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lunedì, Mar 23

Coronavirus, pure Vespa si chiede dove siano le ong. Se solo si informasse, prima…



Da Wired.it :

Messaggi in chat e social, il presentatore che si domanda dove siano e le chiama all’appello: ma Medici senza frontiere e le altre organizzazioni sono già dove devono essere. Facciamo le domande giuste, basta distrazioni di massa

Come mai, nel pieno della più profonda emergenza sanitaria degli ultimi cento anni, c’è chi spara alzo zero contro le ong? Perché è uno dei temi a più alta presa populista. Dopo alcuni anni di attacchi frontali – era l’epoca dei “taxi del Mediterraneo” – legati al fatto che fossero impegnate nel salvataggio e nell’assistenza ai migranti, adesso ne arriva uno speculare ma, a pensarci bene, prevedibile. Portavoce di questo fronte nel fronte è stato Bruno Vespa, che sabato scorso ha pubblicato sul suo profilo Facebook un breve video di 51 secondi in cui dice cose come: “Ricordate Medici senza frontiere? Adesso sono scomparsi. O meglio, forse sono nascosti nelle corsie di Bergamo, Brescia, Cremona. Forse non vogliono far sapere che sono lì e stanno lavorando eroicamente”. Per poi instillare il dubbio: “Ma se per caso non ci fossero, se per caso davvero se ne fossero dimenticati, forse è il caso di ricordarglielo: c’è bisogno di loro, stavolta. Anche se non c’è politica, anche se non c’è propaganda, anche se non ci sono le televisioni a propagandarne il lavoro. Che corrano, che tornino davvero a bordo, a bordo dell’emergenza”.

Che bisogno c’era, esattamente, di un’uscita del genere? A chi torna utile, in questo momento, anche a partire dal fatto che, banalmente, è falsa? L’unico sapore di propaganda, in queste parole scivolose – che prima mettono le mani avanti e poi sparano – sta in chi le pronuncia. Medici senza frontiere ha per esempio risposto in modo da dover costringere chiunque si fosse lanciato in un’accusa così insensata a scuse immediate e silenzio per sei mesi: “Siamo attivi in alcuni ospedali del lodigiano per supportare il lavoro straordinario degli operatori sanitari in risposta all’epidemia che ha colpito l’Italia – spiega il sito dell’organizzazione, specificando che la missione è partita il 9 marzo con 25 persone all’ospedale di Codogno e in altri due – un’équipe di nostri infettivologi, anestesisti, infermieri e logisti in aiuto allo staff ospedaliero nella prevenzione e controllo del virus”. Non solo: quei team stanno riattivando “una ventina di posti letto finora inutilizzati per mancanza di personale”, stanno sostenendo le assistenze domiciliari e una casa di cura. E mette in conto di intervenire anche altrove, dalla Francia alla Grecia e nei teatri in cui è solita agire, Afghanistan incluso.

Eppure su WhatsApp e sui social continuano a circolare accuse di questo tipo, che costringono all’angolo le ong a suon di calunnie per essersi ora lavati le mani della crisi italiana dopo aver assistito per anni gli stranieri. Un post ricorrente, di quelli da copia-incolla, esordisce così: “Dove **** stanno i medici senza frontiere che fino a un mese fa s’imbarcavano sulle navi delle ong per 10.000 euro al mese?”. Potete immaginare da voi il seguito, inutile riportarlo, basti dire che vengono coinvolti anche Emergency e Gino Strada. A Milano e Brescia proprio Emergency consegna pasti, farmaci e beni di prima necessità agli anziani e a chi si trova in quarantena, lavora nelle strutture di accoglienza per chi una casa non ce l’ha (eh sì, il coronavirus lo prendono anche loro) e per i minori non accompagnati, dà una mano all’ospedale di Brescia e presto a Bergamo. Di Msf si è già detto. L’ong statunitense Hope ha donato una trentina di ventilatori polmonari alla regione Lombardia. E ancora, come ricorda oggi Repubblica, altri stanno dando il loro contributo, ciascuno nel proprio ambito: la statunitense Samaritan’s Purse ha aperto un ospedale da campo a Cremona, Save the Children si occupa di didattica online, Intersos gira fra i braccianti in Puglia e i clochard delle stazioni romane. E così via.

Senza dimenticare che in un sistema sanitario come quello italiano la logica e la ratio degli interventi di queste organizzazioni devono per forza essere differenti da quelle messa in campo nelle terre desolate in cui manca tutto. Il lavoro dev’essere integrativo e parallelo a quello delle autorità, più che sostitutivo. Chiunque, anche il più ingenuo degli utenti, avrebbe potuto fare una rapida ricerca sul web, una telefonata, un tweet per informarsi e capire se e cosa stessero facendo quelle organizzazioni nelle ultime settimane. A maggior ragione un giornalista che, se pure pubblica video su Facebook, rimane un giornalista. Per di più del servizio pubblico.

Sono ovviamente osservazioni retoriche. Vespa non ha evidentemente voluto fare quelle telefonate e quelle rapide verifiche, che con i contatti a sua disposizione avrebbero richiesto pochi secondi. Ha voluto attaccare allineandosi al sentiment da chat. Altrimenti non si spiegherebbe una tale imprudenza.

Rimane quindi da interrogarsi sulle dinamiche di disinformazione e intossicazione che si stanno sviluppando in queste settimane sotto i nostri occhi, per certi versi non dissimili da quanto visto negli anni scorsi sugli argomenti più diversi. Da bersaglio ideale in tempi di sbarchi, si tenta ora di trasformare le ong in bersagli evergreen, buoni per ogni situazione e per ogni crisi, nemici della nazione che oggi mostrerebbero il loro vero volto. L’obiettivo? Forse fiaccarne ulteriormente l’immagine in vista del post-emergenza, preparando il campo a una resa dei conti. Peccato che la realtà sia più potente delle catene di Sant’Antonio, e pure dei video su Facebook, e che il lavoro di Medici senza frontiere e ong sia già partito e senza dubbio si intensificherà, in chiave strategica coordinandosi con le autorità. Peccato, e forse anche qualcosa di più, che ad amplificare le immondizie che approdano sui telefonini degli italiani chiusi in casa sia uno dei volti più noti dei giornalismo televisivo. Che invece di domande dovrebbe forse porne altre, agli interlocutori politici: sugli errori dei primi giorni in alcuni di quegli ospedali, sullo stato effettivo del modello della sanità lombarda, sulla gestione di quarantene e isolamenti, sul caos istituzionale fra Roma e le regioni. Basta distrazioni di massa.

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[Fonte Wired.it]