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lunedì, Giu 15

Coronavirus, tutte le app per il contact tracing nel mondo


Sono molti i Paesi che si sono dotati di un’app per il tracciamento dei contatti tra positivi al Covid-19. Ecco tratti comuni e differenze dei software

Immuni fa il suo esordio a livello nazionale, dopo l’anteprima per Abruzzo, Liguria e Puglia e la grande attesa adesso è per la percentuale di cittadini che la installeranno sui propri smartphone. 

Ma sono molti i Paesi che stanno lavorando alla loro versione di Immuni, alcuni l’hanno già pronta, altri lavorano agli ultimi dettagli prima della release ufficiale.
Vediamo come sono le app di contact tracing in giro per il mondo e come vengono recepite dalla popolazione.

Europa, centralizzati e non

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In Europa, dove le app devono attenersi alle linee guida dettate dalla Commissione, la fondamentale differenza tra le soluzioni per il tracciamento dei positivi al Covid-19 (AGGIORNAMENTISPECIALELA MAPPA) è la gestione dei dati. Due Paesi hanno intrapreso una strada diversa da tutti gli altri: Francia e Regno Unito hanno scelto una soluzione che prevede che i dati degli utenti – appositamente crittografati – finiscano sui server del sistema sanitario nazionale. 

La Svezia preferisce invece rendere disponibili i dati, grazie all’accordo con l’operatore mobile Telia, al governo, ma oltre ad essere anonimizzati dati sono anche aggregati.

La Norvegia era su una strada identica alla Svezia, nonostante alcuni appelli per passare al modello decentralizzato. Gli appelli non sono stati ascoltati ma il garante della privacy norvegese ha obbligato il governo a chiedere ai cittadini di disinstallare l’app perché la situazione sanitaria non giustifica tanta invadenza su dati sensibili.

Tutti gli altri Paesi Ue, Italia compresa, hanno seguito quello che può essere definito il modello Apple-Google, che prevede che i dati non abbandonino mai il telefono dell’utente.

Islanda a tutto GPS

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In Europa tutte le app già pronte e quelle in via di sviluppo utilizzano la tecnologia bluetooth per riconoscere il contatto con un contagiato, la tecnologia è considerata la meno invasiva per la privacy perché non tiene traccia degli spostamenti geografici dei cittadini ma solo dell’incontro con altri telefoni di utenti positivi. Eccezione a questa regola continentale l’Islanda, che preferisce invece il GPS. L’islanda è uno dei Paesi da monitorare perché – anche per evidenti motivi di numerosità della cittadinanza – l’app è stata già scaricata da più del 40 per cento della popolazione

 

Qatar GPS e bluetooth

In Qatar l’app è obbligatoria, pena la carcerazione. Le tecnologie usate per il tracciamento sono sia il GPS sia il bluetooth. I dati vengono archiviati su un server centrale (nazionale), come in Uk e in Francia ma non vengono anonimizzati, il che mette a serio rischio dati sensibilissimi, come già denunciato da Amnesty International.

 

Usa, bluetooth decentralizzato

Negli Stati Uniti si sono seguite le indicazioni dei colossi Apple e Google. La app funziona tramite bluetooth, i dati restano sullo smartphone degli utenti. Ogni stato federale ha facoltà di sviluppare la propria soluzione all’interno delle regole stabilite dal Center for Desease Control and Prevention

Russia e l’obbligo per gli over 14

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Mentre nella UE il download e l’installazione delle app di contact tracing è volontaria, diversamente va in altre parti del mondo. In Russia, ad esempio, gli over 14 se vogliono uscire di casa devono scaricare l’app o registrarsi su un sito governativo, entrambi gli accessi conferiscono a ognuno un codice QRcode. Molto particolare il metodo russo per controllare che i positivi rispettino la quarantena: ogni tanto gli viene chiesto di mandare un selfie per dimostrare di essere chiusi in casa, in caso di infrazione (o di mancata risposta alla richiesta governativa) scatta la multa. E si sono già registrati disservizi.

 

Israele, anche il WiFi

L’app israeliana, una tra le prime a essere distribuite – su download volontario – alla popolazione, traccia gli spostamenti dei cittadini ma i dati rimangono sugli smartphone e non finiscono al ministero della salute. La particolarità di questa soluzione è che per monitorare i cittadini si utilizza sia il GPS che la localizzazione tramite WiFi.

Cina e Corea, grandi fratelli

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La meno libertaria delle soluzioni per il tracciamento è quella adottata in estremo oriente da Cina e Corea del sud. La scelta, nel bilanciamento tra privacy e controllo, è stata fatta a tutto vantaggio del controllo. Le app sono obbligatorie – senza non si esce di casa – e tracciano gli spostamenti dei singoli individui. In Cina a ognuno è assegnato anche un colore di rischio (verde, giallo e rosso) che indica la pericolosità virale di ogni persona. 

In Corea invece l’app informa i cittadini di tutti i focolai presenti sul territorio e li avvisa a cento metri di distanza dal focolaio. Nonostante tutto questo controllo, non mancano le critiche sull’efficacia (oltre a quelle sulla libertà degli individui, ovviamente) dell’app. 



fonte : skytg24