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martedì, Apr 14

Cosa abbiamo fatto di male per meritarci l’assessore Giulio Gallera?



Da Wired.it :

Nel grande punto interrogativo dell’emergenza lombarda, spicca il profilo del responsabile regionale del Welfare. Ultimo erede di una macchina politica al potere da 25 anni, fin qui la sua gestione della crisi è stata solo rimbrotti e paternalismo

(foto: Emanuele Cremaschi/Getty Images)

Le ore più buie dell’emergenza Covid-19 resteranno per sempre impresse nella mente degli italiani, scandite da avvenimenti inediti, momenti tragici e in alcuni casi da risvolti al limite del surreale. Una gamma di sentimenti sfaccettata, ma incarnata in toto dalla figura di Giulio Gallera, assessore al Welfare della Regione Lombardia e vero spirito del nostro tempo. Personalità già nota entro i confini lombardi, l’Italia intera ha avuto il privilegio di conoscere Gallera per i bollettini quotidiani sui numeri del coronavirus, una conferenza stampa di rito che col passare dei giorni si è trasformata nel pulpito privilegiato dell’opinionismo più sfrenato.

Perché Gallera non snocciola solo dati, ma evoca metafore potentissime, con un linguaggio a metà tra il reportage dal fronte e il compassionevole rimbrotto del padre di famiglia. Gallera non tenta di fornire una chiave di lettura a quel grande punto interrogativo che è la gestione dell’emergenza sanitaria in Lombardia, ma avanza ipotesi, a volte sbirciate dai social network, quasi sempre con l’aria di chi passava di lì per caso. E poi si fa riprendere mentre sbertuccia le mascherine arrivate dalla Protezione Civile (definitecarta igienica”), dedica buona parte del suo punto quotidiano a parlare di ciò che accade nelle altre regioni – e perché si possono considerare più fortunate della malcapitata Lombardia, sostanzialmente vittima di un fato avverso – e liquida in due parole le critiche seguite all’affollata presentazione del leggendario e volutissimo ospedale in Fiera a Milano (che al momento conta ben sei pazienti), spiegando con l’aria di chi la sa lunga che con la mascherina non serve la distanza. Oppure ancora, sempre durante la comunicazione istituzionale che dovrebbe aggiornare sulle condizioni della regione più colpita dal coronavirus, si bea delle visuaiizzazioni e dei like ottenuti dalla pagina di Regione Lombardia, arrivando a dire che la spunta blu su Facebook è un premio per i traguardi raggiunti.

L’esempio più recente del gallerismo – che è un misto di inadeguatezza e sentito dire – risale alla conferenza stampa di lunedì 13 aprile, quando il numero uno della sanità regionale lombarda ha cercato di motivare i dati sui contagi, definiti “non soddisfacenti”, ricorrendo a un classico del suo arsenale retorico: il paternalismo. “Ho sentito anche sui social la giusta rabbia di qualcuno che dice: a Milano c’è ancora troppa gente che si muove. Avete perfettamente ragione” ha dichiarato Gallera in diretta nazionale, “richiamiamo tutti a stare in casa e rispettare le regole, ma come dicono tanti cittadini c’è ancora troppa gente, e questo crea molta esasperazione in chi invece la quarantena la rispetta in maniera corretta”.

Qualcosa nella gestione dell’emergenza non sta insomma funzionando come dovrebbe: e quel qualcosa, secondo la persona deputata a risolvere il problema da oltre un mese e mezzo, ha a che fare con dei semplici cittadini indisciplinati. Una visione auto-assolutoria e quantomeno poco circostanziata, soprattutto considerando l’assenza di dati certi circa il numero totale di contagiati e la quantità di persone costrette a uscire di casa per esigenze lavorative.

E poco importa che il presidente Attilio Fontana contraddica apertamente la narrazione del suo stesso assessore – parlando di un 5% di persone che hanno violato il distanziamento sociale nei giorni a ridosso delle festività pasquali – o che la realtà stessa renda drammaticamente evidenti le conseguenze del ritardo nell’istituzione della zona rossa in provincia di Bergamo, che Gallera ha provato a negare finché non è diventato impossibile farlo: l’ultimo erede della macchina politica che da 25 anni governa la Lombardia è sempre allo stesso posto, ogni giorno alle 17.30, per provare a raccontare il suo personale punto di vista sulla crisi sanitaria peggiore della storia recente. Sperando che tutto vada bene, o che almeno finisca il più presto possibile.

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[Fonte Wired.it]