chiaro di presentare queste e nuove informazioni: semplicemente è inutile continuare a battere la stessa strada in un panorama che è cambiato. È anche di questo che il giornalismo ha bisogno, soprattutto in un momento del genere: capire quando tornare sui propri passi e trovare nuovi modi di raccontare una situazione in continua evoluzione.

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[Fonte Wired.it]